lukashenko calvizie riporto

ER-RIPORTER: VIAGGIO DENTRO LA CALVIZIE! IN UN MONDO DI TRICOLOGICAMENTE IRRISOLTI CHE OSCILLANO TRA L’AUTOTRAPIANTO, IL RINFORZINO (VERO LOLLO?) E IL GATTO MORTO, IL DITTATORE BIELORUSSO LUKASHENKO ASSURGE A SIMBOLO DI RESISTENZA DEL RIPORTO (CHE ANNOVERA ILLUSTRI ESPONENTI, DA GIULIO CESARE A LINO BANFI) - PER GLI UOMINI PERDERE I CAPELLI È ANCORA CONSIDERATO UNO STIGMA. IL TURISMO TRICOLOGICO IN TURCHIA CON PACCHETTI DA 2.500 EURO - IL MONDO DEL CALCIO È UNA FUCINA DI ORRORI CON DUE ECCEZIONI: ANTONIO CONTE E CARLOS AUGUSTO

Dagonota

lukashenko

 

Lode a Alexander Lukashenko, ma la politica non c’entra. In un mondo di tricologicamente irrisolti che oscillano tra l’autotrapianto, il rinforzino (vero Lollo?), la rasatura completa e il gatto morto, il dittatore bielorusso assurge a simbolo di resistenza del riporto, l’escamotage tricologico per camuffare l’incipiente calvizie.  

 

C’è poco da fare ironie da trico-bulli. Lukashenko ha un parterre de roi a cui ispirarsi. In principio fu Giulio Cesare, sbeffeggiato dai suoi stessi soldati come “l’adultero calvo”. Anche la penna di Indro Montanelli si insinuò salace nei tentativi di mascherare la perdita dei capelli del “seduttore zuccapelata”. Historia magistrae vitae. Il vanitoso Napoleone studiava l’acconciatura migliore per nascondere la fronte inutilmente spaziosa e non di rado nella ritrattistica è immortalato con sparuti ciuffi di capelli tirati davanti. La grandeur del riportino. 

 

Non mancano esempi nella politica italiana, ad iniziare dal governatore della Sicilia Renato Schifani che, abituato da avvocato a spaccare il capello in quattro, quando occupava lo scranno più alto di Palazzo Madama esibì una cofana posticcia degna di una fiction Rai sul Gattopardo. Per fortuna arrivò “mani di forbice” Berlusconi, molto attento alla resa televisiva dei suoi, che lo invitò a darci un taglio. Zac! E arrivò Enzo Moavero Milanesi, ministro degli Esteri nei governi Letta e Monti, destinato a non lasciare traccia se non per la voluminosa acconciatura. L’essenziale, nel suo caso, fu troppo visibile agli occhi.  

trump

 

 

Per restare dalle parti del Parlamento, sia pure nella sua declinazione cinematografica, va segnalato il Lino Banfi della commedia “L’onorevole con l’amante sotto il letto”. Anche se il punto di riferimento fortissimo (e inarrivabile) per i cultori del riporto resta la chioma del comico pugliese nel film “Zum Zum Zum - La canzone che mi passa per la testa” del 1968.  

 

E che dire del mitologico Dan Peterson, nella pubblicità del Lipton Ice Tea? Mmmhmmh, per me Numero uno. Negli anni ’80 la concorrenza era fortissima e sul podio salgono anche Dick Van Patten della Famiglia Bradford e Franco Strippoli, uno dei “pupazzoni” di Novantesimo Minuto di Paolo Valenti.  

 

Il mondo del calcio è una fucina di orrori. Dai filamenti “british” di Bobby e Jack Charlton, fino ai capelli “ a zona” di Gervinho, detto “Er tendina” senza dimenticare il caos tricologico dell’ex difensore del Milan Paletta invitato sui social da migliaia di persone, e forse anche da Berlusconi, a fare pulizia dei peli superflui. Il riporto è democratico, unisce sotto lo stesso pettine, Adriano Celentano e Nicolas Vaporidis, l’attore di “Notte prima degli esami”, Lukashenko e Trump. Make hair great again… 

lino banfi 45

 

 

LA SOLITUDINE DEI CALVI

Articolo di Maria Teresa Veneziani per “7 - Corriere della Sera”

La straordinaria trasformazione estetica di Carlos Augusto, con quella chioma incredibilmente rinfoltita in soli 4 mesi, è diventata un tema di dibattito tra i tifosi dell’Inter. Il difensore brasiliano lo aveva annunciato in un’intervista e, approfittando del tempo libero, la scorsa estate fra la fine del campionato e la mancata convocazione per la Coppa America con la sua nazionale, ha agito.

