cecilia marogna angelo becciu

IL PIÙ PULITO C’HA MAROGNA – “LADY BECCIU” ESCE DAL CARCERE: NON C’È PERICOLO DI FUGA, CONSIDERANDO CHE A SEI GIORNI DAL PROPRIO ARRESTO AVEVA MANDATO UNA MAIL A PAROLIN CHIEDENDO DI RECARSI IN VATICANO – I SOSPETTI SU UN CONTO SVIZZERO E IL RUOLO “ISTITUZIONALE” NELLE TRATTATIVE CON I RAPITORI MALIANI PER LA LIBERAZIONE DI PADRE MACCALLI…

CECILIA MAROGNA

1 ­– LADY BECCIU TORNA LIBERA «COSÌ TRATTAVA PER I RAPITI»

Luca Fazzo per “il Giornale”

 

Alle 10.25 di ieri il portone blindato di San Vittore si apre e ne sbuca lei: Cecilia Marogna, la giovane donna che da un mese incarna, per i suoi rapporti con il cardinale Angelo Becciu, il lato più intrigante della spy story in salsa vaticana, e che proprio su richiesta del Vaticano è stata chiusa in cella per diciassette giorni, nel raggio femminile del carcere milanese.

 

giovanni angelo becciu

Ieri mattina, la Corte d' appello di Milano ha stabilito che non c' era nessun buon motivo di arrestarla, e che la Marogna può aspettare a piede libero l' esito della richiesta di estradizione presentata dalla Santa Sede: richiesta, peraltro, cui tra le righe i giudici sembrano voler chiudere la porta, quando parlano di «profili di apprezzabile sostenibilità» nelle tesi dei difensori della donna.

giovanni angelo becciu papa francesco bergoglio

 

Intanto, la consulente dell' ex cardinale lascia la cella: è minuta, avvolta in un cappotto scuro, apparentemente fragile e provata. Sale in taxi e via. Sa che una prima battaglia è vinta, ma che lo scontro vero si giocherò sulla sua estradizione in Vaticano. Anche il suo arresto, il 13 ottobre scorso, aveva dimostrato che le autorità d' Oltre Tevere in Italia hanno amici importanti.

 

CECILIA MAROGNA

Non s' era mai visto un cittadino italiano venire catturato in una manciata di ore su richiesta di uno Stato estero (una monarchia assoluta, oltretutto) senza alcun trattato di estradizione, e senza che venissero indicate le fonti di prova a suo carico.

 

E proprio sulla oscurità delle accuse mosse alla Marogna insistevano le memorie difensive che i suoi avvocati Maria Cristina Zanni e Fabio Federico avevano sottoposto alla Corte d' appello. Sono note in cui, per la prima volta, emerge formalmente il retroterra di cui il Giornale aveva parlato il 15 ottobre scorso, ovvero il ruolo della Marogna nelle trattative per la liberazione degli ostaggi italiani, e non solo, in Mali.

 

parolin e bergoglio

Secondo gli stessi atti vaticani, la Marogna si sarebbe impossessata di somme affidatele «per finalità istituzionali», ovvero la «liberazione della suora colombiana»: si tratta di Gloria Cecilia Narvaez, la religiosa ormai da tre anni in mano ai rapitori, e che la Marogna aveva inserito in un «pacchetto» di ostaggi da liberare insieme a padre Pierluigi Maccalli. É la prima volta che viene confermato il ruolo «istituzionale» della donna nelle trattative con i rapitori maliani.

 

LA FOTO SCATTATA DA CECILIA MAROGNA NEGLI EMIRATI ARABI

«Questo era stato il suo incarico - scrivono i legali - e per questo aveva ricevuto gli importi, che rappresentavano il budget per lo svolgimento di tutte le sue attività di intelligence, per le spese da lei sostenute e per il suo compenso». Lavoro ben fatto, visto che Maccalli è stato poi liberato. E in una mail al segretario di Stato vaticano Parolin il 7 ottobre scorso la Marogna indica anche la genesi dell' incarico, dicendo di «avere raggiunto la risoluzione pacifica delle tre persone incarico affidatomi dal precedente generale Carta (è Luciano Carta, ex direttore dell' Aise, ndr) l' ultima decade di agosto e di avere immediatamente informato il generale Caravelli», ovvero il successore di Carta: «da parte sua non ho più ricevuto notizie».

 

Si ritorna, e stavolta nero su bianco, nella guerra di potere e di spie che è il vero contesto della vicenda Becciu, e di cui Cecilia Marogna è stata la prima vittima a tempo di record: il Vaticano firma l' ordine di arresto la mattina del 13, la sera stessa la Finanza va a colpo sicuro a casa della «introvabile» Marogna e la arresta. Forse ci si aspettava che crollasse, ma non è successo.

