QUALCUNO SA DOV’È L’AEREO SPARITO, MA NON VUOLE DIRLO? - 7 ORE IN VOLO COI SEGNALATORI SPENTI - LE OPZIONI RESTANO 4: TERRORISMO, VENDETTA POLITICA, LITE TRA I PILOTI, ABBATTIMENTO CON UN MISSILE

1 - AEREO FANTASMA, SOSPETTI SUL PILOTA "SOSTENEVA L'OPPOSIZIONE MALESE"
Giampaolo Visetti per "la Repubblica"

Una tragica lite tra pilota e copilota, l'abbattimento da parte di un missile, una protesta politica finita in dramma, o il sequestro a fini terroristici. A nove giorni dalla scomparsa del Boeing 777 in volo da Kuala Lumpur a Pechino, sono quattro le nuove piste seguite dagli investigatori di 25 Paesi, alla disperata ricerca dell'aereo inghiottito dal nulla.

Accertato che il volo MH370 è stato dirottato e che dopo l'ultimo segnale è rimasto in volo per quasi altre 7 ore, eludendo deliberatamente tutti i sistemi radar, ci si concentra su due domande cruciali: chi e perché ha deciso di guidare il Boeing, con 239 persone a bordo, nel mistero. La perquisizione delle abitazioni del comandante e del suo vice ha portato al sequestro di un simulatore di volo, usato per addestrarsi.

Un caso anomalo, per un veterano dei voli civili, che frequentava i corsi di aggiornamento della compagnia. Il simulatore potrebbe essere servito per memorizzare i corridoi aerei al buio, in cui è possibile diventare invisibili.

L'attenzione dei servizi segreti ora centrata sul rapporto tra il comandante e il suo vice. I due avevano comunicato alla Malaysia Airlines che non volevano più volare insieme. Un evento ignoto aveva rotto il loro affiatamento professionale e più volte avevano chiesto di essere assegnati ad aerei diversi.

Lo scoppio di una rissa in cabina, magari l'uccisione di uno dei due piloti, possono aver indotto l'altro a vagare in cielo, prima di lasciarsi precipitare in mare per l'esaurimento del carburante. La seconda ipotesi è legata all'attivismo politico del pilota, Zaharie Ahmad Shah. Il 7 marzo, alla vigilia dell'ultimo volo, l'uomo aveva seguito in tribunale il processo che ha condannato a 5 anni, per sodomia, del leader dell'opposizione malese, Anwar Ibrahim.

Per i suoi alleati è andato in scena un processo farsa del regime e i famigliari del pilota hanno riferito che Zaharie, sostenitore di Anwar al limite del fanatismo religioso, era sconvolto. Il pilota del Boeing potrebbe aver inscenato una clamorosa protesta sfuggita di mano, o pianificato un attentato sfumato per ragioni sconosciute.

Sotto inchiesta c'è però anche il personale di terra dello scalo di Kuala Lumpur, tecnici e ingegneri rimasti in contatto con il Boeing. L'ultimo frase, «tutto bene, buona notte», registrata dalla torre di controllo, risulta inviata alcuni minuti dopo lo spegnimento dei sistemi di comunicazione automatica, anomalìa che avrebbe dovuto far scattare allarme e richiesta di chiarimenti.

E resta la pista più spaventosa, quella di un abbattimento in volo, o del sequestro del Boeing per fini terroristici, in un nuovo «11 settembre». Fonti di intelligence confermano che se un aereo vola nei corridoi invisibili e con i segnali spenti, scattano le misure internazionali di difesa. Caccia da guerra intimano al velivolo di indentificarsi e in caso di rifiuto sono autorizzati a fare fuoco.

Il Boeing potrebbe anche essere stato centrato da un missile, partito accidentalmente, oppure nascosto dai dirottatori, per essere trasformato in una «bomba» dall'internazionale del terrore. Lo scenario spiegherebbe la sorprendente insistenza della Cina nel mettere sotto accusa Malesia e Usa per «ritardi e ricerche inutili». Come per rivelare al mondo che l'inconfessabile segreto del Boeing, cercato ora tra Indonesia e Asia centrale, è già noto: ma che qualcuno a interesse a nasconderlo, o a ritardarne al massimo la sconvolgente comunicazione.


2 - NELLA MENTE DEL CAPITANO SHAH "A BASSA QUOTA E SENZA TRANSPONDER ECCO COME HA FATTO SPARIRE IL BOEING"
Ettore Livini per "la Repubblica"

La prima mossa è facile come accendere e spegnere la luce di casa: «Si leva la mano dalla cloche e si sposta la leva del transponder posizionata sul cruscotto dell'aereo da On a Off». La seconda, roba da videogioco, è appena più complessa. «Si prende il mouse dei software di navigazione, si cerca la maschera che controlla gli Acars, i messaggi in codice spediti dal volo a terra, e si clicca sul campo Disable».