 

È solo uno degli ultimi eclatanti esempi tra i calciatori che — la moda insegna — sono diventati i più accreditati testimoni della nuova vanità maschile. Tra i precursori del trapianto i tifosi citano subito Antonio Conte, che — si dice — già nel 2000 si sarebbe sottoposto a ben tre interventi per porre rimedio al problema. Niente capelli prima, tanti oggi.

 

E poi il bello per eccellenza, David Beckham, che aveva visto la sua chioma bionda stile Backstreet Boys svanire di partita in partita e ormai da anni, invece, si mostra in pubblico e nelle foto come un affascinante cinquantenne senza rughe e dalla chioma rigogliosa. Stessa trasformazione per il campione del mondo 2006 Fabio Cannavaro, che aveva iniziato a rasarsi a zero, forse nel tentativo di nascondere una stempiatura sempre più evidente, e ora sfoggia un capigliatura a spazzola.

 

enzo moavero milanesi

I calciatori sono solo la punta di un fenomeno sociale (e culturale) che sta condizionando l’immaginario collettivo. Con il fiorire dei nuovi trattamenti e degli impianti diretti senza punti di sutura o incisioni i capelli vengono spostati dalla nuca alle «piazze»: accettare la calvizie sembra essere diventata una scelta penalizzante, una sorta di solitudine del calvo in un mondo di chiome folte. E pazienza se insieme con la calvizie si rischia di perdere anche un aspetto naturale della mascolinità.

 

«Sta cambiando radicalmente il rapporto degli uomini con la propria immagine», racconta Filippo Magistretti, medico estetico specializzato in tricologia e trattamenti per il viso che pratica negli studi di Zurigo e Milano. «Si parla tanto di body positivity, ma per gli uomini il fatto di perdere i capelli è ancora considerato uno stigma senza rimedio.

 

francesco lollobrigida

È un problema che devo affrontare tutti i giorni. Questi ragazzi hanno 35-40 anni, sono bei fusti, muscolosi: alla prima stempiatura arrivano da me come se avessero perso un occhio o avessero scoperto una malattia grave. Un atteggiamento che, lo ammetto, fatico a comprendere, probabilmente per una questione generazionale».

 

Magistretti parla con cognizione di causa, incarna il ruolo di medico e paziente. «Io ho fatto tutto quello che si poteva fare: face-lift, blefaroplastica, trattamenti stimolanti come Morpheus e Ultherapy, trapianto di capelli, e ora vivo bene i miei 70 anni».

(…)

«Posso dire che quando vedo le mie foto prima e dopo il trapianto riconosco che sto meglio, che è stato intelligente farlo, ma la stempiatura non era così determinante» racconta il dottore. «La decisione del rinfoltimento è arrivata durante un corso per il mio lavoro in Grecia tenuto dagli esperti del gruppo DHI (Direct Hair Implantation) considerato leader mondiale in fatto di trapianto dei capelli.

 

napoleone bonaparte

Dovevamo sperimentare a vicenda le nuove tecniche e io pensavo che il collega che si stava prendendo cura di me avrebbe applicato un massimo di mille capelli; invece mi ha disegnato sulla fronte questo aumento di due o tre centimetri per un totale di 4.000 capelli. Ero incredulo, mi sentivo un po’ uomo di Neanderthal, ero molto scettico e invece sono rimasto molto soddisfatto.

 

Però, ripeto, considero più importanti altre modificazioni del viso, per esempio la ruga glabellare, quella riga profonda in mezzo agli occhi, che a me disturba ben di più rispetto a una ste mpiatura: ti conferisce un carattere severo, duro; cerco di spiegarlo ogni volta a un mio paziente, ma non gliene importa niente, a lui interessano solo i capelli».

 

«Questa forma di idiosincrasia nei confronti della calvizie è scoppiata negli ultimi 15-20 anni: prima avere pochi capelli non era un disonore, semmai un inconveniente legato alla genetica e al diventare adulto», racconta l’esperto.

 

«Nell’era social, la percezione della bellezza è cambiata in modo esponenziale, Instagram e TikTok promuovono modelli omologati a discapito dell’unicità», interviene da Beverly Hills Renato Calabria, chirurgo plastico delle star. E se oggi le ragazze si presentano dal chirurgo con le immagini delle Kardashian o di Belèn per avere labbra carnose e zigomi prominenti, i ragazzi coltivano il sogno di dorsi e ventri scolpiti completamente glabri, ma devono avere tanti capelli in testa.

dan peterson

 

Oltreoceano i ragazzi sono tornati a farsi la permanente e proprio gli uomini guidano la tendenza, osservava il Guardian. «Si possono avere soldi, ricchezza e potere, ma per gli uomini avere capelli folti è sinonimo di mascolinità, virilità e identità», ha spiegato Pascal Matthias, docente dell’Università di Southampton, «i capelli rappresentano più di un semplice stile».

