francesco caracciolo simonetta cesaroni

CHI HA UCCISO SIMONETTA CESARONI? RIAPERTA L’INCHIESTA SUL DELITTO DI VIA POMA: L'ALIBI DI FRANCESCO CARACCIOLO SMENTITO DALLA SEGRETARIA - L'AVVOCATO, PRESIDENTE DEGLI OSTELLI DELLA GIOVENTÙ DOVE LAVORAVA LA VITTIMA, HA SEMPRE RACCONTATO DI ESSERE USCITO DI CASA PER ACCOMPAGNARE LA FIGLIA E LE AMICHE IN AEROPORTO - MA 32 ANNI DOPO UNA EX COLLABORATRICE HA SMENTITO QUESTA RICOSTRUZIONE - "IL GIORNO DEL DELITTO L'AVVOCATO RIENTRÒ AFFANNATO E CON UN PACCO MAL AVVOLTO PRESSO LA PROPRIA ABITAZIONE PER POI USCIRE CON UNA GROSSA BORSA" – L'UOMO AL CENTRO DEI SOSPETTI È MORTO SEI ANNI FA

Giacomo Galanti e Andrea Ossino per “la Repubblica - ed. Roma”

 

simonetta cesaroni

Per quasi trentadue anni non ha detto nulla. Poi avrebbe deciso di parlare, raccontando il suo segreto a un ex poliziotto che a sua volta lo ha riferito alla famiglia della ventenne uccisa il 7 agosto del 1990. È nata così la nuova indagine sul delitto di via Poma. Un'inchiesta scaturita dopo l'esposto della famiglia di Simonetta Cesaroni e approdata sul tavolo dei magistrati romani con un obiettivo ambizioso, svelato dal reato ipotizzato dagli investigatori: "omicidio volontario".

 

 Le parole di una collaboratrice dell'avvocato Francesco Caracciolo di Sarno scalfiscono l'alibi dell'allora presidente regionale degli Ostelli della Gioventù, nei cui uffici è stato ritrovato il corpo di Simonetta Cesaroni, martoriato da 29 coltellate sferrate al volto, all'addome e al pube. Sulla figura dell'uomo, scomparso da ormai 6 anni, ci sarebbero diverse ombre, già emerse in verbali datati 1992.

 

FRANCESCO CARACCIOLO DI SARNO

Si tratta di rivelazioni che sono arrivate alle orecchie dell'ex funzionario della mobile Antonio Del Greco dopo la pubblicazione di un romanzo sul caso. Tra le numerose farneticazioni, una segnalazione è stata considerata dall'ex poliziotto «molto verosimile» . «È una fonte attendibile » ha spiegato.

 

E ancora: «La testimonianza riguarda un alibi che non è più così ferreo come era prima, un alibi di una persona che era già stata sentita». Il riferimento è a una collaboratrice dell'avvocato Caracciolo di Sarno. La donna dunque avrebbe raccontato all'ex poliziotto che l'alibi del presidente regionale degli Ostelli della Gioventù potrebbe essere falso. L'avvocato, interrogato e chiamato in aula a testimoniare, ha sempre raccontato di essere uscito di casa per accompagnare la figlia e le amiche in aeroporto, una circostanza confermata anche dalla figlia dell'uomo.

 

simonetta cesaroni

Un alibi perfetto e verificato. Che però adesso sarebbe stato messo in discussione. Convinto della possibile veridicità delle parole della donna, Del Greco avrebbe raccontato questa e altre testimonianze alla famiglia Cesaroni. I parenti della vittima hanno quindi deciso di mettere a conoscenza di questi fatti la procura di Roma. E lo scorso autunno hanno formalizzato tutto in un esposto con un obiettivo ben preciso: verificare se le segnalazioni sono veritiere, non lasciare nulla di intentato. E con lo stesso scopo la procura di Roma ha aperto un fascicolo.

 

Inizialmente senza ipotesi di reato né indagati. Adesso è stato fatto un passo avanti: è stata ipotizzata un'accusa, omicidio volontario, che consente di procedere a controlli più approfonditi e di sopravvivere al tempo, visto che si indaga su un fatto accaduto 32 anni fa. Le indagini sono state delegate alle forze dell'ordine, che si occuperanno di fare una serie di accertamenti.

