don georg

VATICAN STAR! - TRA I MISTERI DELLA FEDE, C’È ANCHE PADRE GEORG - SORRISO AVVOLGENTE, SGUARDO CERULEO, BONO COME IL PANE, EX ASPIRANTE BROKER DI BORSA CHE VORREBBE INVITARE GESÙ A UNA PARTITA A TENNIS, E MALGRADO INDOSSI UNA TONACA È RIUSCITO A ISPIRARE DONATELLA VERSACE, PERCHÉ MAI HA DECISO DI SPOSARSI CON DIO? LUI: “UN PRETE CHE NON ABBIA ASPIRATO AD AVERE UNA MOGLIE FORSE NON È UN BUON PRETE”

Giovanni Audiffredi per GQ - Foto da GQ

 

don Georg - da GQ

Alla sinistra di Papa Francesco. Ma un passo indietro. Se l’occhio del fedele è rapito dall’arrivo del pontefice benedicente, prodigo di carezze, strette di mano, baci ai bimbi, lo sguardo del laico non può far a meno di vedere che c’è un altro uomo, a sinistra e un passo indietro rispetto al Papa, molto simile a Hugh Grant (stesso sorriso avvolgente, stesso sguardo cristallino), pronto a donare un rosario, ricordo dell’incontro sul sagrato di San Pietro con il Santo Padre della chiesa cattolica. È Georg Gänswein, ieri aspirante broker di Borsa, oggi prefetto della Casa Pontificia, arcivescovo, teologo, meglio conosciuto come padre Georg.

don Georg - da GQ

 

Gestisce la vita pubblica del sovrano dello Stato di Città del Vaticano. Ha in mano le agende di due pontefici. Al mattino incontra e pianifica con Francesco. Al pomeriggio prende appunti e si cura dell’emerito Benedetto XVI. È l’uomo che traduce, interagisce, avvicina, facilita, mette in contatto due anime e due mondi che più distanti non potrebbero essere, nel percepito dei fedeli e dell’establishment della curia romana.

 

Francesco l’argentino carismatico idolo delle folle con le sue rivoluzioni apparenti e gli strappi al protocollo. E Benedetto l’umile teologo tedesco, la cui profonda sensibilità è condivisa (e compresa) da pochi.

 

don Georg - da GQ

Nessuno, in duemila anni di storia, è mai stato il servitore di due Papi. Anche se padre Georg accoglie presidenti e capi di Stato, non ha un vero ruolo politico. «Il prefetto della Casa Pontificia non ha compiti di governo, o riguardanti la dottrina, né ha un ruolo sulle decisioni a livello governativo. Gli spettano decisioni molto pratiche sull’organizzazione delle udienze del Papa», spiegò secco il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, quando nel febbraio 2013 si comprese che padre Georg avrebbe continuato a vivere al seguito del dimissionario Joseph Ratzinger.

 

Affabile, di spirito, colto, poliglotta, laureato in diritto canonico alla Katholisch-Theologische Fakultät della Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco, dopo essere stato giudice del tribunale diocesano e collaboratore personale dell’arcivescovo di Freiburg im Breisgau. Nel 1995 l’arrivo in Vaticano alla Congregazione per il culto divino.

 

don Georg - da GQ

Poi il trasferimento alla Dottrina della fede, dove diventa segretario personale dell’allora prefetto Ratzinger. Modesto: «Sono un uomo che si deve impegnare con pazienza per esercitare la pazienza. D’altro canto alcune delle mie caratteristiche che vedo con favore sono certamente la determinazione, l’affidabilità, la correttezza e la schiettezza», raccontò di sé in una celebre intervista a Radio Vaticana ormai dieci anni fa.

 

Mai scalfito da qualsivoglia genere di scandalo, Georg è soprattutto una figura onesta. Perché quando il caso Vatileaks − il furto di documenti riservati dall’appartamento del Papa da parte dell’allora maggiordomo Paolo Gabriele − si abbatté sulla Santa Sede, lui ammise a Famiglia Cristiana: «Mi sono sentito personalmente colpito, perché sono stato io a dare piena fiducia a una persona che l’ha tradita senza scrupoli».

 

don Georg - da GQ

La sua vicinanza al potere e alle figure dei Papi lo rende persona invidiata ma anche molto temuta. Nessun vaticanista osa scrivere una riga o rilasciare un commento su di lui senza averlo consultato o aver ricevuto il suo placet. E fino a qui, abbiamo tracciato un profilo simile a quello che potrebbe meritare un diplomatico di rango che ha affidato a una chiesa la sua vita (vita, non carriera: la parola “carriera” proprio non la sopporta).

