said machaouat stefano leo

“HO COLPITO LUI PERCHE’ ERA GIOVANE E ITALIANO E AVREBBE FATTO SCALPORE” - SAID MACHAOUAT RACCONTA LA FOLLIA DELL’AGGRESSIONE A STEFANO LEO: “MI SONO AFFIANCATO AL RAGAZZO CON VELOCITÀ E GLI HO PIANTATO IL COLTELLO NELLA GOLA. È IL MODO PIÙ SICURO DI UCCIDERE. SE LO COLPISCI DI SCHIENA È MENO SICURO, ANCHE SE LO PRENDI AL POLMONE NON SEI CERTO DI AMMAZZARLO. HO SCELTO I MURAZZI PERCHE’ SI PUO’ SCAPPARE VIA SUBITO E…”

Giuseppe Legato e Massimiliano Peggio per “la Stampa”

 

SAID MACHAOUAT

Stefano Leo, nella dolce mattina del 23 febbraio che già anticipava la primavera, è uscito di casa per andare al lavoro senza sapere di essere «l' uomo giusto» per morire. Le cuffiette nelle orecchie, gli occhiali scuri, quell' aria felice che gliela si leggeva addosso. Il suo assassino l'ha visto arrivare così, da una settantina metri, seduto su una panchina.

Come un predatore intossicato dall'odio ha atteso fantasticando di uccidere una persona qualsiasi. Ma voleva un uomo proprio come lui. Della sua stessa età.

 

«Ho colpito un bianco, basandomi sul fatto ovvio che giovane e italiano avrebbe fatto scalpore. Mi bastava che fosse italiano, uno giovane, più o meno della mia età, che conoscono tutti quelli con cui va a scuola, si preoccupano tutti i genitori e così via. Non avrebbe fatto altrettanto scalpore. L' ho guardato ed ero sicuro che fosse italiano».

 

«Mi sono affiancato al ragazzo con velocità e gli ho piantato il coltello nella gola».

Said Machaouat

Il giovane che ha partorito questi pensieri si chiama Said Machaouat, 27 anni. Nato a Khourigba in Marocco, naturalizzato italiano a seguito di adozione. Domenica scorsa si è consegnato ai carabinieri di Torino confessando il delitto. Ha detto che se fosse rimasto in libertà avrebbe ucciso ancora. Sentiva delle voci nella sua mente, il richiamo del male. Dopo un lungo interrogatorio, ha fatto ritrovare il coltello. Lo ha comprato in un discount di periferia, per 10 euro con un set intero. «Ho preso il più grande e ho gettato gli altri». Nei verbali ha ricostruito la sua vita e quel giorno che ha lasciato attonita la città.

 

Said Machaouat stefano leo

«Perché ho ucciso in quel modo? Volevo ammazzare un ragazzo come me, togliergli tutte le promesse che aveva, dei figli, toglierlo ai suoi amici e parenti». Perché la coltellata alla gola? «Quello è il modo più sicuro di uccidere. Se lo colpisci di schiena è meno sicuro, anche se lo prendi al polmone non sei certo di ammazzarlo». Dunque era Said il ragazzo ripreso da una telecamera del circuito urbano della questura. Il dispositivo, di scarsa qualità, lo aveva filmato mentre si allontanava dal luogo del delitto con una «camminata veloce». Il suo volto non era riconoscibile e pareva avesse capelli rasta.

 

Dei dred. «No, era il mio cappello con pon pon. L' ho perso due giorni dopo il delitto».

L' abisso di delusioni L' omicidio è scaturito da un male che gli è cresciuto dentro poco a poco, come un virus. Dopo essersi sposato giovanissimo in Marocco con una connazionale si è separato. Nel 2012 ha avuto un figlio da una ragazza torinese.

 

STEFANO LEO

«Ero felicissimo, avevamo tutto». La loro relazione è durata alcuni anni, poi lei si è trovata un altro. Un italiano disoccupato e con problemi di droga. Machaouat ne ha sofferto. Ha cercato affetto e «coccole» in altre donne. Ma niente di serio. Altre delusioni. Tappe verso il suo abisso personale. Pochi affetti, lavori saltuari e tanto rancore. E soprattutto contrasti continui con l'ex compagna per potere vedere il figlio.

