chapo caphotogalleryjpeg-0d2f4_1452476449-khof-u10603026026309bci-700x394@lastampa

LO SHOW DI PENN, CHE VA A FARE DA MEGAFONO AL “CHAPO” GUZMAN, FA INCAZZARE I GIORNALISTI MESSICANI CHE RISCHIANO LA VITA OGNI GIORNO PER RACCONTARE I CRIMINI DEI CARTELLI DELLA DROGA - IN VENTI ANNI SONO STATI UCCISI 88 CRONISTI E NEL 2014 IN MESSICO CI SONO STATE PIÙ MORTI VIOLENTE CHE IN AFGHANISTAN

Carlo Antonio Biscotto per il “Fatto Quotidiano”

el chapo in canottael chapo in canotta

 

Un "insulto" ai giornalisti che in Messico rischiano la vita ogni giorno per raccontare le brutalità dei narcos, con oltre 60 che negli ultimi anni sono stati uccisi o sono scomparsi. Così giornalisti messicani e americani considerano l' incontro che Sean Penn ha avuto con Joaquim El Chapo Guzman , il re dei narcos che l' attore, secondo quanto da lui stesso rivelato su Rolling Stones all' indomani dalla cattura del leader del cartello di Sinaloa, ha intervistato per sette ore mentre era in fuga.

 

"Descrivere quell' incontro come un' intervista è un enorme insulto ai giornalisti che sono morti in nome della verità", ha scritto su Twitter Alfredo Corchado , per 20 anni corrispondente per il Dallas Morning News da Città del Messico.

 

"Quando non fai delle domande veramente scomode e accetti di presentare l' intervista per l'approvazione finale, questo è intrattenimento di Hollywood - ha detto il cronista al Washington Post, sottolineando come il testo pubblicato sia stato prima approvato da Guzman - non ha niente a che vedere con il sacrificio di molto miei colleghi che in Messico e in tutto il mondo hanno perso la vita lottando contro la censura". Penn intanto si difende: "Non ho niente da nascondere".

sean penn el chapo sean penn el chapo

 

Una delle vittime più importanti dei cartelli messicani è la libertà di stampa e, di conseguenza, il diritto dei cittadini a essere informati. Nelle redazioni dei giornali, ogni giorno i direttori sono costretti a censurare o annacquare le notizie per non urtare la suscettibilità o, ancor peggio, ostacolare gli interessi di questo o quel cartello.

 

il killer con lo stemma del chapo guzmanil killer con lo stemma del chapo guzman

Se non lo facessero rischierebbero la vita. Il risultato di questa realtà è che i messicani probabilmente sanno che El Chapo Guzman è stato arrestato, ma ignorano le circostanze della sua cattura e tutte le ipotesi che circolano al momento sulla stampa occidentale in merito al ruolo svolto da Sean Penn e dall' attrice messicana Kate del Castillo, detta la "Regina del Sud", popolarissima interprete di telenovelas, intermediaria tra Sean Penn ed El Chapo. La denuncia di Corchado mette il dito nella piaga.

el chapo guzmanel chapo guzman

 

È una vita dura quella dei giornalisti messicani. Esemplare quanto accaduto a ottobre nella redazione del quotidiano El Mañana alla presenza di un inviato del Washington Post. Il giornale aveva pubblicato il giorno precedente un approfondito reportage sul sindaco di Metamoros accusato di aver pagato 2 milioni di dollari di pizzo al locale cartello dei narcotrafficanti. Il giorno dopo era prevista la seconda parte del reportage, ma quando il giornale stava per andare in stampa è giunta una telefonata.

 

cartello del golfo  8cartello del golfo 8

Dall' altro capo della linea c'era un giornalista di una testata concorrente, noto per essere un ufficioso portavoce dei narcos. Il direttore, dopo avergli parlato al telefono, ha guardato i suoi cronisti e si è limitato a dire: "Vogliono che scriviamo che non è colpevole".

 

cartello del golfo  7cartello del golfo 7

Tutti sapevano quali sarebbero state le conseguenze di un rifiuto. Per condizionare la stampa i cartelli minacciano, intimidiscono e uccidono i giornalisti; in questo modo sono riusciti a creare all' interno delle redazioni una vera e propria rete di fedelissimi che hanno il compito di censurare e manipolare l' informazione nell' interesse delle organizzazioni criminali.

 

"Sottostare alle richieste dei cartelli è l' unico modo per non finire al cimitero", dice Hildebrando "Brando" Deandar Ayala , 39 anni, direttore di El Mañana, uno dei quotidiani più diffusi della regione nord-orientale del Messico ai confini con il Texas. Ma al giorno d' oggi i cittadini hanno molte fonti di informazione e i messicani cominciano a nutrire un forte risentimento nei confronti dei giornalisti del loro Paese che "non fanno il loro dovere". "A volte ci odiano - ammette Deander - ma non sanno quali rischi corriamo".

Acapulco Messico seconda citta piu violenta al mondo Acapulco Messico seconda citta piu violenta al mondo

 

Negli ultimi venti anni sono stati assassinati 88 giornalisti. Sono in molti a pensare che per ciò che riguarda la libertà di stampa, i cartelli sono l' equivalente dell' Isis: minacce, pubbliche esecuzioni a scopo intimidatorio, sequestri e pressioni di ogni genere. E negli Stati Uniti scorrono fiumi di inchiostro per le violenze in Medio Oriente, ma si finge di non vedere che poco oltre il confine messicano operano criminali uguali a quelli che seminano il terrore in nome dell' Islam. In Messico nel 2014 ci sono state più morti violente che in Afghanistan.

 

"In Messico c' è una guerra", dice Ildefonso Ortiz , redattore di The Monitor, uno dei pochi giornali americani che si occupano seriamente dei cartelli. "Qualche volta un nostro pezzo viene ripreso dall' AP , ma per lo più quello che scriviamo rimane lettera morta. È uno dei tanti aspetti del potere dei cartelli messicani".

 

BLITZ DELLA POLIZIA IN MESSICO A CACCIA DEI CARTELLI FOTO DI DAVID ROCHKIND BLITZ DELLA POLIZIA IN MESSICO A CACCIA DEI CARTELLI FOTO DI DAVID ROCHKIND CARTELLI DELLA DROGA MESSICANICARTELLI DELLA DROGA MESSICANI

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…