
OMBRE, SOSPETTI E INCONGRUENZE: QUAL E’ IL RUOLO DELLE GEMELLE PAOLA E STEFANIA CAPPA NEL GRANDE GIALLO DI GARLASCO? – LA BICI DA DONNA DI FAMIGLIA DAVANTI ALLA VILLA DEI POGGI; IL TENTATIVO DI SUICIDIO DI PAOLA DUE GIORNI PRIMA DEL DELITTO E LA VIOLENZA SUBITA DA BAMBINA, SU CUI NESSUN INVESTIGATORE FA APPROFONDIMENTI COSÌ COME SU QUEI SEGNI SUL COLLO RILEVATI DALLE VOLONTARIE DELLA CROCE GARLASCHESE - I CAPPA, UNICI DETENTORI DELLE CHIAVI E DELL’ALLARME DI CASA POGGI OLTRE ALLA VITTIMA, NON FURONO PRECISISSIMI SUI LORO SPOSTAMENTI NEL GIORNO DEL DELITTO - È STEFANIA A PRESTARSI AL COLLOQUIO CON ALBERTO STASI IN CASERMA A VIGEVANO, CON CIMICI E MICROCAMERE: LA CAPPA CHIESE SE QUALCUNO FOSSE ENTRATO A CASA POGGI ALLE 9.30 (SOLO CHE L’ORARIO DEL DELITTO VENNE SCOPERTO SOLO DUE ANNI DOPO) – UNA SETTIMANA DOPO L’OMICIDIO, UN MURATORE DENUNCIO' LA SPARIZIONE DI “UNA PICCOLA MAZZETTA DAL PESO DI UN CHILO” DURANTE I SUOI LAVORI ALLA CROCE GARLASCHESE, LÌ DOVE STEFANIA FA VOLONTARIATO…
Estratto dell’articolo di Massimo Pisa per “la Repubblica”
Il cerchio si limita a sette persone: i cognati Ermanno Cappa e Maria Rosa Poggi, la nipote Stefania «fino all’acquisto dell’autovettura marca Smart» e quattro amici del figlio Marco: Alessandro Biasibetti, Mattia Capra, Roberto Freddi e Andrea Sempio. Stop. È il 29 settembre 2008, ad Alberto Stasi è già arrivato un avviso di conclusione indagini, e Rita Preda Poggi è in caserma a fare un ultimo punto sui frequentatori della villetta di via Pascoli muniti di due ruote. Puntualizza: «Solo mia cognata ha in uso una bici da donna di colore nero con applicate sul parafango posteriore due borse laterali».
Come quella che la testimone Franca Bermani aveva riconosciuto fin dal tardo pomeriggio di quel 13 agosto 2007, fotografandola con la memoria per i carabinieri di Garlasco.
Come quella che l’altra vicina di casa Manuela Travain contribuirà a fissare lì fuori dal cancello, quattro giorni dopo. La stessa signora Cappa descrive ai carabinieri già il 19 agosto 2007 (“marca Relaig”, ma qui è l’estensore del verbale a storpiare Raleigh, «con portaborse posteriore laterali di colore fuxia sporche»).
Nessuno si preoccupa di fotografarla o sequestrarla. Né di mettere le due testimoni davanti alle bici nere da donna presenti in paese, compresa quella che porterà alla condanna di Alberto Stasi per il supposto scambio dei pedali macchiati del dna di Chiara Poggi. Un semplice confronto oculare, mai eseguito. Così andavano le cose a Garlasco.
Anche per questo i dubbi tornano a galla diciott’anni dopo, assillando la Procura di Pavia e i carabinieri di Milano. E sfiorano pure la famiglia dell’influente Ermanno, lo zio di cui Chiara conservava cinque numeri di telefono nelle sue rubriche, e delle cugine gemelle Stefania e Paola con cui la vittima aveva acquistato confidenza poco prima di essere uccisa.
Anche per le fragilità di Paola, culminate in un ambiguo tentativo di suicidio avvenuto l’11 agosto e confessato a microfoni e telecamere prima ancora che a verbale. Dove aggiunge un particolare terribile, una violenza che avrebbe subito da bambina, su cui nessun investigatore si preoccupa di approfondire così come su quei segni sul collo rilevati dalle volontarie della Croce Garlaschese. In quel momento il focus è doppio: il delitto di Chiara e l’algido Stasi.
