
ULTIMO STADIO! DOPO MILANO, L'INCHIESTA SULLE CURVE ARRIVA ANCHE A ROMA: PRESSIONI ULTRAS SULLA LAZIO, SI MUOVE L’ANTIMAFIA – QUATTRO GIOCATORI (ROMAGNOLI, PROVEDEL, PELLEGRINI E L’EX BIANCOCELESTE IMMOBILE) SENTITI IN PROCURA - I PM CERCANO RISCONTRI SU POSSIBILI ATTIVITÀ ILLECITE, A PARTIRE DAL BUSINESS DEI PARCHEGGI, TRA LA TIFOSERIA BIANCOCELESTE (A LUNGO NELLE MANI DEL NARCO-ULTRÀ "DIABOLIK") E QUELLA NERAZZURRA - I RAPPORTI TRA GLI ULTRÀ INTERISTI SOTTO INCHIESTA E I LORO AMICI LAZIALI...
Nello Trocchia per “Domani” - Estratti
La procura di Roma ha ascoltato quattro giocatori della Lazio nell’ambito di un’inchiesta che vuole ricostruire pressioni e affari del mondo ultrà biancoceleste.
Si tratta di un’indagine segreta condotta dalla distrettuale antimafia capitolina che Domani può rivelare, nata dagli approfondimenti investigativi sulle frange violente del tifo organizzato laziale.
Frange un tempo guidate dal vecchio capo, Fabrizio Piscitelli, ucciso il 7 agosto 2019 al parco degli Acquedotti a Roma. Con la sua morte – in primo grado è stato condannato Gustavo Leandro Musumeci come killer – non sono certo finiti gli affari.
Un’indagine che arriva in un periodo complicato nei rapporti tra proprietà (l’imprenditore e senatore Claudio Lotito) e tifoseria. I gruppi ultrà contestano l’immobilismo sul mercato e le promesse tradite di rinforzare la squadra.
Nelle ultime ore gira tra siti e social una telefonata di un tifoso al presidente: Lotito mostra insofferenza, e spiega che si rivolgerà alle autorità competenti per queste continue chiamate che vengono tutte registrate. Ma torniamo all’inchiesta dell’antimafia.
Mezza squadra I carabinieri del nucleo investigativo di Roma hanno raccolto elementi, ricostruito rapporti e contatti. Per verificare pressioni ed eventuali minacce, i militari hanno deciso di ascoltare mezza squadra della Lazio, per verificare gli incroci tra chi vive in curva e i beniamini in campo.
A partire dal goleador, al tempo capocannoniere della Serie A: Ciro Immobile, che ha lasciato la squadra nel luglio 2024 (oggi guida l’attacco del Bologna), una data che delinea la cornice temporale degli approfondimenti in corso.
Non c’è solo Immobile tra i calciatori che hanno sfilato davanti ai pm in qualità di persone informate sui fatti, dunque non indagati. Ma anche il centrale difensivo, l’ex Milan: Alessio Romagnoli. Uno dei giocatori più rappresentativi della squadra che, tra acquisti bloccati e contestazioni alla dirigenza, vive uno dei periodi più complicati nonostante il ritorno di Maurizio Sarri alla guida. È stato ascoltato anche il portiere Ivan Provedel, così come il terzino Luca Pellegrini, romano, del quartiere Tor Bella Monaca. In tutto, quindi, sono quattro i giocatori che i militari hanno ascoltato per raccogliere elementi e verificare quanto al momento è stato ricostruito.
(...) Le inchieste di questi anni da Milano a Roma hanno raccontato che i calciatori sono utilizzati come strumento di consenso e radicamento, ma anche di persuasione nei confronti delle società più recalcitranti, soprattutto per l’accaparramento dei biglietti per le gare. Nel capoluogo lombardo arresti e indagini hanno scoperchiato quanto era fin troppo noto: gli affari all’ombra di San Siro giravano attorno ai parcheggi, al merchandising, al bagarinaggio per i biglietti.
Dalle intercettazioni agli incontri, anche in quel caso sono stati ascoltati calciatori e anche l’ex allenatore, Simone Inzaghi. In particolare, una telefonata tra Inzaghi e Marco Ferdico, uno dei capi ultrà interisti arrestati, in cui il leader del tifo nerazzurro si lamentava dei pochi biglietti concessi in vista della finale di Champions League di Istanbul, nel 2023, chiedendo «esplicitamente di intervenire con la società». Alla fine la Curva riuscì a ottenere un totale di 1.500 biglietti, per l’occasione rivenduti anche a 900 euro e che in generale costituivano tra le prime voci di bilancio delle attività illecite. Inzaghi con un patteggiamento alla fine è stato squalificato per una giornata, così come il calciatore Hakan Calhanoglu.
Tra le carte dell’indagine milanese emergevano anche incontri tra giocatori e i leader arrestati delle curve. E affioravano i rapporti tra gli ultrà interisti sotto inchiesta e i loro amici laziali. Il mondo di Fabrizio Piscitelli e dei suoi accoliti ha sempre ruotato attorno a una galassia variegata d’interessi, dal merchandising, con il deposito anche di un marchio, ai biglietti passando per i rapporti con i tesserati.
Nonostante i pregressi burrascosi con il presidente Lotito, nonostante i Daspo che lo tenevano lontano dalla curva, il narco-ultrà ha mantenuto rapporti con altri dirigenti della squadra organizzando iniziative ed eventi. In gradinata, fino a quando l’ha frequentata, andava con i sodali del gruppo, tra questi gli amici albanesi: narcos come Arben Zogu ed Elvis Demce.
Legami di curva, di affari e di fede politica con il nero come colore prevalente. Affari e interessi che divideva anche con Fabrizio Fabietti, di fede giallorossa, poi condannato a 30 anni per traffico di droga. Perché, come già rivelato da questo giornale, cambiano le curve, ma tutto ruota attorno al business e a un dominus assoluto. E il dominus è sempre lui: Michele Senese da Afragola.
Il re di Roma che ha allevato al crimine Piscitelli, ma anche i reggenti di un gruppo ultrà romanista finito alle cronache nei mesi scorsi. Proprio Senese, per dissidi e contrasti, avrebbe benedetto la fine del narco-ultrà con l’uccisione di Diabolik. La sua morte ha rimescolato pedine e alleanze, ma non ha fermato la giostra, che ora però è ancora sotto i riflettori dei detective antimafia.
ZOGU E DEMCE CON FABRIZIO PISCITELLI DIABOLIK