1- RIGIDA COME LA SUA IMPALCATURA TRICOLOGICA, ANNA MARIA TARANTOLA SI APPRESTA AD “OPERARE” A MODO SUO IL MALATO TERMINALE CHE GIACE A VIALE MAZZINI 2- LA PIA SIGNORA DELL’OPUS DEI, CARA ANCHE A BERTONE, EX CERBERO DELLA VIGILANZA DI BANKITALIA CIRCUITA DA MONTI CON LA PROMESSA DI GLORIA ETERNA (“PASSERAI ALLA STORIA PER AVER RISANATO LA RAI”), COGITA NELA SUA MENTE LE SEGUENTI OPERAZIONI: NON SOLO L’AUMENTO DEL CANONE MA ESTIRPARE ALLA RADICE L’EVASIONE IMPONENDO PER LEGGE L’IMPORTO DEL CANONE NELLA BOLLETTA ELETTRICA 3- LA GRANDE UTOPIA: NON SODDISFATTA DI AVER OTTENUTO IL POTERE DI FIRMA DEI CONTRATTI FINO A DIECI MILIONI, RENDENDO IMPOTENTE ED INUTILE IL CDA, LADY T VUOLE MAGGIOR POTERE DI GESTIONE AL FINE DI FAR FUORI LA PRIMA E LA SECONDA LINEA DELLA RAI, ERGO LE TRUPPE MAMMELLATE DELLA POLITICA E DEL “PARTITO RAI”. CI RIUSCIRÀ?

1- DAGOREPORT
Rigida come la sua impalcatura tricologica, Anna Maria Tarantola si appresta ad "operare" a modo suo il malato terminale che giace a viale Mazzini. La pia signora dell'Opus Dei, cara anche a Bertone, cerbero della Vigilanza di Bankitalia circuita da Monti con la promessa di gloria eterna ("Passerai alla storia per aver risanato la Rai"), cogita nela sua mente le seguenti operazioni: non solo l'aumento del canone ma estirpare alla radice l'evasione imponendo per legge l'importo del canone nella bolletta elettrica.

Infine, la grande utopia: non soddisfatta di aver ottenuto il potere di firma dei contratti fino a dieci milioni, rendendo impotente ed inutile il Cda, la Tarantola vuole maggior potere di gestione al fine di far fuori la prima e la seconda linea della Rai, ergo le truppe mammellate della politica. Ci riuscirà?

 

2- BREVIARIO...
Antonello Caporale per "la Repubblica" - "Ho letto molto e girato il mondo", Luisa Todini, candidata Rai

3- GUBITOSI E TARANTOLA GIÀ AL LAVORO "IL NOSTRO MODELLO È LA BBC"
Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

Bilanci, contratti delle star, stipendi di dirigenti, giornalisti, collaboratori e una cartella che preannuncia la svolta: la comparazione dei costi di gestione della Rai con quelli delle altre televisioni pubbliche europee, a partire dalla Bbc. Sulla scrivania di Anna Maria Tarantola, presidente in pectore di Viale Mazzini, c'è questo dossier. L'ha visto Lucia Annunziata ricevuta la scorsa settimana in Banca d'Italia per una chiacchierata amichevole di due ore. «Ho trovato una persona molto simpatica, molto determinata e molto preparata».

Vuol dire che Tarantola non è stata con le mani in mano durante questo mese in cui i partiti l'hanno costretta nel limbo tra la designazione del governo e i pieni poteri. Ha incontrato anche il presidente uscente Paolo Garimberti e Sergio Zavoli, per una vita cronista, prima firma e grande capo di Mamma Rai. Lo ha fatto sempre nel suo ufficio di Via Nazionale. Niente salotti, nessun vertice a casa di amici degli amici. Colloqui informali ma istituzionali. Un metodo di lavoro.

Tarantola, lodigiana, 67 anni, sposata con due figlie, è un'esperta di governance. Come capo della Vigilanza di Bankitalia in fondo si è occupata del sistema produttivo italiano attraverso gli istituti di credito. Adesso vuole dare un nuovo modello di gestione all'azienda italiana che più di ogni altra è sinonimo di lottizzazione, partitocrazia, raccomandazioni al posto del merito. Dalla valletta al direttore, tutti passano per la politica. Secondo alcuni, il suo approdo finale è la privatizzazione. Un'impresa culturale ben gestita può essere ambita dagli investitori privati. Così com'è, no. Bisogna lavorare. «Non mi sento di passaggio», è il suo slogan.

