
VALDITARA BOCCIATO – LO STORICO GIANNI OLIVA STRONCA L’ENNESIMA RIFORMA DELL’ESAME DI MATURITÀ, QUESTA VOLTA A FIRMA DEL MINISTRO LEGHISTA: “IN OLTRE UN SECOLO LA POLITICA NON È STATA IN GRADO DI PRODURRE UNA ‘RIFORMA’ COMPLESSIVA. VANNO RICONOSCIUTE TRE COSE BUONE: LA BOCCIATURA PER CHI FA SCENA MUTA ALL’ORALE, L’ABOLIZIONE DELLA TESINA E L’INTRODUZIONE DELLA RIFORMA PRIMA DELL’ANNO SCOLASTICO. MA ALTRE NOVITÀ SONO PROFONDAMENTE SBAGLIATE: SORTEGGIARE A GENNAIO LE QUATTRO MATERIE SU CUI VERTERÀ L'ESAME SIGNIFICA METTERE NEL DIMENTICATOIO TUTTE LE ALTRE E…”
Estratto dell’articolo di Gianni Oliva per “La Stampa”
Maturità Valditara 2026: in dieci anni è la sesta riforma dell'esame di Stato (da oggi di nuovo "esame di maturità"): se allarghiamo lo spazio temporale e partiamo dal 1969, quando viene superato il modello classico (tutti gli scritti e tutti gli orali), siamo alla quattordicesima edizione.
Si sono cimentati ministri democristiani come Sullo e D'Onofrio, postcomunisti come Luigi Berlinguer, ex sindacalisti come Fedeli, berlusconiani come Moratti e Gelmini, pentastellati come Azzolina, tecnici come Profumo e Bianchi. Cambio di materie, di punteggi, di composizione delle commissioni, di numero delle prove, con obiettivi volta a volta aggiornati: togliere ansia agli studenti e valorizzare il curriculum, o, all'opposto, rendere più severa la prova per restituire dignità al diploma.
Tra le tante varianti introdotte, una sola davvero necessaria: quella del 2012 di Francesco Profumo, che decise di inviare alle commissioni le tracce delle prove d'esame per via telematica, anziché farle recapitare in busta sigillata dalle forze dell'ordine (2012, alla buon'ora!).
In quest'ultima edizione, varata dal Consiglio dei Ministri il 4 settembre, vanno riconosciute tre cose buone.
La prima è la bocciatura per chi fa scena muta all'orale per protestare contro i punteggi attribuitigli alle prove scritte: se il punteggio è ritenuto inadeguato, se ne discute durante la verifica della correzione, alla fine del colloquio, ma l'obiezione di coscienza non è prevista, tanto meno quando a farla sono studenti (come accaduto lo scorso anno) che nulla rischiano perché hanno già accumulato il punteggio minimo per essere promossi.
La seconda è che la riforma viene varata "prima" dell'inizio dell'anno scolastico (altre volte è stata annunciata a gennaio/febbraio, praticamente a metà anno): almeno così docenti e studenti possono programmarsi. La terza è l'abolizione della tesina: sino a qualche anno fa si riciclavano quelle di parenti e amici diplomati anni prima, oggi si presentano i lavori dell'AI. Nessun senso e nessuna utilità, nell'uno e nell'altro caso.
Altre novità mi sembrano invece profondamente sbagliate. Sorteggiare a gennaio le quattro materie su cui verterà l'esame significa mettere nel dimenticatoio tutte le altre. […]
In secondo luogo, l'invito a valorizzare le esperienze formative esterne alla scuola (lo sport, l'associazionismo culturale, il volontariato sociale): ciò che serve non è il richiamo burocratico ad attività comunque meritorie, ma le indicazioni operative. Ad esempio, che cosa significa "pratica sportiva"?
[…] Ci sono troppe indicazioni generiche mentre manca (da sempre, non solo da ora) una "disciplina" della materia.
Il discorso si ripete sull'alternanza scuola-lavoro: un giovane deve misurarsi con il "lavoro", capirne le logiche intrinseche, uscire dalle garanzie relazioni dell'ambiente scuola. Vero.
Giusto. Ma l'alternanza ha bisogno di risorse, di "tutor" che seguano i percorsi, di reti che garantiscano alle scuole le opportunità di inserimento: altrimenti l'alternanza resta ciò che spesso è stata, un parcheggio inutile (a volte, purtroppo, anche pericoloso).
Quanto durerà la nuova maturità 2026? Sicuramente tanto quanto il governo che l'ha varata: poi sarà la volta di un altro ministro e di un'altra "correzione", perché "cambiare" la maturità è operazione veloce, garantisce visibilità e dà l'impressione di dinamismo.
Ma, per paradosso, si ripartirà ogni volta dall'impianto di Gentile del 1923, correggendolo di tanto o di poco. Perché in oltre un secolo la politica scolastica ha prodotto cento provvedimenti, mille progetti e milioni di parole: ma non è stata in grado di produrre ciò che davvero servirebbe, una "riforma" complessiva del sistema.
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