 

Ma un lato interessante di questa figura così eccezionale − lato che sarebbe ipocrita omettere, anche se padre Georg non ha mai superato davvero il fastidio per l’attenzione che i mass media rivolgono al suo aspetto − sta proprio in una dicotomia all’apparenza incomprensibile: perché mai un uomo con un’estetica complessiva così forte, innamorato della vita a 360 gradi, che da adolescente era un talento del calcio, che vorrebbe invitare Gesù a una partita a tennis, che malgrado indossi una tonaca del tutto standard è riuscito a ispirare per stile Donatella Versace, ha deciso di sposarsi con Dio?

 

Alessandra Borghese e George Ganswein

Lui stesso ha ammesso che la scelta del sacerdozio «non è stata una folgorazione», ma più lo sviluppo di un percorso nel quale ha compreso «che la vita chiede il suo prezzo, e sono entrato in seminario». Non è un segreto poi che Georg Gänswein abbia avuto simpatie giovanili per alcune donne.

 

E che la rinuncia sia stata dolorosa: «Un momento amaro, nel quale ho versato delle lacrime, ma ho scelto la strada del sacerdozio con convinzione e consapevolezza, senza lasciare ambiguità», ha raccontato in un’intervista al magazine tedesco Bunte.

 

VANITY FAIR CON GEORG GANSWEIN

Aggiungendo anche: «Un prete che non abbia aspirato ad avere una moglie e dei figli forse non è un buon prete. Bisogna avere la misura del sacrificio che si compie e quindi di quale sia la grandezza di formare una famiglia, alla quale si rinuncia. La Chiesa è convinta che il sacerdozio sia una vita di celibato, seguendo l’esempio di Gesù. E questa convinzione la condivido con tutto il cuore. Il celibato non è un fine in sé, ma l’espressione che ho per dimostrare l’amore per Cristo. Il tempo del seminario è soprattutto quello per crescere spiritualmente e poter maturare una decisione. Non per tutti è così. All’inizio del corso eravamo 40 seminaristi, al termine solo la metà ha scelto di farsi prete».

 

E non si può dire che padre Georg non sia consapevole del suo fascino. Anche le fotografie che pubblica GQ, scattate per il Süddeutsche Zeitung, raccontano di un Georg autoironico padrone della sua presenza, inclusa quella scenica, e pronto a trasmettere un’immagine moderna.

Ma l’errore non sta proprio nel porsi la domanda? C’è qualcosa di intimo, di imperscrutabile nel rapporto tra un uomo e il suo Dio. Chiamatelo, se volete, mistero della fede

 

 

 

Georg Ganswein

Alla sinistra di Papa Francesco. Ma un passo indietro. Se l’occhio del fedele è rapito dall’arrivo del pontefice benedicente, prodigo di carezze, strette di mano, baci ai bimbi, lo sguardo del laico non può far a meno di vedere che c’è un altro uomo, a sinistra e un passo indietro rispetto al Papa, molto simile a Hugh Grant (stesso sorriso avvolgente, stesso sguardo cristallino), pronto a donare un rosario, ricordo dell’incontro sul sagrato di San Pietro con il Santo Padre della chiesa cattolica. È Georg Gänswein, ieri aspirante broker di Borsa, oggi prefetto della Casa Pontificia, arcivescovo, teologo, meglio conosciuto come padre Georg.

 

PADRE GEORG GANSWEIN jpeg

Gestisce la vita pubblica del sovrano dello Stato di Città del Vaticano. Ha in mano le agende di due pontefici. Al mattino incontra e pianifica con Francesco. Al pomeriggio prende appunti e si cura dell’emerito Benedetto XVI. È l’uomo che traduce, interagisce, avvicina, facilita, mette in contatto due anime e due mondi che più distanti non potrebbero essere, nel percepito dei fedeli e dell’establishment della curia romana.

 

Francesco l’argentino carismatico idolo delle folle con le sue rivoluzioni apparenti e gli strappi al protocollo. E Benedetto l’umile teologo tedesco, la cui profonda sensibilità è condivisa (e compresa) da pochi.

 

Padre Georg Ganswiein

Nessuno, in duemila anni di storia, è mai stato il servitore di due Papi. Anche se padre Georg accoglie presidenti e capi di Stato, non ha un vero ruolo politico. «Il prefetto della Casa Pontificia non ha compiti di governo, o riguardanti la dottrina, né ha un ruolo sulle decisioni a livello governativo. Gli spettano decisioni molto pratiche sull’organizzazione delle udienze del Papa», spiegò secco il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, quando nel febbraio 2013 si comprese che padre Georg avrebbe continuato a vivere al seguito del dimissionario Joseph Ratzinger.

 

Affabile, di spirito, colto, poliglotta, laureato in diritto canonico alla Katholisch-Theologische Fakultät della Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco, dopo essere stato giudice del tribunale diocesano e collaboratore personale dell’arcivescovo di Freiburg im Breisgau. Nel 1995 l’arrivo in Vaticano alla Congregazione per il culto divino.

