roberto saviano gennaro sangiuliano

ROBERTO SAVIANO VINCE LA CAUSA CONTRO IL MINISTRO SANGIULIANO CHE SI ERA SENTITO DIFFAMATO DALLO SGOMORRATO CHE LO AVEVA DEFINITO “GALOPPINO” DI LANDOLFI, BOCCHINO, COSENTINO E LABOCCETTA - “LA QUERELA IN ITALIA È TROPPO FACILE. UN INTELLETTUALE, UN GIORNALISTA, UNO SCRITTORE E UN POLITICO NON SONO DUE LIBERI CITTADINI CHE SI CONFRONTANO AD ARMI PARI. LA VIGNETTA DI NATANGELO SU LOLLOBRIGIDA E ARIANNA MELONI? NON L’HO CONDIVISA. LA SATIRA SUI PARENTI È MENO IMPATTANTE. E POI HA DISTRATTO L'ATTENZIONE DALLA FRASE GRAVISSIMA DI LOLLOBRIGIDA SULLA SOSTITUZIONE ETNICA…”

Estratto dell’articolo di Federico Monga per “La Stampa”

 

roberto saviano

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha perso in primo grado la causa di diffamazione contro lo scrittore Roberto Saviano. Secondo il giudice di Roma Silvia Albano, definire l'attuale ministro, quando fu nominato vice direttore del Tg1 e poi direttore del Tg2, "galoppino" di Mario Landolfi (condannato in via definitiva a due anni per corruzione), Italo Bocchino, Nicola Cosentino (condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa a dieci anni) e Amedeo Laboccetta (condannato anche lui in Cassazione a sette anni per lo stesso reato) rientra nel "diritto di critica" garantito dalla Costituzione. Il ministro ha annunciato che farà ricorso in Appello.

gennaro sangiuliano foto di bacco (1)

 

Saviano, se lo aspettava?

«È una sentenza non scontata in una situazione politica del genere. Ora sta diventando sempre più difficile criticare il governo con parole forti».

 

Il giudice scrive nella sentenza: "Parole aspre".

«Chi comanda deve poter esser criticato e non con prudenza. Lo ricorda anche la Corte europea dei diritti dell'uomo: maggiore è il potere politico e maggiore deve essere la possibilità di critica».

 

Si può dire allora quello che si vuole?

«Certo che no. Ma […] dobbiamo chiederci qual è il prezzo pagato da chi muove critiche forti al potere. Un prezzo pagato non solo in tribunale, dove quasi un intero governo mi ha portato. Bisogna considerare i tanti spazi che vengono tolti non solo a chi muove queste critiche ma anche a chi gli sta intorno. Di fronte alla critica questa destra crea il deserto».

meloni salvini

 

Facciamo un esempio.

«Uno per tutti. La Lega appena andata la potere in Trentino chiude "Il festival dell'Economia" dove ero stato ospite. Le associazioni che ti invitano, le trasmissioni che ti ospitano diventano automaticamente nemici».

 

La querela in Italia è troppo facile.

«Un intellettuale, un giornalista, uno scrittore e un politico non sono due liberi cittadini che si confrontano ad armi pari. Il ministro Salvini o la premier Meloni, che mi hanno querelato, hanno una struttura dietro, un partito che paga gli avvocati, uffici stampa, hanno la possibilità di intervenire nella vita pubblica, hanno l'immunità parlamentare. Io no. Essere inserito nella schiera dei nemici, degli avversari, appena muovi una critica, immiserisce il dibattito. È pericoloso».

 

roberto saviano

[…] Il potere non è mai andato a braccetto con la critica. Anche in Italia. Ricordiamo Massimo D’Alema che querelò Forattini, per fare un esempio noto e andare a sinistra.

«Ma D'Alema quando andò al governo ritirò la querela. Sangiuliano no. […]». […]

 

La libertà di critica è in pericolo?

«L'Italia si sta avvicinando sempre di più alla Polonia, all'Ungheria di Orban, alla Serbia. Si sta balcanizzando. […] Da noi gli intellettuali critici si sentono sempre più soli».

 

Torniamo alla sentenza. Il giudice scrive che le sue parole "non sono condivisibili". Cosa c'entra questo giudizio con il diritto civile?

roberto saviano contro matteo salvini

«[…] Non è un giudizio del giudice ma ricorda che la libertà e il diritto di critica sono protetti dalla Costituzione anche se quelle parole non sono condivisibili».

 

Ha in corso altre cause con Salvini che ha definito "ministro della malavita" citando Salvemini e con Meloni che, in riferimento alle posizioni sui migranti, ha bollato come "bastarda". Questa sentenza la lascia più tranquillo?

«No perché tutto ci si può aspettare soprattutto in un clima del genere che non è sereno. Battaglierò al processo. I media sono colonizzati e spaventati soprattutto dalla fragilità economica».

VIGNETTA DI NATANGELO SUL FATTO QUOTIDIANO SU ARIANNA MELONI E FRANCESCO LOLLOBRIGIDA

 

Come giudica la vignetta sulla sorella di Meloni a letto con una persona di colore e il ministro Lollobrigida?

«Difendo il diritto alla satira: quella vignetta aveva tutto il diritto di essere fatta e pubblicata ma non la ho condivisa. La satira va rivolta su chi ha potere ma dal basso verso l'alto e non lateralmente. Sui parenti è meno impattante. E poi ha fatto un favore alla destra. Ha distratto l'attenzione dalla frase gravissima, squallida di Lollobrigida sulla sostituzione etnica».

 

Il ministro ha detto di non sapere di cosa stava parlando...

«Di sostituzione etnica hanno parlato Meloni e Salvini in campagna elettorale. Adesso che sono al governo si sono messi una maschera. Devono fare la faccia buona a Bruxelles dove chiedono i soldi. Quando sono Roma tornano quelli di sempre: populisti e reazionari. E Lollobriguida è costretto a fare la figura del fesso, dell'ignorante».

roberto saviano

 

Cosa ne pensa del video di Meloni del Primo Maggio e della decisione di non fare conferenza stampa sul decreto?

«Una furbata. Tutti noi comunichiamo con i social, anche io. Ma il premier non è un cittadino né uno scrittore e deve passare all'interno del confronto democratico. Persino Berlusconi agiva diversamente».

 

Saviano che rimpiange Berlusconi è una notizia.

«Lui voleva convincere e andava anche in luoghi avversi per conquistare. Meloni no, vive nella sua bolla. La tendenza del governo ora è parlare solo alla sua parte, tipico gioco populista».

 

[…] Siamo alla vigilia di una nuova tornata di nomine in Rai e di una nuova lottizzazione politica. Come sempre.

roberto saviano contro matteo salvini 6

«Vero. Meloni eredita un sistema già malato. Ma la situazione è peggiorata. Non ci sono più nicchie dove difendersi, da dove far sentire voci critiche. L'organizzazione orizzontale che attraversa le reti permette un controllo trasversale. Non c'è più la Rai 3 di Ruffini che mi difendeva. […]». […]

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