 

Mentre in procura sono state ascoltate diverse persone che potrebbero essere a conoscenza dei fatti, o quantomeno che potrebbero confermare quanto riferito nell'esposto. Nuove testimonianze che hanno destato anche l'interesse del Parlamento. A maggio la Camera dei Deputati darà il via a una commissione d'inchiesta parlamentare.

FRANCESCO CARACCIOLO 11

 

2 - "QUELLA SERA RIENTRÒ CON UNA GROSSA BORSA SOTTO IL BRACCIO"

Giacomo Galanti e Andrea Ossino per “la Repubblica - ed. Roma”

 

simonetta cesaroni

Ombre e misteri hanno gravitato da sempre intorno a Francesco Caracciolo di Sarno. Mai indagato, nessuna denuncia. L'avvocato si era ritirato in una fattoria nella Bassa Sabina, a Tarano, prima di morire. È la stessa campagna dove ha affermato di essere stato quel 7 agosto del 1990, quando Simonetta Cesaroni è stata uccisa con 29 coltellate, mentre era negli uffici di via Poma degli Ostelli della Gioventù, di cui Caracciolo era il presidente regionale.

 

A processo ha affermato di non aver mai conosciuto Simonetta Cesaroni, di non avere idea del perché da via Poma partirono due chiamate verso la sua tenuta proprio il 7 agosto. « Vidi l'avvocato rientrare intorno alle 18 in compagnia di un altro uomo che non avevo mai visto prima non ho avuto più modo di vedere l'avvocato ma non escludo che lo stesso possa essere uscito senza che io lo abbia visto», ha detto di lui, nel 2005, la portiera dello stabile romano dove viveva l'avvocato, a pochi metri da via Poma. E poi c'è la collega di Simonetta, che nel 2010 ha giurato di aver sentito da Caracciolo queste parole: «Quando tutto sarà finito ti dirò come sono andati i fatti».

 

 L'avvocato, scomparso sei anni fa, a processo ha minimizzato: « È una frase che io posso avere benissimo detto, questo è il punto, soltanto mi riferivo a una ovvietà, a una situazione che è una deduzione che che era ovvia data la rilevanza che era stata data a tutto quel processo » . E poi: « Io non so se l'ho detta » .

il corpo di simonetta cesaroni

 

Nel 1996, seduto in procura davanti al procuratore aggiunto Italo Ormanni e il pm Settembrino Nebbioso, Caracciolo racconta di essersi rivolto ai titolari della ditta Re.Li, dove lavorava Simonetta e di aver chiesto se c'era una persona disposta a ricoprire un incarico temporaneo, per gestire la contabilità degli Ostelli: « Mi venne comunicato che quell'impegno poteva essere assunto dato che era stata individuata una ragazza che seppur non molto pratica del settore avrebbe potuto seguire quel tipo di lavoro » , spiega ai magistrati dicendo di non sapere altro, «neppure in quanti e quali giorni questa ragazza andasse negli uffici di via Poma e se vi andasse il pomeriggio » e di avere saputo dell'omicidio solo la mattina seguente.

 

Nel 1996 ha anche detto: «Non ebbi mai occasione di conoscere la Cesaroni » . E lo ha ribadito più volte. Anche se alcuni impiegati dell'ufficio nelle loro deposizioni lo smentiscono. Adesso però una nuova testimonianza scalfisce il suo alibi. E un documento datato 1992 lo descrive così: «Sarebbe noto fra gli amici per la dubbia moralità e le reiterate molestie arrecate a giovani ragazze, episodi che seppure a conoscenza di molti non sarebbero mai stati denunciati grazie anche alle 'amicizie influenti' dallo stesso vantate".

il corpo di simonetta cesaroni 2

 

A scriverlo è un poliziotto che riassume ciò che ha sentito alla Digos: "il giorno del delitto, pressappoco nell'ora riportata dai media come quella presunta dell'omicidio, l'avvocato sarebbe rientrato affannato e con un pacco mal avvolto presso la propria abitazione » , per poi uscire con una " grossa borsa". Dopo la riapertura del caso era «oltremodo agitato e preoccupato, tanto da assumere atteggiamenti maniacali». -

pietro vanacoreil corpo di simonetta cesaroni 1il morso sul seno di simonetta cesaroni 2il corpo di simonetta cesaronisimonetta cesaroni 4simonetta cesaroni 2simonetta cesaroni simonetta cesaroni 1simonetta cesaroni 7il morso sul seno di simonetta cesaroni 1il corpo di simonetta cesaroni 3

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...