alfio molteni

“SPARATE ALLE GAMBE”, COSÌ LA MOGLIE E IL SUO AMANTE COMMERCIALISTA MANDARONO I SICARI A UCCIDERE L’ARCHITETTO ALFIO MOLTENI: “E POI FINALMENTE CI SPOSEREMO” - IL MOVENTE DELL’OMICIDIO LEGATO ALL’AFFIDAMENTO DEI FIGLI

ALFIO MOLTENI 2ALFIO MOLTENI 2

Massimo Pisa per “la Repubblica”

L’ordine era stato perentorio. «Mi chiede di andare sul pesante e di spaventarlo. Di gambizzarlo, di spararlo nella gamba, su un piede. Fallo sparare nella gamba».

Parla, “Rambo”, al secolo Luigi Rugolo. L’avevano preso a metà luglio per l’omicidio di Alfio Vittorio Molteni, 58enne designer di Carugo, freddato davanti alla sua villetta la sera del 14 ottobre 2015, insieme ai killer materiali.

 

Era stato Rugolo a organizzare tutto, fin dal principio, dai pedinamenti agli incendi dolosi della Land Rover e di una finestra di casa. Lui, ex guardia giurata, spiantato e disposto a fare il lavoro sporco. Ma per conto di chi? Eccoli, Daniela Rho e Alberto Brivio.

 

L’ex moglie di Molteni, 45 anni, da Cantù, che lo aveva cacciato di casa nel 2013 per un presunto tradimento e che voleva le due figlie di 9 e 7 anni tutte per sé, litigava, minacciava: «O firmi giovedì o ti scordi di noi fino alla sentenza». E il suo amante commercialista, un 49enne di Seregno.

 

OMICIDIO MOLTENI SICARIOMICIDIO MOLTENI SICARI

Parla, “Rambo”. Un fiume in piena, davanti al pm Pasquale Addesso, che lo interroga in carcere l’8 agosto scorso. Racconta di quelle commissioni per conto di Brivio. Lo incontra, gli spiega che i sicari hanno un prezzo. «Gli dico che mi hanno detto che vogliono 10mila euro e lui fa: devo chiedere». Il mandante torna e rassicura: «Dice un conto estero, una cosa del genere. Quindi ha detto: non ti preoccupare, i soldi ci sono». E la busta arriva, il 15 ottobre, in un bar di Seregno. Ma poi il mandante si nega, ammonisce, sfugge, e quando si fa trovare vuole sapere come sono andati gli interrogatori coi carabinieri. Rimprovera: «Dovevi dire che tu lavoravi per la Daniela » Dani e Albi, detto “Gipi”.

 

ALFIO MOLTENI 1ALFIO MOLTENI 1

I carabinieri del Reparto operativo di Como, guidati dal maggiore Andrea Ilari, e quelli del Reparto crimini violenti del Ros del colonnello Paolo Vincenzoni, sono andati a prenderli all’alba di ieri, a chiusura del cerchio dopo un anno di indagini. Almeno per ora. Perché le ombre si allungano su Armando Rho, il patriarca papà di Daniela e padrone di Brivio: tre anni fa a sua volta aveva cacciato Molteni dal suo studio ed era in causa per centinaia di migliaia di euro. Secondo “Rambo”, i soldi per l’omicidio provenivano dalle sue casse. Per ora l’uomo rimane fuori da questa vicenda, nonostante i sospetti messi per iscritto dal gip Luisa Lo Gatto: «Sarà il prosieguo investigativo a svelare, se altri componenti della famiglia Rho siano davvero coinvolti».

 

Restano i fatti cristallizzati nelle indagini. Era Brivio, secondo il racconto di Rugolo («Lui mi teneva tra operaio e padrone»), ad avergli commissionato la sequenza di violenze, a segnalargli luoghi e spostamenti di Molteni, a pagare. Fino alla gambizzazione, che però va male perché il secondo colpo sparato da Enzo Scovazzo, il 60enne sicario assoldato da Rugolo e arrestato con lui il 13 luglio scorso, perfora l’arteria iliaca e l’emorragia è mortale. Il salto di qualità nelle indagini parte dall’auto della fuga, parzialmente bruciata

 

Altro errore di una banda di sicari maldestri: era la Volkswagen Polo di Federico, il figlio della vittima, rubata a Molteni che la guidava subito dopo avergli sparato. Il pomeriggio del 14 ottobre, sette ore prima dell’omicidio, Daniela Rho aveva mandato un whatsapp a un investigatore privato di fiducia, incaricato di pedinare Molteni: «Scusa oggi Polo grigia sotto casa mia. Targa Polo? Mi mandi targa che la giro alla mia domestica». Riceve la foto con la targa e la manda, invece, a Brivio. E da questi a Rugolo. E da lui ai killer. Ma va male e a sera, a omicidio avvenuto, Daniela Rho commenta al telefono con un’amica, di professione maga: «Cristo è morto. Così no. Peggio di un cane».

 

ALFIO MOLTENIALFIO MOLTENI

Non era una data casuale, non lo erano mai quelle degli agguati a Molteni, che servivano per metterlo in cattiva luce, per dimostrare che frequentava ambienti malavitosi. Ogni volta che un giudice si pronunciava a favore del designer nella causa di separazione, ecco una richiesta di Brivio a Rugolo. Che, la sera dell’incendio al suv di Molteni, manda subito un sms al commercialista: «La carne è a posto». E Brivio: «Cotta al punto giusto?». Ma il 5 ottobre era arrivata una sospensiva, Molteni poteva rivedere di nuovo le figlie. Nel pomeriggio, nel parcheggio di un centro commerciale, ecco la richiesta di gambizzazione. Che diventa operativa il 13 ottobre, giorno in cui viene rigettato il ricorso di Daniela Rho.

 

Ventiquattr’ore dopo due colpi di calibro 38 mettono fine a quella causa. E innescano i progetti di matrimonio della prudente Daniela Rho. Che organizza incontri in Svizzera per parlare tranquilli. E si confida con la solita maga. Che forse sa tutto, e l’avverte: «Aspetta che ti mettano addosso le mani i carabinieri». Lei obbedisce e prende un avvocato. Penalista: «Spero che mi credano innocente».

ALFIO MOLTENIALFIO MOLTENI

 

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