E i carabinieri di Vigevano ingaggiano le gemelle, se vogliamo dar retta ai messaggi vocali inviati tre mesi fa da Paola Cappa all’amico Francesco Chiesa Soprani, «per aiutarli a incastrarlo». Agenti provocatrici. È Stefania a prestarsi al colloquio con il sospettato registrato in caserma a Vigevano, con cimici e microcamere. Assai significativa è l’assenza nella trascrizione del passaggio più succoso.
Stefania: «Secondo me è una rapina andata a male».
Alberto: «Sì, secondo me lì, qualcuno davvero è entrato lì e lei si è spaventata».
Stefania: «Ma alle 9 e mezza? » (orario del delitto scoperto solo due anni dopo, ndr ) Alberto: «Non lo so a che ora, a me non hanno detto niente».
I Cappa, unici detentori delle chiavi e dell’allarme di casa oltre alla vittima, quando vengono sentiti a verbale non sono precisissimi sui loro spostamenti riguardo al 13. Ermanno spiega di essere uscito «verso le ore 8.50», ma transita dal Telepass di Gropello Cairoli 16 minuti prima, in direzione Milano.
La moglie Maria Rosa racconta di essersi messa «verso le ore 9,30» a bordo del suo Terios per andare a fare la spesa, eppure il commerciante Gianluca Vignati, che resta in negozio «fino alle 8.15 — 8.30», la vede già alla guida in paese. Per non parlare di Paola, che dice di aver saputo da una sensitiva che l’assassino «è un uomo adulto con la camicia e non il fidanzato».
O Stefania, la quale riporta un’ultima telefonata con la cugina a mezzogiorno del 12 agosto («Ci siamo promesse di vederci il giorno successivo»), dettaglio sconfessato dai tabulati. Il caos mediatico esplode col fotomontaggio delle tre cugine e l’irruzione a Garlasco di Fabrizio Corona, che tenta le gemelle con le luci della ribalta. E il 20 agosto il muratore Mauro Gnocchi denuncia ai militari la sparizione di «una mazzetta di piccole dimensioni dal peso di un chilo» durante i suoi lavori alla Croce Garlaschese, lì dove Stefania fa volontariato.
i messaggi di paola cappa svelati a le iene
E così, il 21 agosto […] il pm Rosa Muscio — la prima titolare dell’indagine — chiede e ottiene intercettazioni sui telefoni dei Cappa. I giorni prossimi al delitto sono però passati. […]
La mattina del 22 Ermanno «chiama la figlia per dirgli che sta preparando un’intervista dove spiegherà tutto» e «che lui ha parlato con uno della televisione quanto riguarda la foto, il martello e l’sms e di tenere duro perché loro sono dalla parte del giusto». Poco dopo si muove Stefania, «dice di aver chiamato alla Croce e chiede chi ha messo in giro la voce del martello».
Nel pomeriggio l’avvocato ottiene «il numero di telefono di un certo Lucibello Geppino», tra i più influenti colleghi penalisti e l’indomani spiega a Paola che «deve stare ad ascoltare le proposte di Fabrizio Corona a quattro giorni dalla morte di sua nipote, visto che siamo nell’occhio del ciclone».
A sera, Stefania confessa che «stanno cercando di andare nella casa di Tromello perché nelle altre case sono già andati mentre quella non la conosce nessuna»: è la casa del fratello Cesare riemersa alle cronache quando dal canale adiacente sono stati ripescati una mazzetta, un’ascia e un attrezzo da camino. All’epoca nessuno lo immagina, né che i Cappa «stanno facendo intervenire anche dei politici tramite il padre per bloccare questa cosa». L’occhio del ciclone si allontana.
Torna il 27 settembre, ma solo per cinque ore. Tanto dura il verbale del nuovo testimone Marco Demontis Muschitta e la sequenza di Stefania Cappa su una bici nera all’uscita di via Pascoli, alle 9.30 del 13 agosto, con «un piedistallo tipo da camino grigio-canna di fucile» a farla sbandare. A sera, il testimone torna a casa dopo aver ritrattato tutto. Finisce indagato lui. Per calunnia.
stefania e paola cappa 4
stefania cappa alberto stasi
stefania e paola cappa 5
abbraccio tra alberto stasi stefania cappa 1
chiara poggi gemelle cappa
Paola e Stefania Cappa
abbraccio tra alberto stasi stefania cappa 2
abbraccio tra alberto stasi stefania cappa 5
abbraccio tra alberto stasi stefania cappa 3
stefania e paola cappa 1
stefania e paola cappa 3
stefania e paola cappa 2
le iene e i messaggi vocali di paola cappa
Le gemelle Paola e Stefania Cappa il 13 agosto 2009 alla messa per il secondo anniversario della morte di Chiara Poggi