 

(…)

La pressione sociale che mina l’autostima ha scatenato il business della ricrescita. Lo ha colto al volo Cristiano Ronaldo. Il campione di calcio e di marketing (653 milioni di follower) nel 2022 ha aperto a Milano la prima clinica italiana per il trapianto di capelli del Gruppo Insparya, fondato insieme con il manager portoghese Paulo Ramos.

 

gervinho

«Dopo 16 anni di esperienza ottenuta in Spagna, Portogallo, Italia e Oman, con oltre 60.000 trapianti eseguiti, l’obiettivo è di rafforzare la nostra leadership e posizionarci come forza trainante nella cura dell’alopecia e della salute dei capelli», spiegano dal sito i due soci accanto all’immagine di un sorridente Ronaldo dalla folta chioma.

 

Oggi, poi, la vera concorrenza arriva dalla Turchia, con tanto di viaggi charter e hotel quasi occupati esclusivamente da uomini alla soglia dei 30 anni che rincorrono il sogno di tornare con i loro bei ciuffi giovanili. «Ho tanti pazienti che vengono da me per chiedere un preventivo»

 

ammette Magistretti «ma quando parlo di circa 7 mila euro, mi confidano che andranno in Turchia dove le offerte sono a 2.500 euro». Ai primi posti delle ricerche su Google spicca EuroInstanbul, pacchetti all inclusive (3 pernottamenti in hotel, autisti personali e traduttore in clinica) con le nuove tecniche DHI o FUE (Follicular Unit Extraction) che non richiedono punti di sutura o incisioni.

dick van patten

 

«In parte il nostro prezzo è giustificato dal fatto che l’operazione all’occidentale prevede uno smistamento accurato dei bulbi prelevati — da 1, 2, 3 o 4 peli — perché durante l’innesto hanno una destinazione diversa», continua Magistretti. I capelli singoli sono utilizzati per fare la frontiera, poiché puoi orientarli in base alle preferenze del paziente, a spazzola, con la riga a destra o a sinistra».

 

Sarà dunque questa l’ultima generazione di riporti e posticci con polveri addensanti che rendono surreali le teste di certi politici e conduttori televisivi? Piccoli gesti di occultamento che non sempre ottengono il risultato sperato da chi li adotta — apparire più giovane e vitale — e invece raccontano una storia di vulnerabilità.

 

«Vedo pazienti che ci soffrono tantissimo», racconta Alberto Aronica, medico di base milanese alle prese con ragazzi poco più che ventenni che si presentano in ambulatorio su indicazione del dermatologo per avere la ricetta della Finasteride a un grammo. «Non esiste in questo dosaggio in commercio e quindi occorre farlo fare dal farmacista.

 

Si tratta di un anti-ormone, blocca gli ormoni androgeni il cui eccesso rende più fragili i capelli. È un farmaco usato per i problemi di prostata e io li metto in guardia rispetto ai possibili effetti collaterali, come la diminuzione della libido, ma questi ragazzi sono talmente fissati con i capelli che è difficile dissuaderli.

 

È un problema psicologico che ha a che fare con l’accettazione di sé e l’autostima e per lo stesso motivo si sfiancano per gonfiare i muscoli. Tra l’altro proprio in questi giorni è uscita una informazione dell’Aifa perché sono stati rilevati effetti suicidari con l’assunzione di questo farmaco e quindi bisogna fare molta attenzione».

carlos augusto 3

 

«L’approccio ai capelli è completamente diverso anche rispetto a quello del viso» conferma Magistretti. «Mentre sulla pancetta o una ruga l’uomo arriva e si pone ancora delle domande, la calvizie androgena — che è ereditaria — diventa un’ossessione, uno scoglio che si vuole assolutamente superare.

 

Mi colpiscono quegli uomini che hanno provato tutto e hanno la storia della tricologia impressa sulla loro testa. Si sono sottoposti a ogni tortura sperimentale della chirurgia, dai primi trapianti che prevedevano lo scollamento di lembi di cuoio capelluto dalla nuca poi ruotati sulla parte anteriore, alll’applicazione di Minoxidil e le iniezioni di Prp, ino ai tatuaggi».

 

Le cliniche di trapianti come DHI mettono a disposizione uno psicologo per aiutare a superare la delusione di chi ha una zona troppa vasta da poter essere compensata con il numero massimo di innesti, fissato attorno ai 4-500 bulbi. «Si può accettare la realtà e pure piacersi. È quello che ha fatto dopo alcuni tentativi deludenti anche John Travolta», ricorda Renato Calabria.

 

«È vero che c’è un grande interesse attorno ai capelli, ma come nella anti-aging anche per perfezionare la scienza del capello ci vorrà ancora una ventina di anni. Certo oggi i trapianti sono più facili, ma anche chi vi si sottopone poi deve fare i conti con il progressivo diradamento dovuto all’età. Calvi e stempiati per il momento non si sentiranno soli».

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