cina proteste covid virus

XI JINPING E’ CON LE SPALLE AL MURO: LA STRATEGIA ZERO COVID E’ UN DISASTRO - LE ATTIVITÀ INDUSTRIALI, COMMERCIALI E I SERVIZI SOFFRONO: GLI ECONOMISTI PREVEDONO CRESCITA ZERO NEL QUARTO TRIMESTRE 2022 - PECHINO HA SPRECATO FONDI ENORMI PER COSTITUIRE UN SISTEMA DI SORVEGLIANZA SANITARIA CHE È DIVENTATO REPRESSIONE: OBBLIGO DI TAMPONE QUOTIDIANO PER POTERSI MUOVERE, LOCKDOWN A INTERMITTENZA, COSTRUZIONE DI LAZZARETTI, CENTINAIA DI MIGLIAIA DI VIGILANTI - E SE LA CINA RIAPRISSE ORA, CON I SUOI VACCINI MENO EFFICACI E GLI OSPEDALI POCO PREPARATI, NEI PROSSIMI SEI MESI SI REGISTREREBBERO 363 MILIONI DI CONTAGI E 620 MILA MORTI. DOPO TRE ANNI DI SOFFERENZE PER I LOCKDOWN NEANCHE XI POTREBBE SPIEGARE AI CINESI LA GRAVITÀ DEL FALLIMENTO…

xi jinping g20.

1 - IL COVID CHE SCUOTE LA CINA

Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”

 

Il Partito-Stato non sta crollando in Cina. Eppure Xi Jinping e compagni tecnocrati sono finiti nel guado di una crisi economica e sociale che si sono inflitti da soli, inseguendo il sogno irrealizzabile di eliminare il Covid-19 dal territorio nazionale, per dimostrare la superiorità del modello autoritario e repressivo al «caos occidentale».

 

La disobbedienza civile della gente scesa in strada a Shanghai, Pechino, Guangzhou, Wuhan e la mobilitazione simultanea degli studenti in decine di campus universitari durante il fine settimana rappresentano una sfida alle restrizioni sanitarie, che sono una scelta politica di Xi.

 

proteste in cina contro la strategia zero covid 23

Non si può più dire che siano «manifestazioni senza precedenti per la Cina», perché già in primavera Shanghai era stata segnata da proteste e tafferugli, con la gente esasperata per due mesi consecutivi di lockdown, per gli ingressi dei palazzi circondati da gabbie e la difficoltà di ricevere rifornimenti alimentari, per decine di migliaia di cittadini spediti a forza nei lazzaretti. Mentre il resto del mondo si era già riaperto e aveva deciso di «convivere» con gli strascichi della pandemia, soprattutto grazie ai vaccini.

 

proteste in cina contro la strategia zero covid 9

L'altra notte però, a Shanghai centinaia di persone hanno cominciato a scandire «Abbasso il Partito comunista», «Xi Jinping dimissioni», «Basta tamponi, vogliamo lavoro e diritti».

Sono le stesse parole che erano state scritte in due striscioni appesi a un ponte di Pechino nel distretto di Haidian a ottobre, pochi giorni prima del Congresso del Partito che ha consegnato a Xi il terzo mandato da segretario generale: quel giorno era stato un contestatore solitario a sfidare la polizia, lo avevano arrestato dopo pochi minuti ed è scomparso in una cella, ma le foto della sua protesta erano state diffuse sul web.

 

l arresto del giornalista della bbc edward lawrence

Prima dell'intervento massiccio della censura, sui social mandarini era circolato l'hashtag #HaidianPiccolaScintilla , un riferimento a una frase rivoluzionaria attribuita a Mao: «Una piccola scintilla può incendiare la prateria». Quelle parole sono rimaste nella memoria dei cinesi che domenica notte sono scesi in strada. E quando si muovono i giovani universitari per invocare libertà, il fuoco può correre.

 

Se a Shanghai e Pechino i dimostranti erano poche centinaia, la settimana scorsa si era ribellata un'intera città operaia: la famosa e famigerata iPhone City di Zhengzhou dove 200 mila lavoratori assemblano gli apparecchi della Apple, confinati da settimane negli impianti per evitare la diffusione dei contagi all'esterno.

 

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Xi Jinping ha ripreso a viaggiare, il 14 novembre è sbarcato al G20 di Bali con la moglie al fianco, senza mascherina dopo l'autoisolamento (sanitario e politico) che si era autoimposto dal gennaio del 2020. L'11 novembre il suo Politburo aveva annunciato un ammorbidimento delle restrizioni per i cinesi, per «ottimizzare l'impatto sull'economia e la vita della gente».

 

proteste in cina contro la strategia zero covid 20

Ma di fronte a una ripresa della circolazione del coronavirus sono subito tornati i lockdown. La classe media è delusa, frustrata e sconcertata. Prima della pandemia 150 milioni di cinesi andavano all'estero in vacanza ogni anno: ora possono al massimo sperare di visitare parchi e musei nazionali, se non sono chiusi per precauzione. Le attività industriali e commerciali, i servizi soffrono: gli economisti prevedono che il Covid Zero porti solo crescita zero nel quarto trimestre di questo 2022.

 

Sicuramente Xi sta riflettendo sulle proteste simultanee in città e università. Non può illudersi che la censura spazzi via dal web tutte le immagini e le critiche. Le forme di contestazione si rinnovano giorno dopo giorno, con la creatività degli studenti che ora sui social mettono post vuoti o con poche parole di scherno e sfida: «Tutto bene, inutile spiegare, tanto tutti sanno».

 

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E poi ci sono quei fogli bianchi sventolati davanti a funzionari di Partito e poliziotti, per dire che anche cancellare la verità non cambia la realtà. La linea Covid Zero non funziona più, la gente è tanto esasperata da scendere in strada (e ci vuole molto coraggio a Pechino). I tecnocrati comunisti sembrano in stato confusionale, forse non avevano detto a Xi tutta la verità: è questo il rischio principale di un potere piramidale con un uomo solo al comando per molti anni.

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Inseguendo l'azzeramento dei contagi, impossibile con tutte le varianti del coronavirus che si sono succedute, la Cina ha sprecato fondi enormi per costituire un sistema di sorveglianza sanitaria che è diventato repressione: obbligo di tampone quotidiano per potersi muovere, lockdown a intermittenza, costruzione di lazzaretti, centinaia di migliaia di vigilanti in tuta bianca. Una formula che all'inizio della pandemia ha evitato molti contagi e morti ma che è insostenibile, un incubo.

 

È anche probabile che Xi sia nel guado perché gli sono stati riferiti i risultati delle proiezioni degli epidemiologi cinesi e internazionali. Pechino ha perso troppo tempo e troppe risorse senza costruire una strategia di uscita dalla gabbia delle restrizioni sanitarie. Al momento i contagi sono limitati a circa 40 mila al giorno.

 

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Ma se la Cina riaprisse ora, con i suoi vaccini meno efficaci e meno diffusi di quelli occidentali, con i suoi ospedali meno preparati, nei prossimi sei mesi si registrerebbero 363 milioni di contagi e 620 mila morti. Dopo tre anni di sofferenze per i lockdown neanche Xi potrebbe spiegare ai cinesi la gravità del fallimento, ammettendo che il Partito-Stato funziona peggio delle democrazie occidentali.

 

2 - LA STRETTA DI XI BLOCCA LE RIVOLTE IN CINA "I RIBELLI FOMENTATI DA POTENZE STRANIERE"

Estratto dell’articolo di Lo. Lam. per “la Stampa”

 

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[…] almeno 16 città cinesi coinvolte in proteste senza precedenti per vastità e contenuti negli ultimi decenni, una battuta d'arresto. I giovani che intonavano l'Internazionale e l'inno cinese, ma anche slogan in cui chiedevano libertà d'espressione e la fine delle restrizioni anti Covid, hanno lasciato posto alle macchine della polizia. […] La censura si è impossessata anche del web: contenuti e parole chiave sono stati bloccati, mentre i social sono stati invasi di messaggi promozionali (spesso a luci rosse) rendendo difficile la navigazione. Altri segnalano come la regia della tv cinese eviti ora di mostrare gli spalti degli stadi dei mondiali di calcio. Non mancano i cinesi che raccontano che vedendo i tifosi senza mascherine si sono sentiti «su un altro pianeta».

 

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[…] Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, ha collegato le proteste a «forze con secondi fini». E un post su Weibo della moglie del diplomatico fa riferimento esplicito a «interferenze straniere». Altri account ultranazionalisti ripescano la teoria del complotto delle armi biologiche americane. […] nella popolazione (soprattutto urbana) si è diffuso un sentimento di sfiducia che non sarà facile dissipare. Anche perché in aiuto non arrivano i dati economici. Apple, nel frattempo, conta i danni: a causa delle proteste nello stabilimento della Foxconn a Zhengzhou, si prevede un calo di produzione di quasi 6 milioni di esemplari di iPhone Pro.

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