silicon valley

LE FALSE PROMESSE DELLA SILICON VALLEY - L’INDUSTRIA CHE UNA VOLTA ERA OSANNATA PER AVER ALIMENTATO LE PRIMAVERE ARABE E’ ACCUSATA DI FAVORIRE L’ISIS - SI VANTAVA DI DIFENDERE LA DIVERSITÀ ED È NEL MIRINO PER I CASI DI ABUSI SESSUALI - HA COSTRUITO LA SUA REPUTAZIONE SULL’OFFERTA GRATUITA DI SERVIZI E HA RESO ALTRE COSE PIÙ COSTOSE, A COMINCIARE DALLE CASE…

Evgeny Morozov per “Internazionale”

MICROSOFT SILICON VALLEY MICROSOFT SILICON VALLEY

 

Dieci anni fa le aziende della Silicon valley si presentavano come le ambasciatrici di un capitalismo nuovo e più umano. Qualche critico denunciava il mancato rispetto della privacy o la loro insensibilità quasi autistica, ma l’opinione pubblica era dalla parte delle aziende tecnologiche. La Silicon valley era il meglio che gli Stati Uniti potessero offrire: un’industria dinamica e innovativa che aveva trovato il modo di?convertire scroll, like e clic in nobili ideali politici, contribuendo a esportare libertà, democrazia e diritti umani in Medio Oriente e in Nordafrica. O almeno?così si pensava.  

 

SILICON VALLEY SILICON VALLEY

Ora le cose sono cambiate. L’industria che una volta veniva osannata per?aver alimentato le primavere arabe è accusata di favorire il gruppo Stato islamico. Il sistema che si vanta di difendere la?diversità è nell’occhio del ciclone per?casi di abusi sessuali e per le opinioni discutibili dei suoi dipendenti. L’industria che ha costruito la sua reputazione sull’offerta gratuita di prodotti e servizi viene criticata per aver reso altre cose più costose, a cominciare dalle case.

 

La rivolta contro la Silicon valley è cominciata. Il grande segreto delle aziende tecnologiche è stato svelato: da un punto di vista economico i dati prodotti dagli utenti delle piattaforme digitali valgono più del servizio fornito. Anche i giornali più vicini al mondo delle imprese chiedono di ridurre il potere delle cosiddette big tech, con proposte che vanno dalla trasformazione delle piattaforme digitali in società di pubblica utilità alla loro completa nazionalizzazione.

 

Le condizioni della Silicon Valley Le condizioni della Silicon Valley

La Silicon valley è stata colta di sorpresa. Le sue idee sono ancora egemoniche, ma questo primato intellettuale è costruito su basi instabili: si fonda sul fascino della retorica post politica delle conferenze Ted, più che sui pareri degli esperti o sui documenti dei lobbisti. Questo non signiica che le società tecnologiche non facciano lobbying – su questo piano la Alphabet, l’azienda che controlla Google, è paragonabile alla Goldman Sachs – né che non condizionino le ricerche accademiche. Eppure l’inluenza politica delle big tech non è al livello di quella di Wall street.

 

a pochi passi dalla silicon valleya pochi passi dalla silicon valley

È diicile sostenere che la Alphabet possa condizionare la politica tecnologica globale quanto la Goldman Sachs influenza quella finanziaria ed economica. Ma questa situazione cambierà. Le chiacchiere delle Ted non contribuiscono più così tanto a rafforzare la legittimità della Silicon valley. Le aziende tecnologiche quindi cercheranno di conquistare più influenza politica, seguendo il cammino indicato dalle grandi multinazionali del tabacco, del petrolio e della finanza.

 

mappa silicon valleymappa silicon valley

Ci sono altri due fattori che potrebbero spiegare perché l’attuale ondata di critiche contro la Silicon valley non porterà a niente di concreto. Prima di tutto, a parte il disastro sulla privacy, le piattaforme digitali sono e resteranno ancora tra i marchi più ammirati del mondo, anche solo per contrasto con la media delle compagnie telefoniche o aeree.

 

Inoltre le aziende tecnologiche statunitensi, ma anche quelle cinesi, creano la falsa impressione che l’economia globale si sia ripresa. Da gennaio la valutazione di quattro società – Alphabet, Amazon, Facebook e Microsoft – è aumentata più dell’intero pil della Norvegia. Chi vorrebbe veder scoppiare questa bolla? Nessuno. Anzi, chi sta al potere vorrebbe vederla crescere ancora di più.

silicon valleysilicon valley

 

Nessun politico ragionevole osa farsi fotografare a Wall street. Per presentare le loro ultime proposte vanno tutti a Palo Alto. Il presidente francese Emmanuel Macron vuole trasformare il suo paese in una startup, non in un fondo speculativo. Non esiste un’altra narrazione che renda le politiche centriste e neoliberiste così appetibili e inevitabili al tempo stesso. La maggior parte dei politici non ha un progetto alternativo.?

silicon valley   il campo per homeless chiamato the jungle  11silicon valley il campo per homeless chiamato the jungle 11

 

Gli investitori della Silicon valley sono bravi a individuare in anticipo le tendenze globali. Hanno capito di aver bisogno di proposte coraggiose – reddito minimo garantito, tassa sui robot, gestione di intere città da parte delle aziende al di fuori dalla giurisdizione dei governi – per far venire dei dubbi a chi chiede politiche antimonopolistiche.

 

Se le industrie tecnologiche ci daranno il reddito minimo, se la Alphabet o Amazon riusciranno a gestire New York o Detroit con la stessa efficacia con cui gestiscono le loro piattaforme, se la Microsoft sarà in grado di diagnosticare in anticipo il cancro, dovremmo ostacolarli?

silicon valley   il campo per homeless chiamato the jungle  1silicon valley il campo per homeless chiamato the jungle 1

 

Tutto questo nel breve periodo farà guadagnare molti soldi alle aziende tecnologiche, oltre ad arginare la rabbia dell’opinione pubblica per un altro decennio. Ma non risolverà la contraddizione al centro della nostra economia digitale: come si può pensare che un gruppo di aziende con modelli imprenditoriali che ricordano il feudalesimo possa resuscitare il capitalismo? Come si può credere che la Silicon valley riesca a dar vita a un altro New deal in grado di contrastare i capitalisti più avidi, molti dei quali tra l’altro sono suoi finanziatori? 

silicon valley   il campo per homeless chiamato the jungle  12silicon valley il campo per homeless chiamato the jungle 12

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...