BEVI E GODI CON CRISTIANA LAURO – C’ERANO UNA VOLTA I VINI CALIFORNIANI ANNI NOVANTA, BOTTIGLIE GONFIE DI AUTOSTIMA CARICHE DI LEGNO, GRADO ALCOLICO E SAPOR DI CONFETTURA IN BOCCA. DOPO ANNI DI BODYBUILDING ENOLOGICO, OGGI SI STAPPANO BOTTIGLIE CHE SANNO FINALMENTE DI UVA. OGGI SI PARLA DI ACIDITÀ, DI TENSIONE, DI FINEZZA” – “LA CALIFORNIA RESTA NATURALMENTE LA CALIFORNIA MA OGGI, DIETRO ALL’IMMAGINE, SI PERCEPISCE UN CONTENUTO VERO. È COME SE IL VINO AMERICANO AVESSE DECISO DI CRESCERE: MENO TESTOSTERONE E UN PO’ PIÙ CERVELLO. DETTO CIÒ, IO CONTINUO A TIFARE PER I VINI ITALIANI…”
CRISTIANA LAURO E I VINI CALIFORNIANI
L’EVOLUZIONE DEI VINI CALIFORNIANI: DAL DOMINIO DEL LEGNO ALLA RISCOPERTA DELL’EQUILIBRIO NATURALE
Estratto dell’articolo di Cristiana Lauro per www.ilsole24.ore.it
cristiana lauro e i vini californiani 1
C’erano una volta i vini californiani anni Novanta, bottiglie gonfie di autostima cariche di legno, grado alcolico e sapor di confettura in bocca. […] Dopo anni di bodybuilding enologico, oggi si stappano bottiglie che sanno finalmente di uva, di frutto e non solo di esercizio fisico palestrato.
Ma partiamo dagli anni Novanta […] quando i vini californiani erano l’equivalente di un film di Michael Bay (Armageddon, Transformers) esplosivi, spettacolari e molto rumorosi. La Napa Valley pareva Beverly Hills in vigna. Parlo di Cabernet da 15 gradi, di Chardonnay più burrosi di una colazione americana (o della silhouette di Valeria Marini, se preferite, a voi la scelta!) e legni tostati a oltranza.
Il tutto benedetto dal critico più temuto e corteggiato del pianeta: Robert Parker. Egli con i suoi “Parker points”, tradusse il gusto mondiale in una questione di muscoli e concentrazione. Si chiama marketing, e chi siamo noi per giudicare?
Era l’epoca della cosiddetta “Parkerizzazione”, termine che definiva vini scolpiti per ottenere il massimo punteggio in una classifica che, al tempo, spostava (determinava) il futuro economico dell’azienda produttrice.
regioni vitivinicole in california
Calici opulenti, iperestratti, “mangia e bevi”. Veri e propri culturisti da concorso, con il frutto lucido e il legno sempre protagonista assoluto. La California al tempo era, naturalmente, la palestra perfetta per questo stile: sole abbondante, maturazioni spinte, tecnologia senza limiti e ricchi investitori pronti a tutto pur di entrare nel pantheon dei cento punti.
Poi però, lentamente, qualcosa è cambiato. […] Ed ecco che i vini californiani (ma non solo quelli a dirla tutta) si sono “deparkerizzati”. Hanno smesso di inseguire la potenza a ogni costo, abbandonando le concentrazioni e i legni coprenti, per ritrovare trasparenza e freschezza.
Oggi si parla di acidità, di tensione, di finezza. Zone un tempo considerate “fredde” sono diventate sinonimo di eleganza e precisione; quindi, mi pare evidente che i cambiamenti climatici non riguardino soltanto noi!
napa volley vigneti in california
Lo Chardonnay ha perso la camicia imburrata guadagnando sapidità; il Pinot Noir ha finalmente trovato la sua voce, senza più imitare in malo modo i cugini borgognoni, ma interpretando la California in chiave più centrata, quasi minimalista rispetto a prima. E comunque vale la regola che la Borgogna, terra tradizionalmente di contadini, abbia fatto scuola un po’ per tutti.
Anche Napa, la patria dei Cabernet milionari, ha iniziato a guardarsi allo specchio, non tutto deve necessariamente pesare quindici gradi o somigliare a un infuso di quercia sottovuoto. Si riscoprono i blend più leggeri, le fermentazioni spontanee, le vigne in altura. È un ritorno al gusto, diciamo, più che all’effetto e tutto questo fino a un certo punto mi fa simpatia.
La California resta naturalmente la California […] ma oggi, dietro all’immagine si percepisce un contenuto vero. È come se il vino americano avesse deciso di crescere: meno testosterone e un po’ più cervello.
Detto ciò, io continuo a tifare per i vini italiani. Meno pettinati, più imprevedibili e questa è spesso la nostra forza che vi prego di difendere, giacché riserva sorprese uniche al mondo, inarrivabili. Ma va riconosciuto che la California, dopo anni di palestra e paillettes, ha finalmente imparato l’arte più difficile: quella della misura.
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ROBERT PARKER 1

