funivia stresa mottarone

TUTTI SAPEVANO? LA PROCURA PASSA AL SETACCIO TELEFONATE, CHAT E MAIL PER CAPIRE SE È VERO CHE IL BLOCCO DEL FRENO D'EMERGENZA DELLA FUNIVIA DI STRESA ERA COSA NOTA A TECNICI E GESTORI, COME HA DETTO IL RESPONSABILE DELLA SICUREZZA TADINI - I REGISTRI SONO STATI FALSIFICATI PER NASCONDERE I PROBLEMI? POTREBBERO ESSERCI STATI DIVERSI "CAMPANELLI D'ALLARME" SULLA DEBOLEZZA DEL CAVO CHE POI SI È SPEZZATO: SI VALUTA ANCHE LA POSIZIONE DEL MANOVRATORE...

C.Gu. per "Il Messaggero"

 

FUNIVIA STRESA MOTTARONE

Telefonate, chat, mail. L'affermazione del responsabile della sicurezza Gabriele Tadini «tutti sapevano dei forchettoni che bloccavano il freno di emergenza», cioè il capo servizio operativo Enrico Perocchio e il gestore della società Luigi Nerini, passa attraverso l'esame delle comunicazioni intercorse tra loro.

 

Il giorno dell'incidente ma anche nelle settimane precedenti: la funivia ha ripreso a circolare il 26 aprile e le interruzioni per interventi di manutenzione sono state numerose, dicono gli investigatori. Che hanno sequestrato il Libro giornale della funivia, il diario di bordo nel quale per legge devono essere annotati i problemi tecnici e le riparazioni.

 

GABRIELE TADINI

Incroceranno i rapporti con le informazioni raccolte presso le società di manutenzione e con i filmati delle telecamere di sorveglianza, l'intenzione è far luce su quei registri per accertate «l'eventuale avvenuta alterazione anche di altre annotazioni, riferite a date ed eventi diversi», ma anche per stabilire l'eventuale coinvolgimento di Nerini e Perocchio, «attesi i rispettivi ruoli, nella falsificazione del suddetto atto pubblico».

 

enrico perocchio.

AVVISI DI GARANZIA

Se Tadini ammette che sicuramente in due occasioni, il 22 e il 23 maggio, ha falsificato i registri per nascondere i problemi al sistema frenante, dai messaggi telefonici potrebbe emergere che il responsabile della sicurezza, le cui dichiarazioni non sono ritenute sufficienti dal gip, dica il vero quando afferma che in più occasioni ha informato Nerini e Perocchio dei guasti all'impianto.

 

luigi nerini

Oggi in Procura a Verbania i pm incontreranno il perito Giorgio Chiandussi, per definire gli elementi tecnici su cui verterà la consulenza tecnica. «Solo dopo questi accertamenti irripetibili faremo nuovi avvisi di garanzia», puntualizza la procuratrice Olimpia Bossi.

 

LA FUNIVIA DI STRESA

L'obiettivo, spiega un investigatore, è verificare la presunta «connessione» tra i malfunzionamenti ai freni, di cui si lamentava Tadini dicendo di averli a più riprese segnalati a Perocchio da fine aprile, e l'incidente.

 

E se quei problemi che facevano bloccare la cabina, tanto che almeno «dieci volte» in quindici giorni il caposervizio ha inserito i forchettoni sul sistema frenante, potessero essere un «campanello d'allarme» della debolezza del cavo che poi si è spezzato, facendo arretrare la vettura a valle a una velocità elevatissima e proiettandola in aria con un effetto fionda.

INCIDENTE FUNIVIA STRESA MOTTARONE

 

«Non sono ancora in grado di dire perché si sia verificato questo evento. Gli accertamenti tecnici sono proprio finalizzati a capire perché la fune si è rotta e si è sfilata e se il sistema frenante aveva dei difetti», precisa la procuratrice Bossi.

 

FUNIVIA STRESA MOTTARONE

IL MANOVRATORE

Determinante anche ricostruire se è accaduto e quando, come indicato da Tadini, il blocco della cabina dovuto alla «pressione dei freni» che scendeva «a zero». Il direttore del servizio è intervenuto almeno due volte, l'ultima il 30 aprile emettendo fattura i primi di maggio, come si legge negli atti, per «l'assistenza dei tecnici» della Rvs, alla quale la Leitner, incaricata delle manutenzioni, aveva subappaltato «gli interventi sulle centraline dei sistemi frenanti».

 

FUNIVIA STRESA MOTTARONE

Il problema non è stato risolto e Tadini, per non interrompere le corse, inseriva i forchettoni. Una scorciatoia di cui era al corrente Fabrizio Coppi, manovratore, in servizio il 23 maggio.

 

strage funivia del mottarone

La procura di Verbania è stata praticamente costretta ad accendere un faro su di lui dopo l'ordinanza del gip Donatella Banci Bonamici: se è vero che su indicazione del caposervizio Gabriele Tadini, l'unico rimasto sotto custodia agli arresti domiciliari, ha lasciato inserite le ganasce, è altrettanto certo, secondo il giudice, che «poteva benissimo rifiutarsi». E non si può escludere che a qualche suo collega tocchi la stessa scomoda sorte di figura «attenzionata» dagli inquirenti.

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