“CAROLINA DI MONACO È “LA” REGINA DELLE COVER. NEL SENSO CHE È QUELLA CHE FA VENDERE DI PIÙ ANCORA OGGI” – PARLA ANDREA BIAVARDI, DIRETTORE DI “OGGI”: “LA FAVOLA DEI REALI NON MUORE. ANZI, SI RAVVIVA: KATE MIDDLETON PIACE MOLTISSIMO ANCHE PERCHÉ STA FACENDO I CONTI CON UNA DELLE MALATTIE PIÙ TREMENDE” - "LA COVER REGINA DEL 2025? FORSE LUISA RANIERI, PIACE MOLTO ANCHE SAMIRA LUI – FABRIZIO CORONA HA DETTO CHE SONO SUO AMICO? NON E’ COSI’, NON AMO I SUOI METODI - RICEVO IMMAGINI CHE METTONO IN CATTIVA LUCE ATTORI E SOUBRETTE, MA NON LE PUBBLICO – "VANNACCI? NON MI PIACE" – L’INTERVISTA NON FATTA ALLA FERRAGNI, IL PRANZO CON BERLUSCONI IN CUI IL CAV SI LAMENTO' DI VERONICA E LA SPY STORY SUL FONDATORE DELLE FRECCE TRICOLORI: “COLTIVAI A LUNGO UN SOGNO: DIVENTARE UN PILOTA MILITARE”
Roberta Scorranese per il “Corriere della Sera” - Estratti
Andrea Biavardi, chi è stato il suo maestro?
«Almeno due: Sandro Mayer e Paolo Occhipinti».
«Gente» e «Oggi».
«Mi hanno insegnato che il segreto del successo di un settimanale familiare è una giusta combinazione tra alto e basso».
Il suo «Oggi» mette insieme Stefano De Martino e don Antonio Mazzi.
«Spesso la gente mi ferma per strada e mi fa i complimenti. Per la copertina dedicata a Samira Lui, ma anche per le parole di Silvio Garattini. Credo che un familiare debba parlare a tutti».
È da poco uscito «Rolando», il suo romanzo che racconta di un pilota militare e una spia misteriosa. «Tendenza Liala»?
«No, tutt’altro. Parla di droni, di guerre moderne, di umanesimo. Rolando, poi, è un personaggio realmente esistito: per me è stato un secondo padre e i suoi insegnamenti mi hanno guidato nel corso della mia vita».
Al romanzo torneremo tra poco, ma intanto parliamo di lui.
«Rolando Goldoni, fondatore delle Frecce Tricolori, generale di squadra aerea. Fu grazie a lui se io, da bambino, coltivai a lungo un sogno: diventare un pilota militare».
Oggi però lei fa il giornalista.
«Ma a diciannove anni mi arruolai nell’Aeronautica».
Ore di volo?
«Una ventina. Pochissime, perché lasciai dopo pochi mesi. Il motivo è semplice e schietto: avevo paura».
(...)
E Rolando?
«Venne da me e mi disse: “Se vuoi lasciare, fallo, ma che questa rinuncia non diventi un modo di affrontare la vita”».
(…)
Poi il giornalismo.
«Il Carlino, il Giornale , quindi Gente . Ho diretto anche La Nazione e Il Giorno . Poi la galassia Rcs e Cairo Communications. Oggi guido il settimanale familiare per eccellenza. Enzo Biagi era delle mie parti, da lui ho imparato la schiettezza. Da Montanelli ho cercato di assorbire il linguaggio: cominciava i pezzi con le avversative, difficile ma interessante».
Ci racconti uno scoop.
«All’indomani della tragica morte di Stefano Casiraghi intervistai il padre. Quell’intervista fece il giro del mondo».
Oggi Carolina di Monaco è ancora una delle regine delle sue copertine.
«Le confesso un segreto: è “la” regina delle cover. Nel senso che è quella che fa vendere di più ancora oggi, dopo Catherine del Galles».
Ma non ci credo.
«È così: la favola dei reali non muore. Anzi, si ravviva: Kate Middleton piace moltissimo non solo perché è una giovane donna seria e molto brava nel suo “lavoro”. Ma anche perché sta facendo i conti con una delle malattie più tremende, cosa che manda un messaggio importante a tutti: il cancro si può combattere».
Un messaggio di speranza?
«Sì, unito alla sua eleganza. Il medico che l’ha operata è — anzi, era perché è morto — italiano. I giornalisti lo hanno scoperto perché hanno notato che si era trasferito temporaneamente in Inghilterra. Monitoriamo tutto».
Un altro personaggio che vince la gara delle copertine più popolari?
«Emanuele Filiberto di Savoia. In generale, i Savoia sono ricercati, però lui aveva conosciuto un periodo di calo. Forse questa nuova compagna ha fatto risalire le sue quotazioni».
La cover regina del 2025?
«Forse Luisa Ranieri».
Bellezza e intelligenza.
«Ma anche autenticità. Piace molto anche Samira Lui, coprotagonista assieme a Gerry Scotti, della Ruota della Fortuna».
Perché secondo lei fa colpo sulle famiglie?
«Perché è simpatica, semplice, una che ti fa piacere incontrare. Poi c’è la storia del padre, che lei non ha mai incontrato, altro tassello emotivo che conquista la simpatia delle persone».