 

RATZINGER GEORG GANSWEIN E SANDRO MARIOTTI

Poi il trasferimento alla Dottrina della fede, dove diventa segretario personale dell’allora prefetto Ratzinger. Modesto: «Sono un uomo che si deve impegnare con pazienza per esercitare la pazienza. D’altro canto alcune delle mie caratteristiche che vedo con favore sono certamente la determinazione, l’affidabilità, la correttezza e la schiettezza», raccontò di sé in una celebre intervista a Radio Vaticana ormai dieci anni fa.

 

Mai scalfito da qualsivoglia genere di scandalo, Georg è soprattutto una figura onesta. Perché quando il caso Vatileaks − il furto di documenti riservati dall’appartamento del Papa da parte dell’allora maggiordomo Paolo Gabriele − si abbatté sulla Santa Sede, lui ammise a Famiglia Cristiana: «Mi sono sentito personalmente colpito, perché sono stato io a dare piena fiducia a una persona che l’ha tradita senza scrupoli».

CHI georg gaenswein copertina exc

 

BARACK OBAMA INCONTRA MONSIGNOR GEORG GAENSWEIN FOTO LAPRESSE

La sua vicinanza al potere e alle figure dei Papi lo rende persona invidiata ma anche molto temuta. Nessun vaticanista osa scrivere una riga o rilasciare un commento su di lui senza averlo consultato o aver ricevuto il suo placet. E fino a qui, abbiamo tracciato un profilo simile a quello che potrebbe meritare un diplomatico di rango che ha affidato a una chiesa la sua vita (vita, non carriera: la parola “carriera” proprio non la sopporta).

 

GLORIA THURN UND TAXIS PADRE GEORG GAENSWEIN

Ma un lato interessante di questa figura così eccezionale − lato che sarebbe ipocrita omettere, anche se padre Georg non ha mai superato davvero il fastidio per l’attenzione che i mass media rivolgono al suo aspetto − sta proprio in una dicotomia all’apparenza incomprensibile: perché mai un uomo con un’estetica complessiva così forte, innamorato della vita a 360 gradi, che da adolescente era un talento del calcio, che vorrebbe invitare Gesù a una partita a tennis, che malgrado indossi una tonaca del tutto standard è riuscito a ispirare per stile Donatella Versace, ha deciso di sposarsi con Dio?

 

Vaticano la metamorfosi di don Georg Gaenswein segretario del Papa h partb

Lui stesso ha ammesso che la scelta del sacerdozio «non è stata una folgorazione», ma più lo sviluppo di un percorso nel quale ha compreso «che la vita chiede il suo prezzo, e sono entrato in seminario». Non è un segreto poi che Georg Gänswein abbia avuto simpatie giovanili per alcune donne.

GEORG GEINSWEIN CHICCA OLIVETTI

 

E che la rinuncia sia stata dolorosa: «Un momento amaro, nel quale ho versato delle lacrime, ma ho scelto la strada del sacerdozio con convinzione e consapevolezza, senza lasciare ambiguità», ha raccontato in un’intervista al magazine tedesco Bunte.

 

PADRE GEORG GAENSWEIN CON PAPA RATZINGER

Aggiungendo anche: «Un prete che non abbia aspirato ad avere una moglie e dei figli forse non è un buon prete. Bisogna avere la misura del sacrificio che si compie e quindi di quale sia la grandezza di formare una famiglia, alla quale si rinuncia. La Chiesa è convinta che il sacerdozio sia una vita di celibato, seguendo l’esempio di Gesù. E questa convinzione la condivido con tutto il cuore. Il celibato non è un fine in sé, ma l’espressione che ho per dimostrare l’amore per Cristo. Il tempo del seminario è soprattutto quello per crescere spiritualmente e poter maturare una decisione. Non per tutti è così. All’inizio del corso eravamo 40 seminaristi, al termine solo la metà ha scelto di farsi prete».

 

papa Georg Gaenswein article

E non si può dire che padre Georg non sia consapevole del suo fascino. Anche le fotografie che pubblica GQ, scattate per il Süddeutsche Zeitung, raccontano di un Georg autoironico padrone della sua presenza, inclusa quella scenica, e pronto a trasmettere un’immagine moderna.

Ma l’errore non sta proprio nel porsi la domanda? C’è qualcosa di intimo, di imperscrutabile nel rapporto tra un uomo e il suo Dio. Chiamatelo, se volete, mistero della fede

antonio conte monsignor georg gaensweinmalago georg gaensweinGEORG GAENSWEIN COLPO DI VENTO roma bayern antonio conte monsignor georg gaensweintribuna autorita roma bayern con georg gaenswein e delriotribuna di roma bayern richetti lotti malago delrio georg gaenswein vanzina malago seniormalago antonio conte monsignor georg gaensweinmonsignor georg gaenswein esulta per il bayern accanto delrio conte e tavecchio

 

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