 

«Il fatto che mio figlio chiamasse papà il nuovo compagno della mia ex convivente mi ha mandato fuori di testa». Ha cercato aiuto nei servizi sociali ma si è sentito scaricato. La sua rabbia è diventata depressione e poi paranoia. Sommerso dai fallimenti, ha cercato il riscatto nella morte causale di qualcuno che potesse pagare per lui. «Ho pensato anche di uccidermi. Che madre natura stava cercando di farmi uccidere e allora ho pensato io di uccidere. Ho detto che potevo far pagare a Torino quello che è di Torino».

Said Machaouat

 

Said Machaouat ha atteso Stefano Leo in cima alla passeggiata di Lungo Po Machiavelli. Un bel posto dove ammirare il Po e il Monte dei Cappuccini. Dove portare a passeggio il cane e andare di corsa. Sedersi a penzoloni sulle pietre dei Murazzi e ripassare la lezione di storia. Stefano, biellese di origine, aveva girato il mondo in cerca di se stesso prima di approdare a Torino. Laureato in giurisprudenza, aveva rinunciato a codici e tribunali. Ecologista, buddista, aveva frequentato una comunità hare krishna in Australia. Al suo amico di infanzia, con cui condivideva l'alloggio, aveva detto che questa città gli regalava energia positiva. «È un bel posto per viverci».

 

stefano leo 1

Lo scorso dicembre aveva trovato lavoro come commesso in un negozio chic del centro, della K-way. Lì dentro aveva trovato nuovi amici. Un nuovo ambiente dove ricominciare. Il 21 febbraio aveva trascorso la serata a cantare e ballare con i colleghi, a casa della responsabile del punto vendita. «Quella sera - ha raccontato una collega - siamo riusciti a mettere da parte per qualche ora qualsiasi problema per goderci un momento di pura felicità».

 

L'INVERNO DA CLOCHARD

stefano leo 2

Ecco, quella felicità che da tempo Said non riusciva a trovare. Di certo non poteva trovarla tra le brandine di tela cerata dei moduli abitativi per senzatetto allestiti dal Comune e dalla Croce Rossa in piazza D' Armi, a ridosso dello stadio Grande Torino. Said ha trascorso parte dell' inverno lì dentro, dormendo tra coperte maleodoranti e con altri clochard che di notte urlano in preda all' alcol e. Molti, per difendersi, si portano appresso dei coltelli, e li tengono sotto il cuscino. La mattina del 23 febbraio Said ha lasciato il dormitorio. Ha raggiunto il discount In' s di via Borgaro, all' altro capo della città, per acquistare il coltello. Poi ha raggiunto la passeggiata di Lungo Po Machiavelli.

 

«Sono sceso dal tram in piazza Vittorio. Sono sceso ai Murazzi e dalla scala sono arrivato alla passeggiata. Mi sono seduto su una panchina. Ho fumato un paio di sigarette. Passavano persone». Perché quel posto? «Perché si può scappare via subito. E poi ci andavo spesso la domenica». Nell' attesa, seduto su quella panchina, ha avuto un battibecco con un ragazzo che stava portando a passeggio il cane. Lo ha rimproverato perché faceva foto con il cellulare. Per un attimo ha pensato di ammazzarlo ma ha cambiato idea.

 

stefano leo 3

«Non era un' azione comoda. Volevo uccidere e andarmene ma in quel momento c' era gente». Cercava studenti. Dei giovani. «Una persona la cui morte avesse una buona risonanza. Non un vecchio di cui nessuno parla». Poi è arrivato Stefano Leo, che abitava a 900 passi da lì. «Mi è passato davanti. Sapevo che non si accorgeva se mi alzavo. Così mi alzo e piglio con la mano sinistra il coltello dalla borsa. Lo colpisco mentre lo sorpasso».

 

Insieme risalgono le scale verso la strada. Stefano in cerca di aiuto. Said lo ha guardato per un istante. «Ho visto che cercava di respirare. Si è accasciato dopo aver fatto le scale, cercando di prendere aria. Si è inginocchiato e poi è caduto a terra». Camminando velocemente ha raggiunto la fermata del tram numero 16 in via Bava e da lì è tornato al dormitorio.

stefano leo 6

 

Nei paraggi ha nascosto il coltello in una cabina elettrica. Domenica scorsa, dopo oltre un mese dal delitto, e nel giorno in cui i familiari hanno organizzato vicino al Po una marcia per chiedere verità, ha deciso di costituirsi. Ha pranzato in un bar vicino alla questura ed è andato via senza pagare. «Mi sono consegnato perché non ho più l' amore per vivere. Per passeggiare senza senso meglio che venga qua».

Ultimi Dagoreport

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...