Terza mossa, la più semplice: «Stare zitti. E sospendere tutte le comunicazioni radio con la torre di controllo». Danilo Recine, ex pilota militare e ora comandante dell'aviazione civile, in questi giorni si è fatto questo film diverse volte. Lui guida i Boeing 777, lo stesso modello del velivolo della Malaysia Airlines pilotato da Zaharie Ahmad Shah svanito nel nulla.

E di una cosa è certo: «Far sparire un jet di 60 metri per 60 per qualche minuto - bastano queste tre mosse - è possibile». Quello che è «inaccettabile e surreale è che un aereo di queste dimensioni sparisca nel nulla per sette ore senza che qualcuno l'abbia davvero cercato e "tracciato"». E senza che l'equipaggio «trovi il modo e il tempo di lanciare l'allarme».

L'IPOTESI SUICIDIO
La spiegazione - vista la piega che hanno preso le indagini in Malesia - potrebbe essere semplice: a cancellare il 777 dai radar e a pilotarlo nel nulla dribblando radar civili e militari potrebbe essere stato proprio uno dei due piloti. Possibile? Recine se l'è domandato spesso negli ultimi giorni, mettendosi nei panni dei colleghi nel cockpit dell'Mh370. «Di sicuro per disattivare i sistemi di segnalazione della posizione dell'aereo serve un esperto che sappia dove mettere le mani. Ma per il capitano, ovvio, non è difficile. Lo facciamo anzi spesso per resettare i sistemi, o in caso di avarie ai transponder».

Il vero mistero è come mai non siano scattate subito le ricerche. «Se nessuno sente la tua voce alla radio per un paio di minuti scattano procedure precise: si interpellano gli altri enti aeronautici della zona, si allertano gli altri aerei in volo per cercare contatti visivi. E dopo 30 minuti dovrebbero decollare gli aerei militari per le ricerche immediate».

L'unica certezza invece è che dopo la scomparsa dell'Mh370 l'aereo ha fatto inversione a U. Dribblando radar civili e militari e svanendo nel cielo. «Evitare di essere intercettati dai radar, se sei un pilota che vuole suicidarsi, non è facile - dice Recine - . Io cosa avrei fatto? Mi sarei buttato alla quota più bassa possibile per stringere la visuale di questi occhi elettronici. La zona però è piena di navi da guerra con sistemi di rivelazione potentissimi in grado di "vedere" piccoli caccia anche raso mare e a centinaia di chilometri di distanza». Non solo: «Se l'aviazione malese ha rilevato un aereo sconosciuto lungo le sue coste, per prassi avrebbe dovuto subito far alzare in volo i suoi jet per identificarlo». Cosa che non è successa.

CAMBIARE ROTTA
Cambiare rotta e ingannare il resto dell'equipaggio, invece, non sarebbe stato complesso. «Di notte e sul mare non se ne accorge nessuno», dice Recine. Senza contare che il comandante, come sostengono diversi piloti, «avrebbe potuto depressurizzare all'improvviso la cabina indossando la maschera ad ossigeno », neutralizzando così i passeggeri.

L'IPOTESI DIROTTAMENTO
«Quella del dirottamento mi pare un'ipotesi ancor più complicata », sostiene il comandante di 777. Avrebbe richiesto comunque una cellula terroristica così organizzata da far sembrare dilettanti gli attentatori dell'11 settembre. «Dopo le Torri Gemelle tutte le cabine di pilotaggio sono blindate», spiega Recine. I piloti le abbandonano solo per andare ai servizi igienici. E una telecamera mostra chi bussa alla porta per entrare e uscire.

«Certo, se una persona si apposta al momento giusto, può tentare di entrare - aggiunge - ma in quel caso c'è tutto il tempo di dare l'allarme: basta lanciarlo in diretta alla radio di bordo che è sempre aperta e collegata a terra. Non solo. Io staccherei subito l'autopilota per destabilizzare l'aereo e mettere i dirottatori in difficoltà. Oppure attiverei una rapida depressurizzazione "soft", mettendomi l'ossigeno e disorientando i terroristi per il dolore alle orecchie».

Se degli estranei avessero preso davvero il controllo dell'aereo, oltretutto, resta il mistero di dove l'abbiano portato. «Io potrei fare atterrare un Boeing 777 in 1.500-2mila metri, a seconda del carico - assicura Recine - Ma mi pare impossibile che una volta sulla terraferma il jet non venga intercettato da qualche radar primario, quello che non ha bisogno di segnali da bordo per identificare oggetti in volo. Altrimenti sarebbe facile per chiunque attaccare un Paese dall'alto». Sarà. Del volo Mh370 però, a nove giorni dalla sua misteriosa scomparsa, non c'è ancora traccia.

 

 

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