famiglia distrutta dal covid

“OGNUNO FA LE SUE SCELTE” - FAMIGLIA NON VACCINATA DISTRUTTA DAL COVID VICINO TORINO, LA MOGLIE SUPERSTITE DISSE DOPO LA MORTE DEL FIGLIO: "NON VOGLIO PARLARE DELLE CAUSE PER RISPETTO DELLE SUE DECISIONI. TANTO VI INVENTATE SEMPRE TUTTO” - ULTIMO A MORIRE, DOPO UNA LUNGA BATTAGLIA CONTRO IL COVID, E’ STATO IL MARITO GIUSEPPE FERRERO, 69 ANNI, AGRICOLTORE…

Floriana Rullo per corriere.it

 

famiglia distrutta dal covid

«Ognuno fa le sue scelte. Non voglio parlare delle cause della morte di mio figlio per rispetto delle sue decisioni. Non ho niente da dire. Tanto vi inventate sempre tutto». Mamma Rinuccia lo aveva detto quando aveva appreso della morte del figlio Marco, 42 anni appena. Non sapeva ancora sarebbe stata l’unica, nonostante anche lei fosse finita in terapia intensiva colpita dal Coronavirus come del resto tutti i membri della sua famiglia, a riuscire a sopravvivere al virus che causa la polmonite interstiziale.

 

La sua famiglia, tutta originaria di San Francesco al Campo, piccolo paese di nemmeno 5 mila abitanti poco distante da Torino, dove vivevano e lavoravano, e dove tutti, dai nonni al nipote, avevano deciso di non vaccinarsi, è stata colpita duramente dal coronavirus. Travolti da un’ondata che, con ogni probabilità, il vaccino avrebbe aiutato a contenere. Almeno nelle sue conseguenze più gravi. Ultimo a morire, dopo una lunga battaglia contro il covid, il marito Giuseppe Ferrero, 69 agricoltore conosciuto per la sua attività nel sociale. Era stato ricoverato due settimane fa nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Ciriè dove venerdì è morto a causa delle complicanze portate dal virus.

coronavirus

 

La sua morte è stato solo l’ultimo dei dolori per Rinuccia. Prima di lui, oltre al figlio, tra dicembre e gennaio erano morti i nonni, Olga Goffi, 94 anni, stroncata dalla polmonite da Covid. Due giorni dopo anche il marito, Maurizio Ghella, 92 anni, agricoltore che aveva fondato la sua azienda nel piccolo paese alle porte del torinese, deceduto per lo stesso motivo. Era infine toccato a Marco Ferrero. Era il giorno dell’Epifania quando è morto.

 

Ascensorista in paese, sempre stato in salute, molto attivo nello sport e nel sociale, non aveva mai nascosto a nessuno di non essere favorevole al vaccino. Una diffidenza che lo aveva spinto a non sottoporsi all’iniezione. Così come aveva deciso di non farlo il resto della sua famiglia. «Fino all’anno scorso giocava con noi — raccontano dall’Asd Idea Team, squadra di calcio cittadina —. Non è riuscito a vincere la sua battaglia contro il Covid. Non giudichiamo le sue scelte ma ci stringiamo attorno alla sua famiglia».

 

COVID VARIANTE OMICRON

Scelte di cui tutti sapevano in un paese che ora si divide tra chi preferisce non giudicare e chi invece condanna quella decisione che non ha dato scampo a nessuno. «Una famiglia molto conosciuta e stimata quella di Marco — racconta Diego Coriasco, primo cittadino di San Francesco al Campo —. Nessuno deve giudicare le scelte fatte. Ognuno se ne prende le responsabilità. Per noi è solo venuta a mancare una famiglia che faceva parte della nostra comunità. Non intendo dire altro. Tranne che il nostro paese ha un numero di positivi sotto la media riportata dai dati ufficiali. Molti altri paesi stanno peggio di noi».

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