tentato maschicidio 1

DONNE CHE MENANO GLI UOMINI - “MI TRADISCI, FUORI DA CASA”. PICCHIA IL MARITO PUGILE E LO COLPISCE ALLA TESTA CON UN SOPRAMMOBILE DI MARMO. E’ SUCCESSO A ROMA, IN ZONA CENTOCELLE. A SCATENARE LA FURIA DELLA DONNA UN CAPELLO TROVATO NEL BUCATO - NEI MESI SCORSI BOTTE, UMILIAZIONI, SPUTI E LANCI DI ACQUA E OLIO BOLLENTE. LA DONNA HA PROVATO AD ACCUSARE L’UOMO DI AVERLA AGGREDITA MA GLI AGENTI NON LE HANNO CREDUTO E...

Adelaide Pierucci per ''Il Messaggero''

 

tentato maschicidio 1

L' INCHIESTA Sputi e lanci di acqua e olio bollente, ma anche botte e umiliazioni. Messo da parte qualsiasi slancio di romanticismo, per mesi una quarantenne ucraina ha sfoderato ogni tipo di sopraffazione per maltrattare il marito, un connazionale alto due metri ed ex campione di kickboxing. Da pugile, con un pugno lui avrebbe potuto difendersi, fermare la moglie, ma si era sempre trattenuto per il bene dei figlio, anche quando veniva lasciato senza un soldo o senza cena. Non la sera di Santo Stefano, però. L' ennesima lite, infatti, si è chiusa con l' arresto della donna.

A scatenare il caos un capello. Mentre lava il bucato la donna trova un capello non suo.

 

Un capello di una donna, sostiene.

Pare bruno. E allora va in cucina e afferra il bollitore e lancia l' acqua contro il marito. Lui fa in tempo a scansarsi così lei, centra il bersaglio direttamente col bollitore. Non soddisfatta afferra, poi, un soprammobile di marmo e centra il marito alla testa. «Mi tradisci, fuori da casa», sputa e urla contro il consorte. Stremato lui chiede l' intervento delle forze dell' ordine, che in pochi minuti sono a casa, in un palazzo di Centocelle. E per la donna scattano le manette con la doppia accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni.

 

MASCHICIDIO

 La messinscena di lei, infatti, non ha funzionato. All' arrivo della polizia, due squadre della volante Torpignattara, la donna si presenta sanguinante alla bocca. «Mi ha dato un pugno», si lamenta. Ma la verità era un' altra, come testimonia il figlio dodicenne della coppia. Il papà per bloccare gli sputi le aveva messo solo una mano sulla bocca, dopodiché la madre era andata in camera da letto da dove poi era riuscita con un taglio sul labbro.

 

Con un destro e anni di allenamento col kickboxing, di certo, ipotizzano pure gli investigatori, la ferita sarebbe stata certamente più grave. L' annotazione finisce pure negli atti. Lui è alto quasi due metri, muscoloso, lei minuta. Ascoltati moglie, marito e figlio, la serata si chiuderà con l' arresto, disposto dal pm di turno antiviolenza, il magistrato Antonio Calaresu.

 

La coppia, sposata da quasi vent' anni, una casa di proprietà a Roma Centocelle, era entrata in crisi da un paio di anni. La signora ha cominciato a manifestare una gelosia smodata. Con telefonate anonime mirate fa persino perdere il lavoro al marito, facchino in un albergo.

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«Attenzione, ruba», mente.

 

L' uomo ormai senza lavoro non se la sente di lasciare la casa e il figlio e allora sopporta le angherie della moglie, sempre più alle prese con scatti di ira.

 

Una sera lo vuole colpire con una padella. Un' altra gli schizza olio bollente. Per due volte cerca di conficcargli il coltello del pane al petto, ma gli sfiora una volta sopra e una volta sotto il sopracciglio. Le rappresaglie scattano quando l' uomo è seduto, a tavola, o sul divano.

 

Per la moglie è più facile colpirlo a quell' altezza. «Ti ammazzo, ti taglio la testa», inveisce.

 

«Stasera non sono riuscito a sopportare oltre», spiegherà lui nella querela. «Mentre preparavamo la cena, all' improvviso mia moglie mi ha fatto una scenata di gelosia e scaraventati addosso la pentola con l' acqua bollente e poi un oggetto in pietra».

 

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Il soprammobile, a forma di papera, ritenuta l' arma del reato (lesioni), finisce sotto sequestro. È di marmo e lungo otto centimetri. Avrebbe potuto davvero spaccargli la testa. Fortunatamente la ferita alla fronte non è profonda e viene subito medicata in ospedale, mentre per la moglie dalla gelosia smodata scatta il trasferimento a Rebibbia. Dove è rimasta in carcere fino a ieri. Su istanza del difensore d' ufficio, l' avvocato Claudio Corsi, il gip Maddalena Cipriani, convalidato l' arresto, ha infatti disposto la liberazione della donna e prescritto la misura cautelare dell' allontanamento da casa e il divieto di avvicinarsi al marito a meno di cento metri.

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