piazza san marco venezia arrigo cipriani

RIAPRIRE, PERCHÉ? ANZI, PER CHI? I TURISTI NON CI SONO. NELLE CALLI DI VENEZIA VINCE LO SCONFORTO – MATTIOLI: "LA CITTA’ VIVE SOLO DI TURISMO, E PER FARLO RIPARTIRE NON BASTA UN DPCM. COSÌ OGGI SARANNO PIU' LE SERRANDE ABBASSATE DI QUELLE CHE ALZERANNO. L’EPIDEMIA E’ COSTATA FRA UN MILIARDO E UN MILIARDO E 300 MILIONI €. RESTA CHIUSO L’HARRY’S BAR. GLI ESERCENTI DENUNCIANO: AIUTI PER ORA NON NE SONO ARRIVATI, NÉ DALLO STATO NÉ DALLE BANCHE..."

Alberto Mattioli per “la Stampa”

 

Riaprire, perché? Anzi, per chi? Non c' è nessuno. Venezia paga la sua monocultura turistica. Succede come in certi Paesi africani che esportano solo un prodotto: se va in crisi quello, si ferma anche tutto il resto. La città vive di turismo e solo di turismo, e per farlo ripartire non basta un Dpcm. Così oggi saranno sicuramente più gli alberghi e i ristoranti con le serrande abbassate di quelli che le alzeranno.

venezia in quarantena 83

 

Del resto, sabato alle 20 in piazza San Marco a spasso c' erano esattamente sette persone: un vuoto pieno di bellezza per chi Venezia non l' ha mai vista così, ma un vuoto a perdere per chi a Venezia lavora.

 

Numeri certi non ce ne sono. Ernesto Pancin dell' Aepe, l' Associazione Esercenti Pubblici Esercizi, stima che ne resterà chiusa più o meno la metà e, finché le frontiere resteranno blindate e i voli bloccati, «sarà già molto fare il 30% del fatturato». Claudio Scarpa dell' Associazione Albergatori dà i numeri, e sono disastrosi: «Per luglio e agosto ci aspettiamo un tasso di occupazione delle camere del 15%. Per settembre, che a Venezia è altissima stagione, del 30».

 

piazza san marco a venezia riapertura dopo il lockdown da coronavirus

E calcola che l' epidemia sia già costata alla filiera, tutto compreso, «fra un miliardo e un miliardo e 300 milioni di euro». Solo l' Actv, l' azienda comunale dei trasporti, ci ha già rimesso 110 milioni e rischia di dover tagliare delle corse di vaporetti, con conseguenze disastrose per i residenti perché a Burano, poniamo, non è che ci si possa andare a piedi.

 

Girando per la città, gli esercenti confermano questa atmosfera crepuscolare da Morte a Venezia (lì però era il colera).

 

Manca solo Dirk Bogarde con la tintura che gli cola dal panama. Prendete Domenico Scanziani, titolare di «Al colombo», ristorante storico dove il branzino al sale l' hanno mangiato anche Woody Allen ed Elton John: «No, lunedì non aprirò.

venezia nube nera

 

Forse, se tutto va bene, fra una settimana. Intanto perché fra voci e controvoci non ho ancora capito a che distanza devo mettere i tavoli. E poi perché parte del mio personale è straniero, è andato a casa e per ora non può tornare. E guardi che per me è un dolore. Il locale è aperto sette giorni su sette, da mezzogiorno a mezzanotte.

 

Quando il 12 marzo ho chiuso, avevo un groppo in gola. Mi sono chiesto: cosa ho fatto di male?». Dolore a parte, parliamo di schei... «Ho quindici dipendenti che stanno ancora aspettando la cassa integrazione. Aiuti per ora non ne sono arrivati, né dallo Stato né dalle banche. Diciamo che la chiusura mi è costata almeno 4-500 mila euro di fatturato. Ma per rimettere in moto un ristorante serve liquidità. E' come la benzina per la macchina: senza, non parti». Del resto, che anche Arrigo Cipriani, «il» veneziani per eccellenza, abbia proclamato che non aprirà il suo «Harry' s bar» taglia la testa al toro dell' incertezza.

 

Cambiando l' ordine degli esercenti, albergatori per ristoratori, il risultato non cambia.

venezia in quarantena 40

Gioele Romanelli gestisce due hotel in centro, «Flora» e «Novecento». Nemmeno lui per ora riaprirà e anche lui ha i dipendenti, una trentina, in cassa integrazione teorica, nel senso che i soldi non sono ancora arrivati. Insieme con quasi duecento colleghi, ha fondato un movimento dal basso, dal nome (informale pure questo) «Contiamoci». Obiettivo: «ripensare la ripartenza» e le modalità stesse del turismo veneziano, a partire dalla ridiscussione dei contratti con i colossi delle prenotazioni on line tipo Booking o Expedia. «Dialogo e proposte» è il motto, per un' accoglienza più di qualità e magari meno di una quantità ormai insostenibile.

 

venezia in quarantena 54

Interessante. Da decenni si denuncia il turismo selvaggio che ha trasformato Venezia in Disneyland: il lockdown non sarebbe l' occasione, finalmente, per ripensare la città?«Primum vivere - obietta Scarpa -.

 

Per ora cerchiamo di resistere e di rimetterci al lavoro. Poi sì, si può pensare a cambiare. Ma il domani dobbiamo progettarlo oggi, a partire dalla divisione proprio fisica, con diversi accessi alla città, fra turisti residenziali e pendolari».

 

Insomma, il morbo infuria, il pan ci manca, ma (forse) sul ponte non sventola ancora bandiera bianca. Ne è convinto Giampietro Gagliardi, 27 anni d' amore per la sua città, portavoce di «Generazione 90», movimento civico e giovane che nell' emergenza si è attivato per portare la spesa a casa ai diversamente ragazzi. «Ed è stato palese che ormai i pochi veneziani sono per lo più anziani. I giovani vanno a studiare e lavorare fuori. Iniziamo a farli tornare e a puntare sulla formazione». Gagliardi non fa sconti: «Il sindaco Brugnaro che si fa riprendere mentre inveisce contro i vandali che devastano Venezia è lo stesso che per cinque anni ha venduto palazzi pubblici per farne alberghi. Benedetta la pandemia, se servirà a riflettere su cosa vogliamo fare di questa città».

venezia in quarantena 68

 

Però anche lei sarà andato in estasi, come tutte le anime belle, per l' acqua verde e non marrone nei canali, le Mercerie che non sembrano più la metro di Pechino all' ora di punta e insomma Venezia che torna ai veneziani... «No.

 

Noi abbiamo bisogno del turismo, perché viviamo di quello e perché Venezia è sempre stata una babele di popoli e di lingue, un luogo di incontri e di scambi. Questa Venezia vuota è molto bella. Ma non mi piace».

giuseppe ciprianiarrigo cipriani harry's bar 4brugnaro

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - MA "LA STAMPA"

DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI (POI SBARCHERA' FLAVIO CATTANEO?)

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?