
TROPPE DOMANDE SENZA RISPOSTA – TUTTI I DUBBI SULLA MORTE DI SIMONA CINÀ, LA PALLAVOLISTA 20ENNE TROVATA MORTA IN UNA PISCINETTA IN UNA VILLA DI BAGHERIA, IN PROVINCIA DI PALERMO – C’È UN BUCO DI QUASI 50 MINUTI IN CUI NON CHIARO COSA È SUCCESSO: È INSPIEGABILE COME NESSUNO SI SIA ACCORTO DEL CORPO DELLA GIOVANE CHE GALLEGGIAVA A FACCIA IN SU (SE FOSSE ANNEGATA AVREBBE AVUTO IL VOLTO RIVOLTO VERSO IL FONDALE) – ALL’ARRIVO DEI SOCCORSI LA VILLA ERA STATA RIPULITA DAGLI ALCOLICI E C’ERA DEL SANGUE: UN RAGAZZO SOTTO CHOC HA RACCONTATO DI ESSERSI TAGLIATO DOPO AVER DATO UN CALCIO ALLA SEDIA – TROVATI DEI SEGNI SUL PETTO DELLA VITTIMA: SAREBBERO IL…
1. I SEGNI SUL PETTO, LA PISCINA POCO PROFONDA E TANTI DUBBI: LE INDAGINI SULLA MORTE DELLA PALLAVOLISTA A BAGHERIA
Estratto dell’articolo di Davide Ferrara per www.gds.it
Tutto accade in meno di un’ora, tra le 3:20 e le 4 del mattino. È questo il breve ma drammatico intervallo in cui si consuma la morte di Simona Cinà, 20 anni, giocatrice di beach volley originaria di Capaci. La ragazza si trovava a Bagheria, in una villa con piscina in via Sant’Isidoro 20, per partecipare a una festa di laurea organizzata da un amico pallavolista.
La dinamica appare fin da subito confusa. I ragazzi presenti – 80 in totale – raccontano poco. In 30 sarebbero andati via intorno alle 3. Alle 3:20, un’amica di Simona l’ha salutata, lasciandola mentre stava ancora ballando vicino la consolle, posizionata proprio accanto la piscina. Alle 4:10, arriva la chiamata al 118.
A notare il corpo è stato un ragazzo che stava raccogliendo i bicchieri di plastica. La piscina è piccola, solo 6 metri per 2, con acqua bassa, e Simona viene trovata a faccia in su, un dettaglio strano, visto che chi annega - come riferiscono gli investigatori - di solito viene ritrovato a faccia in giù.
[…] la zona esterna era illuminata dalle luci stroboscopiche. La piscina è attaccata alla pista da ballo, ma nessuno dice di aver visto o sentito nulla. Un silenzio che lascia perplessi […]
Un altro dettaglio che colpisce è che su tutta la scena non sono state trovate bottiglie di alcol, solo acqua, nonostante la festa fosse open bar di alcolici. Una stranezza che alimenta i dubbi su quanto accaduto in quell’ora di vuoto.
Secondo i primi accertamenti, Simona aveva dei graffi sul petto, un particolare che potrebbe aprire a scenari diversi dall’incidente, ma che potrebbero essere compatibili con i tentativi di rianimarla. Inoltre, l’ipotesi che sia caduta nella piscina di spalle non convince: potrebbe voler dire che in quel momento stava parlando con qualcuno, ma nessuno lo conferma.
La piscina ha un fondale molto basso e questo renderebbe difficile pensare a un annegamento accidentale.
A chiamare l’ambulanza sono stati alcuni ragazzi presenti alla festa. La madre di Simona […] è stata avvisata solo alle 4:50, dopo aver chiamato la figlia al cellulare. A rispondere è stato un ragazzo, che ha detto che stavano provando a rianimarla. Ma Simona era già morta.
[…]
2. SIMONA, MORTA AL PARTY IN PISCINA «UNA STORIA CON TROPPI LATI OSCURI»
Estratto dell’articolo di Lara Sirignano per il “Corriere della Sera”
Un mistero lungo 50 minuti. Il tempo in cui si è consumata la tragedia di Simona Cinà, 20enne pallavolista di Capaci con la passione per il mare, morta sabato notte in piscina durante una festa di laurea. Una storia, su cui indagano i carabinieri e la Procura di Termini Imerese, ancora «piena di lati oscuri», dice il legale della famiglia della giovane atleta che chiede che si accerti la verità.
[…] All’una manda un messaggio alla madre dicendole che sta per fare il bagno in piscina e per un po’ non avrà con sé il cellulare. Alle 3.20 la sua migliore amica — sarà lei stessa a dirlo ai carabinieri — va via e lascia la ragazza insieme ad altri del gruppo. Alle 4.10 qualcuno chiama il numero unico di emergenza e chiede aiuto. Dopo 3 minuti arriva la segnalazione al 118, che alle 4.23 è nella villa. Simona è stata tirata fuori dall’acqua e qualcuno ha maldestramente provato a rianimarla (lo proverebbero i segni rossi trovati sul suo petto dal medico legale).
Per lei, però, non c’è più nulla da fare. Alle 4.50 la madre, preoccupata perché non è ancora tornata a casa, la chiama al cellulare. Le risponde un giovane: «Venga, Simona sta male». Col marito, impiegato in un supermercato, la sorella gemella della vittima e il fratello maggiore, corrono a Bagheria dove all’alba arriva anche il legale dei Cinà, l’avvocato Gabriele Giambrone. In attesa di essere sentiti dai carabinieri una ventina di ragazzi assonnati e sotto choc, alcuni ancora in costume da bagno, assistono alle scene di disperazione dei genitori dell’amica. Più o meno danno tutti la stessa versione.
«Non ci siamo resi conto di quello che era successo. L’abbiamo vista in piscina morta dopo un po’».
Un racconto che non convince il legale. «Come è possibile che decine di persone che erano in uno spazio di meno di 100 metri quadri, abbiano impiegato minuti a vedere un cadavere in una piscina poco più grande di una vasca? E perché, come raccontano alcuni, Simona era a faccia in su? Se fosse caduta in acqua dopo essere stata male non avrebbe assunto quella posizione». La pallavolista, però, potrebbe aver avuto un malore una volta entrata in acqua ed essere morta poco dopo.
«Lo dirà l’autopsia — dice il legale — anche se Simona era in ottima salute, faceva una vita molto sana ed evitava di bere essendo una sportiva. E comunque resta inspiegabile che nessuno si sia accorto di nulla per minuti».
[…] Il giardino e la piscina in cui decine di ragazzi avevano festeggiato, ballato e bevuto erano pulitissimi. «Qualcuno — dice— aveva sistemato tutto e perfino raccolto le bottiglie d’acqua in delle buste di plastica. Mentre degli alcolici non c’era traccia». Eppure gli organizzatori, nell’invito al party, avevano detto agli amici di portare il costume prevedendo che «qualcuno troppo ubriaco» sarebbe potuto cadere in piscina. Il sospetto, dunque, è che, dopo la tragedia, quantomeno si sia tentato di ripulire.
Ma se qualcuno ha fatto sparire l’alcol, di certo non è riuscito a cancellare le tracce di sangue ritrovate dai carabinieri.
«Un ragazzo ha raccontato che, sconvolto dalla vicenda, ha dato un calcio a una sedia e si è tagliato», dice l’avvocato.
Il giovane è stato sottoposto all’esame del Dna per accertare se il sangue sia davvero suo.