L'hanno definita un'aliena. Una signora che non conosce la macchina e il prodotto. Sarà. Ma i conti della Rai li ha mandati a memoria, sa dove muoversi e come farlo. Ancora qualche giorno fa, nella sede del ministero dell'Economia, ha guidato l'ennesima riunione con il direttore generale designato Luigi Gubitosi e Marco Pinto, il membro del Cda scelto da Monti. Gli "alieni" non perdono tempo. Pinto ha tirato fuori le carte che gli hanno consegnato gli uffici del ministero dell'Economia, azionista di Viale Mazzini. Lì i nuovi vertici hanno trovato di tutto: gli sprechi, i trucchi, le aree di un possibile intervento. Di Gubitosi si dice sia un mago dei grafici e delle slide.

Dove c'è un buco, lui punta l'indice. È un manager cinquantenne, napoletano, che ha passato vent'anni in Fiat prima di approdare alla Wind come amministratore delegato. È soprattutto un CFO, ossia un capo finanziario, che usa le forbici sui costi e sul personale. La televisione la guarda. «I telegiornali a inizio giornata e la sera. I talk show, gli approfondimenti», dice.

La mattina segue su Raitre Agorà, condotta dall'amico Andrea Vianello. Sul suo tavolo passeranno anche le pratiche delle nomine. Per legge, il direttore generale propone i candidati alle direzioni. Sarà dunque Gubitosi a gestire il cambio al Tg1 dove Alberto Maccari è in uscita, la crisi di Raidue e, novità delle ultime ore, la posizione in bilico di Bianca Berlinguer al Tg3. Ma la sua vera missione è il contenimento dei costi.

Nella sua borsa ha già la spending review della Rai. Prevede lacrime e sangue. L'emergenza pubblicità, con un calo vertiginoso degli spot, preme. Gubitosi frequentava Capalbio fino a qualche anno fa. Poi il figlio è cresciuto e si è fatto una nuova comitiva. Ha una casa a Cortina. È spesso ospite di Lupo Rattazzi nella villa di Ansedonia. Rattazzi è il figlio di Susanna Agnelli. Un filo rosso riporta il neo direttore generale lì dove tutto ebbe inizio, alla Fiat.

Marco Pinto, a Via XX settembre, è più noto come "Pitbull" per via della sua grinta. Famiglia napoletana, appassionato di matematica e musica classica, respinge i giornalisti: «Mi sono dato questa regola 25 anni fa e non ho mai sgarrato». La "squadra" di Monti ha già diviso i compiti. A Tarantola spetta la governance e la messa in opera dei ritocchi alla guida aziendale: toccherà a lei, in piena autonomia, decidere sui contratti fino a 10 milioni e sulle nomine della struttura gestionale.

Gubitosi non avrà paura di tagliare e individuerà i nomi per le caselle editoriali, direttori di tg e di rete. Pinto non mollerà l'osso delle scelte legislative e giuridiche. La domanda ora è: può la pattuglia governativa neutralizzare il potere dei sette consiglieri politici votati oggi dalla Vigilanza? È la vera sfida dei "tecnici: sottrarre Viale Mazzini alla politica. Ma gli "alieni" sono anche molto terrestri. In un'azienda così "romana" come la Rai, appiccicata fisicamente e politicamente ai Palazzi, la "squadra" deve coltivare anche rapporti politici.

La neo presidente Tarantola viene considerata vicina al segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, in una commistione tra potere temporale e spirituale che sfida i secoli e Porta Pia. Chi lo conosce definisce Gubitosi "uomo di mondo", legato a un giro di amici che va da Giovanni Malagò, simbolo del generone capitolino, a Luca di Montezemolo, per finire a Gianni Letta. Pinto è cresciuto alla scuola di Vincenzo Fortunato, potente capo di gabinetto del ministero dell'Economia, perfetto conoscitore dei corridoi della politica. Servirà anche questo per portare a termine il compito di cambiare la Rai. Oppure si rivelerà una zavorra confermando la regola del Gattopardo.

 

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