giancarlo giorgetti mario draghi dagospia

“IO TROVO CHE LO SPIRITO DEL TEMPO SIA NELLA TRIANGOLAZIONE DRAGHI E GIORGETTI NELLA BASE, DAGOSPIA AL VERTICE, E AL CENTRO BOSSI” – BUTTAFUOCO E IL DAGO-PEZZO SU BOSSI CHE GIORGETTI HA MOSTRATO AL PREMIER IN SENATO: “IN QUESTA TRIANGOLAZIONE CI VEDO LA VOGLIA DI UN BLOCCO SOCIALE, QUELLO DEL NORD, DI TROVARE UN ORIZZONTE PER VENIRNE FUORI. UN BLOCCO SOCIALE CHE REALIZZA IL PIL, E CHE IMPONE L'AGENDA ALLA POLITICA AL FINE DI RIPARTIRE. NON È UN CASO SE ULTIMAMENTE SALVINI E BONACCINI PARLANO LA STESSA LINGUA…”

https://m.dagospia.com/tutti-leggono-dagospia-ieri-al-senato-un-sorridente-giorgetti-mostrava-a-draghi-un-ns-articolo-su-261548

 

 

Federico Novella per “la Verità”

 

GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI LEGGONO DAGOSPIA

Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore: arriva la nuova stretta fino a Pasqua. Si torna a parlare di lockdown totale. A un anno dall'esplosione dell'emergenza, urge un bilancio ragionato.

 

«Stiamo vivendo giorni inediti nella storia della nostra civiltà. Nonostante l'umanità abbia già attraversato fasi spaventose legate alle epidemie, stavolta ci troviamo in una condizione nuova, che mette a nudo il dio che ha fallito, cioè la democrazia».

 

Perché la democrazia avrebbe fallito?

«Di fatto, il nostro orizzonte è ancora dominato dal lockdown. E questo mentre in Oriente, di là della muraglia di Gog e Magog, sono liberi. E persino vaccinati».

 

Laggiù pare abbiano vinto la guerra, noi ancora no.

«Ecco, parliamo della guerra. A scuola ci hanno insegnato che in un contesto bellico, le strade sono deserte, le scuole non sono agibili, gli ospedali sono saturi, nelle fabbriche non si può lavorare. Ma rispetto alle guerre del passato trovo che oggi ci sia una differenza fondamentale».

 

GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI LUIGI DI MAIO

Quale?

«Penso a Treviso, una città devastata dall'ultima guerra mondiale, o a Sarajevo: persino sotto le bombe, la gente continuava ad andare nei ristoranti, nei cinema, nei teatri. E questo vale per tutte le tragedie che ci siamo lasciati alle spalle. Anche nel momento più buio, le persone continuavano violentemente a vivere». Anche nel buio del dramma c'è sempre stato un nucleo insopprimibile di vitalità? «Persino dopo i terremoti più devastanti, le case d'appuntamento continuavano a lavorare. C'era un istinto erotico di sopravvivenza. Sapete dove si è celebrato il Sessantotto in Sicilia? Nella Valle del Belice, che fu una fucina di libertà, trasgressione e mobilitazione, tutta all'insegna dei soccorsi».

 

mario draghi e giancarlo giorgetti

È qui che non regge il paragone bellico con l'oggi?

«Oggi ci troviamo in una posizione di totale rinuncia alla vita per paura di morire. E questo è un drammatico punto di rottura con il passato. Allora, delle due l'una: o ci stiamo avviando all'estinzione, e allora diventiamo tutti frati dolciniani al grido di penitenziàgite».

 

Oppure?

«Oppure dobbiamo ricominciare, facendo sprigionare la vita. Anche con un minimo di buon senso. Che senso ha chiudere i teatri, dove non andava nessuno neanche prima?».

 

Pare che dalla fine del mese, se tutto va bene, cinema e teatri dovrebbero riaprire i battenti.

«Ecco, se volete chiudere i bar alle 18, fate pure: ma i teatri lasciateli aperti. Non sia mai che gli italiani colgano l'occasione per scoprire parte del loro patrimonio».

 

Se rifiuta l'immagine della guerra al virus, cosa importiamo dal passato?

mario draghi e giancarlo giorgetti in senato

«L'unica immagine che ereditiamo dal passato, ahinoi, è quella dell'untore di manzoniana memoria. L'istinto totalitario, il pensiero unico, il meccanismo che stritola qualsiasi spiraglio di spirito critico, si è avventato su di noi. Sta massacrando chiunque accampi un'ipotesi alternativa rispetto al dettato unico».

 

Dettato unico?

«Se solo domandi di capire le cose, vieni ridicolizzato o criminalizzato. Altro che paragoni col dopoguerra: oggi uno come Enrico Mattei, che ha dato un destino industriale all'Italia, sarebbe finito in galera». Che ci sia bisogno di proteggersi in attesa del vaccino per tutti, è un'evidenza scientifica. «Per me è evidenza scientifica il fatto che una serie di norme contraddittorie ci vengano propinate al fine di scatenare un impazzimento. Per dire, sto parlando al telefono, lontano da tutti, ma sono obbligato comunque a portare il bavaglino.

UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI 4

 

È normale? Sta incitando alla ribellione?

«Obbedisco socraticamente, come tutti, anche alle leggi ingiuste. Però rispettare regole cretine è complicato, perché ti scavano nella psiche. Il vero dramma è che quando tutto finirà, passeremo direttamente dai virologi ai medici dei pazzi. E non vi sarà vaccino per guarirci da ciò che nel frattempo saremo diventati». Non possiamo negare che i contagi stiano ripartendo, che le varianti siano un problema serio.

 

Che i mezzi per proteggersi siano al servizio del fine: uscire dall'emergenza.

«Qui nessuno nega niente. Anche il mio paese, Agira, è stato zona rossa. Ma il punto è che il mezzo deve essere adeguato al fine. Ribadisco, non possiamo rinunciare alla vita per paura della morte. Ma se tu sterilizzi il tutto in questo raggelante nichilismo, non ne esci».

 

Ce l'ha con i sacerdoti del Cts?

PIETRANGELO BUTTAFUOCO

«Non solo. Questo compiacersi nella retorica del pandemicamente corretto non fa altro che soggiogare tutti noi nell'imperio della paura. E questo moltiplica gli effetti devastanti del disastro sociale. Ricordiamoci che la maschera in assoluto più beffarda nella commedia dell'arte è la bauta del medico della peste, quella col nasone lungo».

 

Perché beffarda?

«Perché venne forgiata dall'istinto libertario dei saltimbanchi, per segnalare l'urgenza di dare eros e libertà alla vita. Oggi invece il comportamento degli artisti e del mondo della cultura è orripilante».

Orripilante?

«Anziché rigenerare il senso plurale della vita, sono diventati bacchettoni, gendarmi del sentimento autoconsolatorio. Sono intellettuali prestati al moralismo, tutti a suonare l'allarme del "troppa gente in giro". Molti di loro sono complici della devastazione del comparto fondamentale della cultura».

 

Questa deriva è una specificità italiana?

bonaccini salvini

«È uno stile tutto nostro, che spicca in un certo citrullame ideologicamente ben orientato, privilegiato e garantito. Quelli che se i negozi chiudono non è un problema loro: tanto acquistano su Amazon».

 

Gli italiani stanno rispettando le regole civilmente?

«L'Italia ha dato una prova inaudita: è risultata positiva alla mansuetudine. Renzi diceva che l'uso dei dpcm era incostituzionale? Purtroppo la realtà sta nella reiterazione di queste condotte».

L'Europa è un alleato, o un ostacolo?

«Politicamente troppe avventure non possiamo farle, perché costretti in un contesto internazionale che è molto più forte di qualunque pandemia. Altrimenti, avremmo dato una svegliata all'Agenzia del farmaco che doveva concedere più in fretta il via libera ai vaccini. E magari avremmo fatto come San Marino: ci saremmo fatti dare lo Sputnik dai russi per cominciare a vaccinare davvero».

