mexican mafia

LA “MEXICAN MAFIA”, NOTA COME “EME”, CONTROLLA IL TRAFFICO DI DROGA, COMANDA LE GANG DA DENTRO IL CARCERE, GESTISCE IL MERCATO DELLA METANFETAMINA COME IN “BREAKING BAD”, USA I METODI DI ’”ARANCIA MECCANICA” E SOGNA UNA VITA ALLA “SCARFACE”

da www.dailybeast.com

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La polizia federale statunitense, in una maxi operazione con 800 agenti, ha arrestato 38 membri della "Big Hazard", gang di Los Angeles multigenerazionale, attiva dagli anni Quaranta, che ha legami stretti con la “Mexican Mafia” nota come “Eme”, profondamente radicata nel sistema carcerario californiano. Da lì dentro si controllano il traffico di droga e si coordinano le attività delle gang latine in strada.

 

La “Eme” è in assoluto l’organizzazione più potente. Nessuna la supera per violenza e per numero di persone che comanda. La sua “intelligence” è fenomenale, tutto si sa in breve tempo e i problemi si risolvono altrettanto in fretta.

 

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E’ un’entità che incute rispetto tramite l’ultraviolenza alla “Arancia Meccanica”. Il “California Department of Corrections” ha il primato di aver dato origine, dagli anni Sessanta in poi, a innumerevoli gruppi criminali tipo “Aryan Brotherhood”, “La Nuestra Familia”, “Black Guerrilla Family” e, appunto, la “Mexican Mafia”, tra le più temute. E’ direttamente connessa ai cartelli messicani. Come si vede in “Breaking Bad”, la “Mexican Mafia” è il boss della metanfetamina, un mondo ancora oscuro e poco esplorato.

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La cultura della gang ormai ha permeato la comunità latina. Siamo alla quinta generazione di gangster. Per non parlare di affiliati e simpatizzanti, che si trovano nei posti di lavoro più insospettabili. I capi, chiusi in strutture tipo “Pelican Bay”, passano le istruzioni a migliaia di seguaci. Ordinano chi uccidere, da chi riscuotere soldi. All’interno della prigione, nessuno viene toccato senza il loro permesso.

 

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I “Southsiders”, cioè le gang ispaniche sudcaliforniane riunite sotto un solo nome, sono superorganizzati e comandati da un cervello centrale, legato alla “Mexican Mafia”. Sanno con chi devono associarsi e come distribuire gli introiti delle attività illegali. Per ungere il sistema, fanno favori alla popolazione connivente, ad esempio fornendo impieghi. Li piazzano in posizioni chiave. Le autorità riescono a fare poco. Nonostante i controlli e i trasferimenti in altre prigioni, le gang riescono facilmente ad adattarsi, possono affidarsi all’aiuto di avvocati e familiari che gestiscono gli affari all’esterno.

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Gli ultimi arresti non smantelleranno la struttura criminale. I suoi leader sono ergastolani che operano dal ventre della bestia e ora avranno più soldati da arruolare. La mistica dell’organizzazione è forte nella comunità latina. I più giovani emulano i padri, gli zii, i fratelli, perché, nei quartieri in cui sono cresciuti, la prigione è considerata un rito di passaggio e diventare un gangster è un’opportunità di carriera. Nei barrios di Los Angeles, chi è stato in galera viene ammirato e rispettato. I soldi generati dallo spaccio di droga sono il loro viatico per raggiungere il sogno americano in stile “Scarface”.

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