1- “PASOLINI È MORTO PERCHÉ ERA DI UNA VIOLENZA SPAVENTOSA NEI CONFRONTI DI QUESTI SUOI AMICI PUTTANESCHI. HO UN PO’ DI OMOFOBIA, CHE POI È UNA COSA MILITARE” 2- NATALIA GINZBURG? “INCREDIBILMENTE SOPRAVVALUTATA”. PAVESE? “SCRITTORE PESSIMO” 3- “SCALFARI? DIRETTORE INARRIVABILE, MA UNO MOLTO PIENO DI SÉ, CHE RECITA IL POTERE” 4- GIANNI BRERA? “UN GIORNALISTA HA FATTO CARRIERA FACENDO LA CAROGNA, FETENTE” 5- EMILIO FEDE? BOCCA LO HA RACCOMANDATO A BERLUSCONI “HO UN AMICO UN PO’ SCEMO, ERA STATO PROCESSATO COME BARO E CONDANNATO. QUESTO DISOCCUPATO, PRENDILO” 6- TRAVAGLIO? “OGNI DUE MESI FA UN LIBRO COI RITAGLI DELLA QUESTURA, DEI TRIBUNALI” 7- “MI STUPISCE CHE BERLUSCONI NON MI AMI. IN FONDO IO SCRIVO CHE È UN MAIALE” 8- TESTO TRATTO DALL’INTERVISTA DI OLTRE UN’ORA DAL DOCUMENTARIO ‘LA NEVE E IL FUOCO’ CHE IL 3 OTTOBRE SARÀ PRESENTATO A MILANO PER FELTRINELLI REAL CINEMA

Francesco Borgonovo per "Libero"

Giorgio Bocca, superata la soglia dei novantun'anni, ha assunto tratti egizi. Assiso come una faraone su uno scranno della sua casa di Milano, sul volto una pelle di pergamena, ha traslocato dalla casta degli scribi in quella dei sommi sacerdoti: ogni frase è anatema, maledizione ancestrale. Il 3 ottobre sarà presentato ‘La neve e il fuoco', documentario di Maria Pace Ottieri e Luca Musella per Feltrinelli Real cinema che consiste in un'intervista al giornalista di oltre un'ora.

Una celebrazione dell'uomo divenuto una divinità dell'antiberlusconismo. Poche settimane fa, il Fatto quotidiano lo ha interpellava come fosse un aruspice; persino Repubblica, di recente, lo ha richiamato dalle catacombali rubriche sull'Espresso e il Venerdì, dov'era confinato a mo' di reliquia, per scucirgli un paio di editoriali.

Per tutta risposta, il faraone Boccan-khamon incenerisce l'Italia intera, anche quella che lo idolatra in virtù del suo odio per il Cavaliere. Nella sua insofferenza per la modernità, egli è l'ultimo discepolo di Julius Evola, convinto di abitare nell'età del Kali Yuga, l'era oscura che precede la fine dei tempi. Nella nostalgia feroce per un arcadico passato potrebbe ricordare Pasolini, se non fosse che lui PPP proprio non lo tollera. «Avevo paura di Pasolini, della sua violenza», racconta. «Pasolini è morto perché, la rigirino pure come vogliono, era di una violenza spaventosa nei confronti di questi suoi amici puttaneschi».

A infastidirlo più di tutto, però, c'è il fatto che lo scrittore era omosessuale: «Poi mi dava noia questo: ho un po' di omofobia, che poi è una cosa militare, come i bei fioeu va a fer il solda' e i macachi resta a ca', i macachi restano a casa. Il mio concetto piemontese è che gli uomini veri vanno a fare il soldato. Quindi anche questa faccenda dei suoi rapporti con questi poveretti che manipolava...». Il gay macaco gli resta sul gozzo.

SCALFARI, FEDE E FALLACI
Non che vada meglio ad altri venerati maestri progressisti. Chissà che pensano a Repubblica della posizione di Bocca su Natalia Ginzburg: «Secondo me sopravvalutata in maniera incredibile. Io leggevo i suoi libri e non riuscivo a capire perché era una scrittrice famosa. Lessico famigliare lo trovavo una cosa elementare (...). Si sentiva che anche lei era una di razza, ma era anche una furbona, una che sapeva come coltivare il suo orto». Cesare Pavese, invece? «Come scrittore a me sembrava pessimo».

Ai giornalisti va peggio. Eugenio Scalfari resta un direttore inarrivabile, ma già quando si conobbero era «uno molto pieno di sé, che recita il potere». Gianni Brera era «un fetente, una carogna paracadutista. Sai, uno nasce carogna. Lui, come giornalista, ha fatto carriera facendo la carogna». Emilio Fede? Bocca lo ha presentato a Berlusconi. Dice di aver chiamato Confalonieri e avergli raccomandato il suo ex collega della Gazzetta del popolo. Gli disse di avere «un amico un po' scemo, era stato processato come baro e condannato. Questo disoccupato, prendilo...».

La Fallaci, da lui soprannominata «Oliala Fallaci», era «una tutta letteratura e niente cronaca. Tutta la cronaca era inventata». Un giorno le ha prestato cinquanta dollari «e non li ho mai più visti». Le signore della penna, poi, avevano l'aggravante di essere femmine, uterine. Camilla Cederna? «Era la correttezza in persona. Purtroppo, nella vita ognuno può attraversare un periodo in cui perde la testa, cioè per le donne specialmente. (...) Di politica non sapeva niente, ma quando l'ha assaggiata se n'è invaghita follemente e ha dato veramente i numeri».

In particolare, Camilla è impazzita per il caso Pinelli. Il quale «a un certo punto, ha perso la testa perché era spaventato dalle domande, da quegli interrogatori e si è buttato dalla finestra lui, non l'hanno buttato». Sarebbe dunque logico che l'Uomo di Cuneo rivedesse la sua posizione sul commissario Calabresi, quella che gli fece firmare lo sciagurato appello promosso contro di lui. Col cavolo. «Pansa adesso mi ha rimproverato, ha fatto l'articolo su Libero, dicendo: caro Calabresi, stati attento, quel Bocca ha firmato quell'ignobile appello... Per niente ignobile, perché il signor Calabresi era un poliziotto, reazionario estremo, un nemico del movimento. Perché devo chiedere scusa? Ho firmato quell'appello perché Calabresi era parte delle trame nere, era d'accordo con il prefetto che ha sviato le indagini e ha fatto arrestare gli anarchici, quindi era un nemico».

E sebbene sul suo giornale faccia intervistare il vecchio Giorgio a ripetizione, viene fulminato anche Marco Travaglio: «C'è stato un periodo in cui ero l'unico che facesse libri d'inchiesta. Oggi, invece, ogni giorno me ne arriva uno. Questi qui poi sono arrivati alla vergogna, fanno libri ignobili pur di uscire con un libro, hanno una squadra di persone che copia dai giornali e ne fanno un libro. Travaglio, ogni due mesi fa un libro. Ma come fai? Sono libri fatti coi ritagli della questura, dei tribunali, libri pessimi».

A Bocca fa schifo pure il retroterra culturale dei suoi lettori, quelli della sinistra radical venuta dal '68. Meglio le Brigate rosse di questi ultimi . «Erano più simpatici di quelli del movimento. Andavi a parlare con quelli del movimento studentesco: dei professorini, dei saputelli...». Quelli delle Br, invece, «li sentivo più vicini a me».

«NAPOLI CIMICIAIO»
Il culmine del disgusto, però, lo raggiunge quando si parla del Sud. Sin dalle prime volte in cui è stato nel Meridione, Giorgio ne è rimasto disgustato: «C'era sempre il contrasto fra paesaggi meravigliosi e questa gente orrenda (...). Insomma, la gente del Sud è orrenda (...). C'era questo contrasto incredibile fra alcune cose meravigliose e un'umanità spesso repellente». Una volta, per dire, si è trovato in una viuzza vicino al palazzo di giustizia di Palermo: «C'era una puzza di marcio, con gente mostruosa che usciva dalle catapecchie».

Non a caso, Bocca ha dedicato uno dei suoi libri più famosi al Sud: si intitola Inferno ed è a tutti gli effetti un precursore di Gomorra. Ma il suo pensiero non cambia col passare del tempo: «Vai a Napoli ed è un cimiciaio, ancora adesso». L'intervistatrice, disperata, cerca di fargli dire qualcosa di gentile sui meridionali, gli chiede se non veda «poesia, saggezza» nel modo di vivere di quelle parti. E il faraone, implacabile: «Poesia? Per me è il terrore, è il cancro». Sono «zone urbane marce, inguaribili».

Unica consolazione: il Sud fa talmente schifo che se vai lì ne cavi di sicuro qualche bell'articolo. Quando lo dice, l'intervistatrice s'illumina: «Quindi sei grato, se non altro...» Ma Giorgio: «Grato, insomma... Come dire: sono grato perché va- do a caccia grossa di belve. Insomma, non sei grato alle belve, fai la caccia grossa, ma non è che fraternizzi con le belve». Eppure, nei suoi libri, qualche parola consolante sul Meridione si trova... Beh, presto spiegato il mistero: «È necessaria un po' di ipocrisia. Sapevo sempre che dovevo tener buoni i miei lettori meridionali, quindi davo un contentino».

Di più schifoso, dunque, c'è solo Berlusconi: «Mi stupisce che Berlusconi non mi ami. Io scrivo sui giornali che è un maiale e dentro di me penso che lui dica: beh, in fondo ha ragione». Sorte ingrata del faraone Bocca: gli tocca odiare l'unico che abbia mai amato, proprio perché questi non lo ama più.

 

MARCO TRAVAGLIO Giorgio BoccaEUGENIO SCALFARI CON SIGARETTA Emilio Fedecesare pavesePier Paolo Pasolini Silvio Berlusconi

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO