ema stokholma

"MAMMA NON MI MANDAVA A SCUOLA QUANDO I LIVIDI SI VEDEVANO. PAPÀ DICEVA: TORNO LUNEDÌ, E RICOMPARIVA DOPO ANNI” – EMA STOKHOLMA RACCONTA IN UN LIBRO LE VIOLENZE SUBITE: “NON LE HO MAI DENUNCIATE PERCHE’ AVEVO TROPPO PAURA DI TORNARE A CASA” - "FIGLI? NON LI DESIDERO, NON SONO CRESCIUTA CON IL MITO DELLA FAMIGLIA DA MULINO BIANCO” – LA SESSUALITA’ (“E CHI DICE CHE LA VIVA IN MODO POSITIVO?”), L’INCONTRO CON MARINA ABRAMOVIC, IL RAPPORTO CON ANDREA DELOGU (“LEI È LA BOSS”), I TATUAGGI (“HO COMINCIATO A TOGLIERLI MA È DOLOROSO. PENSO DI AVER SOFFERTO GIÀ ABBASTANZA”) E IL MESTIERE DI MODELLA: "MOLTO NOIOSO, DEVI MOSTRARE TUTTO FUORI, MENTRE IO HO TUTTO DENTRO”

Elvira Serra per il “Corriere della Sera”  - Estratti

 

Morwenn o Ema? 

ema stokholma 56

«Mi sento sempre Morwenn, ma capisco che si debba semplificare.  Quindi Ema va bene». 

 

(...)

 

Nel 2009 Morwenn Moguerou, 41 anni, ha scelto il nome con cui vivere la sua vita adulta: Ema Stokholma. Conduttrice radiofonica ( Back2Back e Radio 2 Social Club su Radio 2), deejay (ha aperto il concerto del primo maggio in piazza San Giovanni a Roma), scrittrice ( Per il mio bene , premio Bancarella 2021 per HarperCollins), pittrice (su Instagram posta le foto dei suoi quadri, che adesso vende), attrice ( Vita da Carlo , su Paramount+), sta lavorando per diventare anche poetessa. «Gli appunti che scrivo dopo le sedute dall’analista sono vere e proprie poesie», chiosa sorridente su una panchina del parco di Villa Celimontana a Roma. 

 

Quale definizione le piace di più? 

«Sono una donna che lavora. E che fa cose bellissime. Approfitto del fatto che me le lascino fare!». 

 

Nel suo memoir ha raccontato il primo ricordo brutto, quando a 4 anni sua madre la picchiò in auto. Vogliamo dire il primo ricordo bello? 

«Sono stati tantissimi a scuola, con i miei compagni. Era bellissimo andarci e vivere una vita normale in mezzo a loro. In mensa mangiavamo tutti insieme e ricordo che finivo sempre i loro piatti: ero affamatissima». 

ema stokholma cover

 

A casa rifiutava di proposito il cibo che le preparava sua madre? 

«Forse rifiutavo tutto quello che arrivava da lei, sto ancora cercando di capirlo. Anche adesso mi capita di lasciarmi andare a questa forma di inappetenza». 

 

Magari quando è giù di corda? 

«Io non sono mai giù di corda. Magari mi arrabbio, ma mi passa dopo 10 minuti. E comunque non so resistere alle chips!». 

 

Ha più rivisto Stéphane, il libraio che le salvò la vita, inconsapevolmente, quando sua madre la incitò a buttarsi nel fiume? 

«Avevo 9 anni e no, non l’ho rivisto. Quando sono tornata a Romans-sur-Isère, due anni fa, lui non c’era: il negozio sì, con lo stesso poster appeso in vetrina». 

 

E ci sono ancora le iniziali sue e di suo fratello Gwendal sul cemento del marciapiede davanti alla vostra casa di allora? 

«No, perché è stato rifatto. Ma un mio amico mi ha regalato un piccolo tappeto che lo riproduce. È stato un bellissimo dono, perché mi ricorda uno dei pochi gesti edificanti che ha fatto mia madre nei nostri confronti. Fu plateale, mi fece piacere: mi dimostrava che un po’ esistevo ai suoi occhi». 

 

ema stokholma marina abramovic alessia marcuzzi

Non pensò mai di denunciare a un adulto quello che succedeva in famiglia? 

«Mi prendo le mie responsabilità, ma io avevo troppa paura di ritornare a casa dopo una eventuale denuncia. Lei, poi, non mi mandava a scuola quando i lividi si vedevano. E comunque non è che avessi dei modelli di riferimento positivi, tra gli adulti: persino mio padre mi diceva “ci vediamo lunedì”, e poi ricompariva dopo quattro anni...». 

 

Vi vedete adesso? 

«Ogni tanto mi manda un messaggio». 

 

Invece suo fratello? 

«Per fortuna ci vediamo! In genere 5-6 volte l’anno, l’ultima un mese fa a Parigi». 

 

Aveva letto il suo memoir prima della pubblicazione? 

«La stesura definitiva no, ma lo ha visto crescere passo passo: gli mandavo i capitoli man mano che li scrivevo; senza il suo consenso non lo avrei mai pubblicato. I proventi li divido equamente tra di noi, perché è la mia storia, ma anche la sua». 

 

Sua madre la colpevolizzava molto sul sesso, anche quando lei era troppo piccola per decifrare le sue accuse. Come è riuscita, poi, a vivere la sessualità in modo positivo? 

«E chi dice che io la viva in modo positivo?». 

 

ema stokholma 2

Sogna ancora sua madre? 

«Mi capita di rado. Le poche volte che succede, è sempre la mamma giudicante che mi disprezza». 

 

Che effetto le ha fatto vincere il Bancarella? 

«Non riesco a definire l’emozione che ho provato. Mi è sembrata una ricompensa, una compensazione assurda, in eccesso. Forse è semplicemente la legge del karma». 

 

Escludendo quel giorno, quando si è sentita più felice? 

«Quando ho venduto il mio primo quadro.  In questo mi ha aiutata Gino Castaldo, che è la persona più saggia che conosca. Anziché piagnucolare perché nessuna galleria mi chiamava per chiedermi di esporli, lui ha suggerito di fare tutto da sola, come quei cantanti che si producono e si pubblicano senza una casa discografica. Io ho Riccardo, un ragazzo che da Londra gestisce la vendita dei miei lavori su Instagram». 

 

ema stokholma 34

Come sono le sue quotazioni? 

«L’ultimo l’ho venduto a cinquemila euro

 

(...)

 

A proposito di amici, parliamo di Andrea Delogu? 

«Lei è la boss: decide sempre dove si mangia e a che ora, il lunedì vuole già pianificare quello che si farà il sabato». 

 

Di cosa le è più grata? 

«Della comprensione. Ha un’attitudine all’ascolto, ti chiede le cose perché veramente vuole conoscerle. È stata la prima a chiedermi, per esempio, di mia mamma, e quando le ho raccontato cosa mi faceva, ha voluto sapere dove, quando, tutto». 

 

Scelga un altro amico. 

«Luca Barbarossa: è diventato in pochi mesi una figura importante per me, lo ammiro per la famiglia che ha e per le scelte che ha fatto. E Mirko Nazzaro, che mi ha messo sulle tracce di Marina Abramovic». 

 

In che senso? 

«Ero volata a Londra a vedere una mostra di Abramovic, dietro suo consiglio. Poi sono andata a Viterbo, per vedere la performance con l’ologramma. E la scorsa primavera la direttrice di Radio 2, Simona Sala, mi ha chiesto se volevo intervistarla per RaiPlay: non potevo crederci!  Per migliorare il mio accento francese, ho preso lezioni di inglese online». 

 

Era agitata? 

ema stokholma

«Tantissimo. Lei è una delle artiste viventi più importanti, ha cambiato il ruolo della donna nel mondo dell’arte. Da poco mi ha invitata con Alessia Marcuzzi a Capri, perché l’avevamo citata in tv». 

 

 

 

(...)

Non ha traslocato da poco? È a quota 39! 

«Se calcoliamo la ristrutturazione, allora i traslochi sono 40, perché comunque ho riempito gli scatoloni per farla. Ma nemmeno questa è la mia casa definitiva. A parte che sono proprio di fronte ai Musei Vaticani, e può immaginare cosa è stato nelle scorse settimane... Ma la mia natura è spostarmi di continuo». 

 

Ora ha tutto quello che sognava da bambina? 

«Sognavo una famiglia stile Friends , e ce l’ho.  Sognavo di fare la cameriera, e anche quello l’ho fatto e mi è piaciuto: mi pagavano la sera stessa, quindi vedevo subito il risultato del mio lavoro». 

 

Non ha mai sognato dei figli? 

ema stokholma e andrea delogu

«No, non l’ho mai desiderato. Non sono cresciuta con il mito della famiglia da Mulino Bianco, questa è forse una delle poche cose di cui ringrazio mia madre». 

 

Però ha avuto un compagno con due figlie. 

«È stata una bellissima esperienza. Spero che sappiano di poter sempre contare su di me». 

 

Toglierà i tatuaggi? 

«Ho cominciato a farlo, ma è tanto doloroso e in fondo penso di aver sofferto già abbastanza.  Comunque sì, un po’ alla volta ce la farò». 

Le è piaciuto fare la modella? Ha sfilato per Valentino, Fendi, Versace... 

«Sinceramente no. È un mestiere molto noioso, dove devi mostrare tutto fuori, mentre io ho tutto dentro». 

 

Continua ad andare in analisi? 

«Sì, dal 2012: ho cambiato svariati terapisti, ma non ho mai smesso di lavorare su di me». 

 

Qual è la cosa a cui tiene di più oggi? 

«La mia libertà». 

ema stokholma

 

ema stokholma (2)ema stokholmaema stokholma e andrea delogu 1ema stokholmaema stokholma (5)ema stokholmacarlo verdone gianna nannini ema stokholmaema stokholmaema stokholma carlo verdoneema stokholmaema stokholmaema stokholma ema stokholma 3ema stokholmaangelo madonia ema stokholmaEMA STOKHOLMA ema stokholma foto di baccoEMA STOKHOLMA ema stokholma achille lauro

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")