Fabrizio Corona lo conosce?
«L’ho conosciuto anni fa e qualche volta ci ho anche lavorato in passato, ma non lo frequento più perché non amo i suoi metodi. Mi ha telefonato qualche tempo fa, chiedendomi il numero di una persona. Io ho chiamato questa persona, la quale mi ha autorizzato a darglielo, tutto qui.
Bene, Corona in uno dei suoi video, ha detto che io sono suo amico. Non è esatto».
Ma è possibile che ogni volta che c’è un bacio «rubato», un tradimento o un flirt estivo ci sia sempre il paparazzo pronto a scattare?
«Me lo chiedo anche io».
Sono i protagonisti stessi a chiamarli?
«Facciamo finta che non sia così».
Un esempio.
«Mai».
Un sospetto?
«Va bene. Pubblichiamo delle belle foto di Michelle Hunziker abbracciata a Nino Tronchetti Provera, nell’estate scorsa. Ora, né lei né lui hanno bisogno di visibilità, evidentemente. Però mi è parso strano che il fotografo fosse lì in quel preciso momento. Non so, una cosa però è certa: non pubblico mai foto offensive».
In che senso?
«Capita che sulla mia scrivania compaiano immagini che mettono in cattiva luce un attore o una soubrette. Vuoi perché sembrano stare male, vuoi perché evidenziano un difetto fisico. Ecco, io quelle non le pubblico. Perché fare gratuitamente del male alle persone?».
Chiara Ferragni è stata più brava: ha pubblicato lei stessa una foto con l’altro Tronchetti Provera, una specie di autogossip.
«L’ho conosciuta. Una volta mi ha invitato a pranzo, mesi dopo la vicenda del pandoro. Mi ha fatto gentilmente capire di voler rilasciare un’intervista e io sono stato chiaro: “Signora Ferragni — le ho detto — ma i giornali non erano superati come dicevano tanti suoi ex collaboratori? Se lei ha piacere di essere intervistata da Oggi o dal Corriere non è forse perché sono testate serie e affidabili?”. Lei si è detta d’accordo».
E poi?
«L’intervista non si è fatta».
Berlusconi lo ha mai incontrato?
«Una volta. Pranzo a casa sua, ad Arcore. Lo chiama Veronica al telefono. Il Cavaliere le parla, poi chiude e mi dice: “Mia moglie è in Messico con i figli e continua a portarli nei musei. Farà di loro dei forzati della cultura”. Ma non dimenticherò mai quello che avvenne dopo».
Oddio.
«Uscimmo e mi accompagnò alla macchina. Poi, con mia enorme sorpresa, mi aprì la portiera».
Be’, ci sta, come dicono i giovani.
«Andò lui stesso ad aprire il cancello».
Lei ha guidato giornali molto popolari, è normale che molti abbiano voluto e vogliano essere suoi amici.
«Sapesse quanti messaggi ricevo ogni giorno».
Dall’ormai lontano suo addio ai cieli, lei ha più pensato all’Aeronautica?
«No, per anni mi sono rifiutato anche di ricordare quel periodo. Era un capitolo chiuso, poi però, nel 1990 e durante la Guerra del Golfo venne abbattuto il cacciabombardiere con a bordo il maggiore Bellini e il capitano Cocciolone. Bellini era stato mio compagno di stanza, corso Turbine terzo. Qualcosa in me si risvegliò».
Poi, nel 2023, morì Rolando Goldoni.
«Andai a casa sua, mi misi a leggere certe sue carte. L’idea del romanzo è nata poco per volta, osservando quello che sta accadendo nel mondo. L’Intelligenza artificiale ormai pervade tutto, anche i droni militari. Questo è stato il primo spunto: come fare per “addestrare” bene l’Intelligenza artificiale? Noi europei abbiamo una carta in più, la cultura rinascimentale, quindi degli insegnamenti nobili. Poi nel romanzo c’è anche una figura femminile importante, si chiama Giulia, come mia moglie e come l’unica pilota donna di F35 in Italia».
Una spy story?
«È una spy story che mescola vicende militari, segreti internazionali, tecnologia e sentimenti. Ho letto a lungo Ken Follett e non dimentichiamo che sono stato direttore di Giallo , settimanale dedicato ai misteri».
Da ex militare che cosa pensa di Roberto Vannacci?
«Preferisco non citare il nome e parlare di “quel generale oggi impegnato in politica”.
Non mi piace e lo dico con una certa consapevolezza perché io il suo libro l’ho letto davvero. Quando scrive che il ruolo delle donne deve essere limitato agli ambienti domestici, forse scorda che fino a poco tempo fa a capo della Marina Militare degli Stati Uniti c’era una donna e, per di più, di origini italiane, figlia di immigrati, l’ammiraglio Lisa Marie Franchetti».
Un sogno che coltiva Andrea Biavardi?
«Nel giornale che dirigo e, in generale nella mia vita, io tengo moltissimo al rispetto e alla considerazione per le donne. Sogno una donna a bordo di una delle Frecce Tricolori. Con buona pace di quelli che pensano che il loro ruolo sia a casa a fare la calza» .
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