CECILIA MAROGNA

 

2 – LADY BECCIU È STATA SCARCERATA SOSPETTI SU UN CONTO SVIZZERO

Giacomo Amadori per “la Verità”

 

La Corte d' Appello di Milano ha rimesso in libertà Cecilia Marogna, meglio conosciuta come Lady Becciu. I giudici hanno accolto le tesi della difesa guidata dall' avvocato Massimo Dinoia. La donna da ieri, dopo aver lasciato il carcere milanese di San Vittore, ha solo l' obbligo di firma tre giorni alla settimana presso una stazione dei carabinieri.

angelo becciu

 

Ha anche il divieto di espatrio e per questo ha consegnato alle autorità il passaporto.

La Corte non ha accolto il parere favorevole alla conferma della misura cautelare della Procura generale e del ministero della Giustizia, perché ha condiviso la «complessa tematica» introdotta dalla difesa «in ordine alla possibilità di concedere l' estradizione» della Marogna sulla base delle attuali accuse. Dinoia, però, non ritiene di dover festeggiare: «Una cittadina italiana, con una figlia minorenne, è stata rinchiusa per ben 17 giorni in prigione senza avere ancora nemmeno letto - come chi l' accusava in Italia - il mandato di cattura straniero per cui è stata arrestata».

 

la casa di becciu postata dalla marogna

Il primo giornale a parlare dell' inchiesta ai danni della Marogna era stata La Verità, il 5 ottobre scorso. Adesso, grazie alla memoria difensiva, scopriamo che la donna due giorni dopo mandò una mail al segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin. E questa sarebbe la prova dell' assenza di pericolo di fuga. Infatti perché, a sei giorni dal proprio arresto, la Marogna chiederebbe lei stessa di recarsi in Vaticano (lo Stato che emetterà il mandato di cattura) se aveva intenzione di darsi alla fuga?

 

cardinale angelo becciu

Nel messaggio del 7 ottobre si legge: «Le confermo la mia disponibilità a incontrarla []. Può contattarmi per telefono per concordare data e orario incontro». In quella mail l' aspirante 007 annunciava di aver «raggiunto la definizione della risoluzione pacifica delle tre persone», una suora colombiana e due cittadini italiani, padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio. La donna sosteneva di aver ricevuto l' incarico dalla nostra intelligence ad agosto e che aveva «informato della fase ultima» gli attuali vertici, da cui però «non aveva più ricevuto notizie». Forse perché l' 8 ottobre, il giorno successivo, i nostri servizi insieme con i colleghi maliani avrebbero liberato i due ostaggi italiani.

CECILIA MAROGNA - I DOCUMENTI

 

Il 12 ottobre, poche ore prima del fermo, Parolin ha risposto così: «La ringrazio per la sua mail del 7 ottobre della quale ho preso nota con ogni attenzione. Circa la sua richiesta di incontro, tuttavia, non sono in grado per il momento di venirle incontro». Peccato che per il Vaticano la donna fosse irreperibile.

 

La difesa evidenzia come l' ultima informativa sul suo conto fosse pervenuta ai promotori di giustizia venerdì 9 ottobre, alla vigilia del weekend. Nei successivi quattro giorni, dopo aver letto la nota investigativa, gli inquirenti avrebbero ordinato le ricerche («Per quale motivo se non era ancora stato spiccato alcun mandato?» chiede ironicamente Dinoia), la Gendarmeria le avrebbe effettuate, i promotori avrebbero preso atto della loro infruttuosità e avrebbero disposto il mandato.

 

Cecilia Marogna img

Ad aggravare la posizione della Marogna sarebbe stato anche il suo allontanamento dalla residenza di Cagliari. Ma la difesa, anche in questo caso, sottolinea come la propria assistita conviva da tempo a Milano con un compagno e che a quell' indirizzo abbia fatto inviare a giugno dei mobili acquistati all' Ikea e l' 8 ottobre abbia indicato quel domicilio alla motorizzazione per l' invio della patente.

 

Nell' elenco di stranezze, Dinoia, evidenzia come le indagini siano partite da una segnalazione della polizia di Lubiana, in Slovenia (dove la Marogna aveva il conto) alla Santa Sede: «Che c' azzecca il Vaticano?», si chiede l' avvocato. E qui riporta una notizia, spiegando che i 500.000 euro inviati dalla Segreteria di Stato e utilizzati in parte dalla Marogna per acquistare beni di lusso erano partiti da un contro elvetico del Credit Suisse. Scrive il legale: «Ben difficile che il conto svizzero fosse un conto ufficiale registrato nel bilancio dello Stato. Difficile - se non faceva parte del bilancio dello Stato - poterlo considerare pecunia publica».

Cecilia Marogna e BecciuCECILIA MAROGNACECILIA MAROGNACECILIA MAROGNACECILIA MAROGNA A DUBAIcecilia marognaCECILIA MAROGNAbecciu celebra al golfo degli aranci la marogna al golfo arancicecilia marognaCECILIA MAROGNACECILIA MAROGNA CECILIA MAROGNA

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO