
QUAL È IL MOVENTE DELL'OMICIDIO DELLA 33ENNE CINZIA PINNA, UCCISA A PALAU DALL'IMPRENDITORE AGRICOLO EMANUELE RAGNEDDA? - IL 41ENNE HA CONFESSATO L'ASSASSINIO DELLA DONNA DAL PASSATO BURRASCOSO: FINO A QUALCHE MESE FA AVEVA L'OBBLIGO DI INDOSSARE IL BRACCIALETTO ELETTRONICO E LA DIFFIDA A TENERSI LONTANO DA PERSONE PER CUI POTEVA RAPPRESENTARE UN PERICOLO - CHI LA CONOSCEVA DICE: "NON SEMPRE ERA IN SÉ" - PINNA ERA SCOMPARSA VENERDÌ SERA, QUANDO ERA STATA VISTA, UBRIACA, SALIRE IN MACCHINA DI EMANUELE RAGNEDDA - IL TENTATIVO DI FUGA DEL KILLER A BORDO DI UN GOMMONE - CHI È L'IMPRENDITORE AGRICOLO CHE PRODUCEVA VINO DA 1800 EURO A BOTTIGLIA...
1 - «HO UCCISO CINZIA, LÌ C’È IL CORPO» IN CELLA PRODUTTORE DI VINI DI LUSSO
Estratto dell'articolo di Alberto Pinna per il "Corriere della Sera"
Cinzia, 33 anni, scomparsa da due settimane. L’ultima volta l’avevano vista vagare fra un locale notturno e il porto di Palau. «Aiutateci a rintracciarla», invocava sui social la sorella. Ma non c’è un giallo. Accusato di averla uccisa e di aver nascosto il cadavere, Emanuele Ragnedda — famiglia di imprenditori del vino, noto anche per aver prodotto un vermentino, annata 2021, venduto a 1.400/1.800 euro la bottiglia, prezzo record in Italia — è crollato dopo quattro ore di interrogatorio. Ha confessato e ha accompagnato i carabinieri nel punto in cui nella sua azienda aveva nascosto il corpo, fra una radura e una roccia.
Ragnedda, 41 anni, era sorvegliato da giorni. La notte in cui è scomparsa, Cinzia Pinna è stata inquadrata da una telecamera. Barcollava, ubriaca o sotto l’effetto di sostanze tossiche. Le si è avvicinata un’auto e ci è salita su. Attraverso la targa si è risaliti al proprietario: l’imprenditore vitivinicolo di Arzachena.
Il telefono cellulare di Cinzia ha emesso gli ultimi segnali alle 3.20 di venerdì 12 settembre, poi silenzio. A quell’ora era già nella casa dell’azienda di Conca Entosa, poco lontano da Palau, verso Santa Teresa Gallura. Un party con alcol e altro, entrambi in condizioni psicofisiche alterate. Il primo racconto di Emanuele Ragnedda è confuso, cenni a un diverbio degenerato, frequenti «non ricordo».
La svolta martedì, con le immagini delle telecamere, le intercettazioni telefoniche e ambientali, l’apertura di un fascicolo per omicidio, il sequestro dell’auto e dell’azienda di Ragnedda e i rilievi dei Ris: sangue per terra ovunque nella casa, grandi macchie su un divano.
Cinzia è stata colpita con brutalità e poi finita con più colpi di pistola. Le indagini hanno avuto una seconda accelerazione ieri mattina, quando è giunta la segnalazione di un pericolo di fuga: un gommone partito dal porticciolo di Cannigione con l’imprenditore a bordo, intercettato dalla Guardia costiera. Nessuna fuga, l’imbarcazione si è fermata dopo poche miglia a Baja Sardinia, dove i genitori hanno una villa. Era lì quando sono arrivati i carabinieri.
Nelle stesse ore nell’azienda è stata ritrovata la pistola con due caricatori. Ma già prima Ragnedda aveva cominciato a contraddirsi. «Era in casa con me, deve essersi sentita male. Io sono crollato e quando mi sono risvegliato lei era in un lago di sangue». Coinvolgendo Luca Franciosi, milanese di 26 anni, che lavora vicino a Porto Cervo come giardiniere, e che infatti è stato iscritto nel registro degli indagati per occultamento di cadavere. «Lo conoscevo, l’ho chiamato; caricato il corpo sulla sua auto, dovevamo gettarlo in mare».Versione che non ha retto alle contestazioni del procuratore della repubblica di Tempio Pausania Gregorio Capasso.
Emanuele Ragnedda ha infine ammesso: «L’ho uccisa io». Seguito da un «mi sono dovuto difendere», poco credibile (lei era disarmata e lui aveva una pistola) e da un accenno al dolore della famiglia di Cinzia e alla volontà — sottolineata dal difensore Luca Montella — di collaborare con gli inquirenti. [...]
Ma se non è più un giallo ed Emanuele Ragnedda è già in carcere per omicidio volontario, qualche zona d’ombra rimane anche su Cinzia Pinna, che dal suo paese, Castelsardo, era andata a Palau e a fine settembre sarebbe dovuta rientrare a casa dopo aver lavorato come stagionale in un hotel. «Una ragazza d’oro, solare e disponibile», dicono gli amici. Ma qualcuno sussurra: «Quando era in sé», riferendosi a procedimenti penali in corso. Fino a qualche mese fa aveva l’obbligo del «braccialetto»
2 - IL SUO VERMENTINO DA 1.800 EURO A BOTTIGLIA IN ELICOTTERO ALLA FESTA NEI GIORNI DOPO IL DELITTO
Estratto dell'articolo di Alberto Pinna per il “Corriere della Sera”
Il suo orgoglio era il vermentino «Disco Volante», annata 2021, un bianco impercettibilmente fruttato che, un anno dopo, gli ha dato per qualche giorno visibilità al Vinitaly per il prezzo a bottiglia, ritenuto esagerato, oscillante fra i 1.400 e i 1.800 euro. Emanuele Ragnedda replicava con fastidio e un po’ di supponenza: «Stupirsi di che? È meglio di certi celebrati vini di Borgogna». Il mercato gli diede ragione. Delle mille bottiglie commercializzate, ne sono rimaste pochissime, contese dai collezionisti.
Figlio unico, dinastia di imprenditori geniali: il nonno Sebastiano si arricchì fra terreni e cemento. Accompagnava Karim Aga Khan alla ricerca degli appezzamenti sul mare e intascava lucrose mediazioni. Fondò un’azienda agricola e cominciò a produrre Capichera, al top fra i bianchi di Gallura.
Cento ettari, 42 di vigne, 35 a uve vermentino, 3 mila metri quadrati di strutture per la vinificazione. Al patriarca Sebastiano subentrarono i 6 figli (fra i quali Mario, padre di Emanuele). Che tre anni fa hanno venduto l’azienda a Carlo Bonomi, figlio di Anna Bonomi Bolchini, famiglia illustre della finanza milanese. Negli anni ’80 Bonomi aveva già acquistato in Sardegna la Sella e Mosca, che ha rivenduto una decina di anni dopo. Per Capichera dicono abbia fatto un affare, acquisendola per 18 milioni (varrebbe almeno il doppio). Uno zio di Emanuele, Alberto, è stato sindaco di Arzachena fra il 2012 e il 2017.
Ambizioso, audace, egocentrico, naturalmente portato all’esibizionismo, Emanuele Ragnedda si è fatto le ossa nell’azienda da famiglia, ma da giovanissimo aveva progetti suoi e nel 2016 ha bonificato terreni incolti, granito e macchia mediterranea, di fronte all’arcipelago de La Maddalena a Conca Entosa (Valle Ventosa) 7 ettari, su 50 del compendio agricolo, e ha puntato sempre sul vermentino, produzione limitata, fascia altissima. Single, qualche amicizia spericolata, assidue frequentazioni estive nei locali notturni della movida in Costa Smeralda, una fidanzata con la quale si era lasciato lo scorso anno. [...]