OMBRE NERE SULL’OMICIDIO DI PIERSANTI MATTARELLA - LA VEDOVA DELLA VITTIMA RICONOBBE NELL’EX CAPO DEI NAR GIUSVA FIORAVANTI IL KILLER DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIA - IL MISTERO SUL RUOLO DI CARMINATI

Corrado Zunino per “la Repubblica”

 

Piersanti MattarellaPiersanti Mattarella

C’era un’ingombrante pista nera a spiegare l’omicidio di Piersanti Mattarella, presidente dell’assemblea regionale siciliana, fratello dell’attuale presidente della Repubblica. Sei gennaio del 1980. Quella pista, si scopre adesso, coinvolge Massimo Carminati, il capo di Mafia capitale, oggi in carcere a Parma in regime di 41 bis. Organizzò l’agguato, dissero due testimoni eccellenti. Partecipò all’omicidio come sentinella, disse il fascista Angelo Izzo.

 

La pista dei giovani estremisti assoldati dalla mafia siciliana attraverso la Banda della Magliana era stata avvistata presto da Giovanni Falcone, che indagò Valerio Fioravanti per omicidio. Era stata confermata dalla moglie di Piersanti, Irma Chiazzese, che riconobbe in “Giusva” l’uomo che si era avvicinato al finestrino della Fiat 132 guidata da Piersanti, di ritorno da messa con tutta la famiglia, e lo aveva freddato.

 

Era stata ribadita dal pluriomicida di destra Angelo Izzo, mostro del Circeo, pentito di difficile gestione. Ma il vero rivelatore degli esecutori fascisti e primo accusatore del fratello Giusva fu Cristiano Fioravanti. Andando a rileggere i suoi molteplici interrogatori, presenti nell’archivio Pio La Torre custodito alla Camera, si rimettono a fuoco figure della destra eversiva a cui oggi diamo uno spessore allora sconosciuto.

MASSIMO CARMINATI NEGLI ANNI OTTANTAMASSIMO CARMINATI NEGLI ANNI OTTANTA

 

Massimo Carminati il 6 gennaio 1980 è già, a 22 anni, l’uomo di contatto tra i neofascisti romani e la Banda della Magliana, è già l’armiere dei Nar, è già — ma lo diranno alcuni pentiti quattordici anni dopo — il presunto assassino di Mino Pecorelli (la Cassazione lo manderà assolto). È certamente un rapinatore violento con tutti e due gli occhi sani, ne perderà uno in una sparatoria con la polizia un anno e mezzo dopo. Ecco, Cristiano Fioravanti, fratello minore di Giusva, a diversi pm (di Rovigo, Bologna, Firenze, Roma e Palermo) e in diversi interrogatori sempre più sofferti a partire 1982 dirà: «Mio fratello ha commesso un omicidio politico a Palermo, in presenza della moglie del politico, tra gennaio e marzo 1980».

 

Dettaglierà: «Mio fratello e Gilberto Cavallini hanno fatto quell’omicidio per ottenere favori per l’evasione di Concutelli dal carcere dell’Ucciardone». Infine, liberandosi: «È stato Valerio a dirmi che avevano ucciso un politico siciliano... C’è stata una riunione in casa di Ciccio Mangiameli, insegnante, Terza posizione, cui aveva partecipato uno della Regione Sicilia che aveva dato le dritte».

banda della magliana banda della magliana

 

Nelle sue testimonianze a cascata Fioravanti il minore allargherà le responsabilità: «In quello stesso periodo impegnato a Palermo nel piano di evasione di Concutelli c’era Massimo Carminati, amico di mio fratello, e dunque il gruppo della Magliana al quale era collegato».

 

La prima rivendicazione dell’omicidio Mattarella — va ricordato — fu del Nucleo fascisti rivoluzionari, vicini alla sezione Prati del Msi romano. Al pm di Bologna che indagava sulla strage della stazione Cristiano Fioravanti ha evidenziato «il rapporto tra Giusva e la Banda della Magliana». Nel 1987 confermò tutto al giudice istruttore di Palermo.

 

BANDA DELLA MAGLIANABANDA DELLA MAGLIANA

Angelo Izzo sull’omicidio Mattarella ha firmato questa testimonianza: «Giusva e Concutelli mi dissero che dietro l’assassinio c’erano la mafia e gli ambienti imprenditoriali legati alla massoneria nonché esponenti romani della corrente dc avversa».

 

Su Massimo Carminati, ancora Izzo: «La Banda della Magliana è collegata alla mafia siciliana e ha rapporti con Fioravanti e in maniera più accentuata con Carminati». Nelle parole di Izzo al giudice istruttore di Bologna, l’otto aprile dell’86, c’è la descrizione precisa dell’omicidio Mattarella: «Fioravanti mi aveva raccontato di essersi vestito elegantemente per non dare nell’occhio, indossava un impermeabile bianco. Si è avvicinato e ha fatto fuoco con una 7,65 silenziata.

 

Si spostava saltellando, aveva paura di colpire la moglie a fianco, forse l’ha presa di striscio. Carminati fungeva da copertura. Eseguito l’omicidio, hanno raggiunto Cristiano Fioravanti che aspettava nei pressi con una macchina». Cristiano ha sempre negato di aver partecipato. I magistrati hanno ritenuto Izzo attendibile sulla descrizione dei fatti, non riscontrato sulle connessioni rivelate.

 

GIOVANNI BRUSCAGIOVANNI BRUSCA

Altri teste della destra eversiva (Stefano Soderini) hanno raccontato di un Giusva Fioravanti autore materiale dell’omicidio Mattarella e di Carminati basista. Per l’omicidio Mattarella, Valerio Giusva Fioravanti è stato assolto, Massimo Carminati non è mai andato a processo. Sono stati condannati all’ergastolo i boss mafiosi Riina, Greco, Brusca, Provenzano, Calò, Madonia e Geraci. Solo i mandanti.

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