tangenziale ovest milano

REGOLAMENTO DI PONTI – UN  VIADOTTO SULLA TANGENZIALE OVEST DI MILANO HA RISCHIATO DI CROLLARE PER QUATTRO ANNI: GLI INGEGNERI AVEVANO DATO L’ALLARME NEL 2014, MA I LAVORI SONO INIZIATI SOLO DOPO LA TRAGEDIA DI GENOVA – SOTTO ACCUSA IL DG DELLA MILANO-SERRAVALLE: “È UN PRETESTO PER LICENZIARMI” – FOTOGALLERY: IN CHE CONDIZIONI ERANO LE TRAVI PORTANTI

Giuseppe Guastella per il “Corriere della Sera”

 

degrado viadotto tangenziale ovest milano 7

Per più di quattro anni un viadotto con i sostegni delle travi portanti «in stato di compromissione» è stato una spada di Damocle pericolosamente sospesa su migliaia di automobilisti che ogni giorno transitano lungo la Tangenziale Ovest di Milano, una delle arterie più trafficate d' Europa.

 

paolo besozzi

Solo quattro mesi dopo il tragico crollo del ponte di Genova il viadotto è stato finalmente chiuso per un mese, riparato e riaperto il 7 gennaio scorso dalla società Milano-Serravalle che poi ha avviato un' azione disciplinare nei confronti del proprio direttore generale, Paolo Besozzi, che replica: «È una ritorsione, un pretesto per licenziarmi».

 

degrado viadotto tangenziale ovest milano 4

Sono necessari «interventi di somma urgenza» per «mantenere il viadotto in esercizio di sicurezza» perché «risulta evidente» che «non ci sia più la capacità» di «garantire le prestazioni a cui dovrebbe assolvere»: il 20 ottobre del 2014 devono saltare sulla sedia nella società Milano Serravalle-Milano Tangenziali, che gestisce tangenziali e autostrada A7 ed è a capitale misto pubblico/privato, quando arriva l' allarme degli ingegneri della Milano Serravalle Engineering, l' azienda di progettazione del gruppo, che hanno ispezionato la struttura.

 

ANDREA MENTASTI 1

Parte da qui la «contestazione disciplinare» con la quale il 27 dicembre scorso l' amministratore delegato, Andrea Mentasti, imputa a Besozzi «gravi negligenze, imperizia e colpevole inerzia che avrebbero potuto portare a gravissime conseguenze per l' utenza di quel tratto autostradale, oltre che a comportare pesanti riflessi nei rapporti della società con il concedente» in caso di incidenti.

 

Bisogna però attendere il 2017 prima che venga varato, ma solo sulla carta, il «Progetto esecutivo di manutenzione straordinaria» sul viadotto di Rho. A Besozzi, nominato dg il 10 gennaio di quell' anno, Mentasti contesta che «si sarebbero dovuti attuare senza alcun indugio, in somma urgenza, interventi di manutenzione straordinaria» e «misure provvisorie», invece nulla «veniva realizzato».

PAOLO BESOZZI

 

Il campanello di allarme squilla forte dopo la tragedia di Genova del 14 agosto 2018 quando il Ministero delle infrastrutture chiede alle concessionarie autostradali di controllare ponti e viadotti di loro competenza.

 

degrado viadotto tangenziale ovest milano 5

Un paio di settimane dopo, Besozzi comunica ai vertici di Mi-Se che «nessuno dei manufatti presenta criticità strutturali tali da richiedere immediati lavori di messa in sicurezza», si legge ancora nelle contestazioni. Rassicurazione che viene confermata il 26 settembre quando, accusa sempre Mentasti, nonostante le «significative condizioni di ammaloramento» dell' opera, viene proposta una gara d' appalto che avrebbe comportato «l' inizio dei lavori nell' ultimo trimestre del 2019».

 

ANDREA MENTASTI

Non la pensano così i tecnici della Engineering che il 12 ottobre «sollecitano il posizionamento di martinetti provvisori di sostegno dei piloni» del viadotto Rho che «presentavano un' anomala inclinazione». Sono i «plinti» arrugginiti e piegati che si vedono nelle foto scattate prima della riparazione.

 

Il direttore generale, scrive Mentasti, dopo un sopralluogo personale (Besozzi è un ingegnere civile) ha detto che «non esiste alcuna situazione di pericolo imminente» e che «l' allarmismo era ed è tutto ingiustificato e atecnico», ma anche che comunque era opportuno «provvedere all' esecuzione delle opere di manutenzione straordinaria presentate entro il 2020». Contro tale convinzione si schierano ancora i tecnici della Engineering, per i quali c' è «necessità e urgenza» di «garantire la massima sicurezza della struttura e dell' utenza», e due ingegneri esterni, che invitano a chiudere il viadotto, cosa che avviene il 10 dicembre.

degrado viadotto tangenziale ovest milano 6

 

Il direttore generale ribatte punto su punto le contestazioni (riguardano anche altre questioni amministrative) con le sue giustificazioni premettendo di farlo, però, «nella consapevolezza della loro assoluta inutilità attesa la decisione che lei ha già assunto in spregio di qualunque norma giuridica e contrattuale, delle regole e di correttezza e buona fede e, mi sia consentito, anche delle tutela finanziaria dell' azienda», scrive il 12 gennaio a Mentasti il quale, aggiunge, il 20 dicembre gli aveva chiesto di dimettersi altrimenti sarebbe stato licenziato.

 

degrado viadotto tangenziale ovest milano 3

Questo «rende palese l' intento ritorsivo del procedimento disciplinare» che ha la sola funzione di «fornire all' amministratore delegato la strada formale per liberarsi della mia persona», aggiunge annunciando «ingenti richieste risarcitorie per i danni» personali e professionali subiti. Contrattacca facendo notare che la vicenda è cominciata tre anni prima della sua nomina e che, di conseguenza, le accuse andrebbero rivolte anche ai vertici e ai tecnici che l' hanno preceduto.

degrado viadotto tangenziale ovest milano 1

 

A meno che non si dica che la società è stata amministrata prima del suo arrivo «da una banda di incoscienti ed irresponsabili che, pur a conoscenza della situazione di pericolo per l' incolumità delle persone, avrebbe omesso di provvedere alla messa in sicurezza urgente del manufatto, addirittura stralciando l' intervento dal piano di investimenti». Nessun documento tecnico, sostiene, prima di ottobre 2018 ha mai parlato di «lavori in somma urgenza né palesava uno stato di pericolo, tantomeno imminente».

degrado viadotto tangenziale ovest milano 2

 

È stato lui, precisa, a trasmettere a dicembre 2017 il progetto di manutenzione al Ministero facendo il possibile per accelerare i tempi dei lavori. Restano, conclude, «la correttezza del mio operato» e una contestazione «artatamente costruita al fine di rinvenire un motivo per allontanarmi dall' azienda». Mentasti e Besozzi non hanno voluto commentare la vicenda con il Corriere della Sera . Gli avvocati sono già al lavoro.

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?