prete preti pedofili pedofilo

“CON IL SENNO DI POI, NON DENUNCEREI PIÙ IL FATTO ALLA CHIESA MA ANDREI SUBITO ALLA POLIZIA” – LA TESTIMONIANZA DI UNA MAMMA DI UN BAMBINO ABUSATO DA UN PRETE IN UNA PARROCCHIA DI MILANO: “IL MECCANISMO DI INSABBIAMENTO NON È CAMBIATO” – “NONOSTANTE I PROCLAMI ENFATICI ALLA CHIESA NON IMPORTA TANTO DELLE VITTIME, SEMMAI PREFERISCE DIFENDERE LA REPUTAZIONE DELLA ISTITUZIONE” – “MI AUGURO CHE LA LETTERA-TESTAMENTO DI RATZINGER DIA UNA SCOSSA, È DAVVERO L'ULTIMA OCCASIONE PER LA CHIESA ITALIANA”

pedofilia preti

Franca Giansoldati per "il Messaggero"

 

«Il problema nella Chiesa italiana era ed è sistemico. Io l'ho sperimentato come mamma di un figlio abusato da un prete, e in seguito anche ascoltando altre vittime. Il meccanismo di insabbiamento non è cambiato». Cristina risponde al telefono dalla sua casa nell'hinterland milanese. Ha una voce pacata e gentile. È ora di cena, sta cucinando, una famiglia normale, cattolicissima, lei caposala, il marito cuoco, due figli che studiano e un calvario alle spalle. 

 

PRETI PEDOFILI

Naturalmente ha letto a fondo la lettera-testamento di Papa Ratzinger nella quale, in un passaggio, emergono le falle e di come troppo spesso le autorità ecclesiastiche hanno dormito, proprio come fecero gli apostoli quando Cristo era nell'Orto degli Ulivi, ignorando il grido sofferente di chi chiedeva aiuto. Un po' come è accaduto a suo figlio quando era un adolescente e frequentava gli scout alla parrocchia di Rozzano. 

 

I FATTI 

I fatti mamma Cristina li ha raccontati senza tregua decine di volte, li ha persino sviluppati per iscritto, verbalizzando il dolore sordo di chi non viene creduta. Più volte si è trovata di fronte ad un muro di gomma. «Noi davamo per scontato che loro' sapessero cosa fare e inizialmente non avevamo nessun dubbio. Siamo cattolici praticanti e avevamo una fiducia incrollabile nelle autorità ecclesiastiche». Il loro' a cui fa riferimento la signora sono i vertici della diocesi di Milano, al quale lei e il marito si rivolsero immediatamente dopo l'episodio di violenza. 

 

PRETI E PEDOFILIA

Era il 2011. «A distanza di tempo, con il senno di poi, non denuncerei più il fatto alla Chiesa ma andrei subito alla polizia. Alle mamme lo dico sempre: prima la denuncia va fatta in Procura e poi, eventualmente, si parla con il parroco, ma mai viceversa come facemmo io e mio marito. Fu un errore, un patimento inutile». Cristina fu costretta a rivolgersi alle autorità civili, quattro anni dopo i fatti, venendo a conoscenza da amici comuni che il prete che aveva violentato il figlio in oratorio, era stato spostato in una altra parrocchia, situata a trenta chilometri di distanza, ed era stato messo di nuovo a contatto con dei ragazzini. 

 

PRETI E PEDOFILIA

«Non abbiamo avuto alcuna incertezza sul da farsi. Abbiamo capito che la Chiesa non avrebbe fatto nulla e così ci siamo rivolti alla polizia. Non lo facemmo subito perché pensavamo da buoni cattolici di avere giustizia attraverso le strutture canoniche. Fu una via crucis. Subito dopo la violenza io e mio marito contattammo il parroco, il quale avvertì l'allora vescovo vicario della zona, l'attuale arcivescovo di Milano, Mario Delpini che venne a far visita alla nostra parrocchia. Poco dopo il prete fu allontanato da Rozzano. Parlammo anche con un altro funzionario della diocesi, monsignor Tremolada, attuale vescovo di Brescia che ci ringraziò per non essere andati dalla polizia. All'epoca avevamo fiducia e non coltivavamo dubbi, fino a quando non abbiamo saputo che don Galli era stato trasferito e rimesso a gestire oratori. Per farla breve, capimmo che fino a quel momento non era stata fatta nessuna indagine previa come avrebbe prescritto il codice canonico. Era il 2014». 

PRETI PEDOFILI

 

LA CONDANNA 

Don Mauro Galli, in seguito, fu condannato in primo e secondo grado dal Tribunale di Milano per violenza sessuale nei confronti di un minore. Il ragazzino ha dovuto affrontare una lunga psicoterapia, tra alti e bassi, e ha persino tentato di togliersi la vita.

 

 «Il nostro caso è emblematico e dimostra che nonostante i proclami enfatici alla Chiesa non importa tanto delle vittime, semmai preferisce difendere la reputazione della istituzione. Basti dire che l'indagine previa la diocesi di Milano la ha iniziata solo dopo che noi ci siamo rivolti alla Questura, nel 2014, e non prima. Inoltre io e mio marito abbiamo scritto lettere accorate prima a Benedetto XVI e poi a Francesco ma nessuno ci ha mai risposto. Voglio aggiungere che il mio non è affatto un discorso giustizialista. Non sono mai uscita dalla Chiesa. Semmai voglio rimanerci ma in una Chiesa diversa. Mi auguro che la lettera-testamento di Ratzinger dia una scossa, è davvero l'ultima occasione per la Chiesa italiana».

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?