fabio ridolfi

“HO TUTTE LE CONDIZIONI PER ESSERE AIUTATO A MORIRE. MA LO STATO MI IGNORA” – LA STORIA DI FABIO RIDOLFI, 46ENNE MARCHIGIANO TETRAPLEGICO DAL 2004 E IMMOBILE A LETTO A CAUSA DELLA ROTTURA DELL'ARTERIA BASILARE: “SCELGO LA SEDAZIONE PROFONDA E CONTINUA, ANCHE SE PROLUNGA LO STRAZIO PER CHI MI VUOLE BENE” – L’AVVOCATO: “FABIO AVEVA IL DIRITTO DI SCEGLIERE L'AIUTO MEDICO ALLA MORTE VOLONTARIA, ESERCITABILE SULLA BASE DELLA SENTENZA CAPPATO-DJ FABO. UN DIRITTO CHE GLI È STATO NEGATO A CAUSA DEL..."

Niccolò Carratelli per “la Stampa”

 

fabio ridolfi 9

Basta. Fabio Ridolfi non può aspettare oltre. Vuole mettere fine alla sua sofferenza, anche se non può farlo nel modo che ritiene più giusto. Se non gli viene consentito di compiere il suicidio assistito, a cui pure avrebbe diritto, allora sceglierà la strada più tortuosa: sedazione profonda e continua.

 

fabio ridolfi 8

Lo faranno addormentare e non si sveglierà più, ma continuerà a essere «vivo», finché la natura non farà il suo corso. Fabio ha 46 anni e vive a Fermignano (Pesaro-Urbino), da 18 è immobilizzato a letto, a causa di una tetraparesi, provocata dalla rottura dell'arteria basilare. È una patologia irreversibile: non può guarire, non può migliorare. Vorrebbe chiudere la sua vita qui e ora, scegliendo lui il momento, ma è imprigionato dalle lungaggini del servizio sanitario marchigiano: dopo aver comunicato con 40 giorni di ritardo il parere favorevole del proprio Comitato etico, Asur Marche non ha fornito indicazioni sul farmaco da usare e sulle relative modalità di somministrazione. 

fabio ridolfi 7

 

La squadra di avvocati che assiste Fabio, guidata da Filomena Gallo, segretario dell'associazione Luca Coscioni, lo scorso 27 maggio ha anche diffidato formalmente l'azienda sanitaria a effettuare in tempi brevi le verifiche sul farmaco. Non è arrivata nessuna risposta, tanto da far ipotizzare un'azione penale per omissione d'atti d'ufficio.

 

fabio ridolfi 6

Ma è un film già visto con Mario (nome di fantasia), tetraplegico, anche lui marchigiano, che ha dovuto ingaggiare una battaglia legale per ottenere il completamento della procedura: ora non c'è più nulla che gli impedisca di mettere fine alla sua vita, deve solo decidere quando. La prospettiva di dover aspettare i tempi lunghi delle cause giudiziarie, continuando a stare male ogni giorno di più, ha invece spinto Fabio a fermarsi. 

 

fabio ridolfi 5

Attraverso il suo puntatore oculare, lo strumento che gli consente di comunicare con il mondo, ha scritto un messaggio chiaro: «Da due mesi la mia sofferenza è stata riconosciuta come insopportabile. Ho tutte le condizioni per essere aiutato a morire. Ma lo Stato mi ignora. A questo punto scelgo la sedazione profonda e continua, anche se prolunga lo strazio per chi mi vuole bene».

fabio ridolfi 4

 

Perché in questo modo lui non sarà più cosciente, ma il suo corpo resterà lì, nel suo letto, nella sua casa, davanti ai suoi genitori e a suo fratello. Questo prevede la legge 219 del 2017, che regolamenta le «disposizioni anticipate di trattamento». Quando un paziente, in grado di intendere e di volere, ne fa richiesta (o l'ha inserita nel proprio testamento biologico), si possono interrompere tutti i sostegni vitali di cui beneficia: alimentazione, idratazione, ventilazione. Per alleviare le conseguenti sofferenze, si prevede una progressiva sedazione, che lo accompagna alla morte. 

 

fabio ridolfi 3

Questo sarà il destino di Fabio e lo sarebbe stato comunque, come spiega il dottor Mario Riccio, medico dell'associazione Coscioni: «Nel suo caso si poneva un problema tecnico, perché muove solo gli occhi e non avrebbe potuto schiacciare la pompetta per iniettarsi il farmaco». Il suo percorso sarà, quindi, lo stesso di Eluana Englaro, «ci vorranno dai 3 ai 5 giorni dal momento della sospensione dell'alimentazione», precisa Riccio. Il risultato sarà lo stesso, ma nel modo in cui verrà raggiunto passa tutto il senso di una battaglia politica. 

 

fabio ridolfi 2

«Fabio aveva un diritto, quello di poter scegliere l'aiuto medico alla morte volontaria, legalmente esercitabile sulla base della sentenza 242 della Corte Costituzionale (Cappato\Dj Fabo) - attacca Filomena Gallo -. Un diritto che gli è stato negato a causa dei continui ritardi e dell'ostruzionismo di uno Stato che, pur affermando che ha tutti i requisiti previsti e riconoscendo che le sue sofferenze sono insopportabili, gli impedisce di dire basta». 

 

fabio ridolfi 1

La sentenza della Consulta ha depenalizzato l'aiuto al suicidio medicalmente assistito, in presenza di determinate condizioni. Protagonista di quella battaglia di disobbedienza era stato Marco Cappato, che aveva accompagnato Fabiano Antoniani a morire in Svizzera: «Ogni giorno che passa per Fabio è un giorno di sofferenza in più - dice il tesoriere dell'associazione Coscioni -. Non possiamo non notare il silenzio assoluto della politica nazionale, impegnata nell'insabbiamento al Senato del testo di legge sull'aiuto al suicidio, dopo che la Corte costituzionale ha impedito al popolo di esprimersi sul referendum».

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…