 

Ogni governo tecnico, o quasi tecnico, ha innescato grandi rivolgimenti nel panorama politico. Confida in un reset della classe dirigente?

salvini bonaccini

«È il morto che ti insegna a piangere. È sempre il contesto che determina la realizzazione di un progetto, così come è la cornice che fa il quadro. Se ci regge la capoccia, è inevitabile che c'è da progettare. Certo, Mario Draghi, uno è. E persino lui, per esempio confermando Speranza, si è dovuto inchinare al manuale Cencelli, all'ovvietà del realismo».

 

Oggi ci siamo imposti di non parlare di destra e sinistra

«Non ha più senso, perché siamo nel mezzo di una transizione digitale. Sto parlando al telefono di fronte all'edicola, che negli ultimi due secoli è stata partenza e approdo di simboli politici: oggi vende pupazzetti e giocattoli, tutto fuorché giornali. La politica oggi si fa con il telefonino che ho in mano. Questo mi fa venire in mente un'immagine simbolica».

MARIO DRAGHI

 

Quale?

«Mentre Mario Draghi pronuncia il suo discorso in parlamento, Giorgetti gli mostra lo smartphone. Sullo schermo, c'era un titolo di Dagospia: la notizia era che Umberto Bossi, l'uomo che guidò il Nord contro la prima repubblica, appoggia questo governo. Ecco, io trovo che lo spirito del tempo sia tutto in questa triangolazione: Draghi e Giorgetti nella base, Dagospia al vertice, e al centro Bossi».

 

Esattamente, cosa vede in questo triangolo?

«Ci vedo la voglia di un blocco sociale, quello del Nord, di trovare un orizzonte per venirne fuori. Un blocco sociale che realizza il Pil, e che impone l'agenda alla politica al fine di ripartire. Non è un caso se ultimamente Salvini e Bonaccini parlano la stessa lingua».

ARTICOLO DI DAGOSPIA SUL SOSTEGNO DI BOSSI A MARIO DRAGHI

 

Detto da un uomo orgogliosamente sudista

«Il futuro transita dal Nord, e per realizzarsi deve avere una guida solida. Anche perché nei miei paesi siciliani non c'è più giovinezza: sono tutti scappati via. Posso citare mia zia?».

 

Come no.

Draghi e Dago

«Resto convinto che questo sovraccarico di spavento peggiori le cose, annientando gli anticorpi del buonumore. Prendo ad esempio una figura cui faccio ricorso nei miei libri, cioè mia zia Lia. A Leonforte è l'emblema dell'animale politico come l'aveva immaginato Aristotele. A 80 anni era il riferimento della collettività, della discussione politica, dei salotti. Oggi, seguendo la cronaca quotidiana del virus, si è chiusa in casa: e quella sua vena di vitalità che cavalcava la frenesia dello stare insieme, quella vena si è spenta».

dago a stasera italia 3

 

Rischiamo tutti questa fine?

« E lei è pure vaccinata. Se neanche chi si vaccina può guadagnarsi la libertà, che messaggio stiamo lanciando per il futuro?».

giancarlo giorgetti mario draghi stefano patuanelli luciana lamorgese roberto garofoli marta cartabia

Ultimi Dagoreport

luca zaia matteo salvini francesco acquaroli conte bonelli schlein fratoianni matteo ricci

DAGOREPORT - DALLA RIFORMA ELETTORALE AL RIMPASTO DI GOVERNO, IL FUTURO DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È APPESO COME UN CACIOCAVALLO AL SUO PRIMO TEST CRUCIALE: LE REGIONALI – SCATENEREBBE UNO SCONQUASSO NELLA LITIGIOSA COALIZIONE DI GOVERNO SE FRATELLI D'ITALIA DOVESSE PERDERE LE MARCHE, DOVE LA RICONFERMA DEL MELONIANO ACQUAROLI E' INCERTA - A QUEL PUNTO, A NOVEMBRE, LA MELONA VORRÀ ASSOLUTAMENTE IMPORRE UN CANDIDATO ALLA FIAMMA NEL VENETO LEGHISTA - LA DUCETTA HA BEN RAGIONE DI PRETENDERLO: MALGRADO IL SUO 28-29%, ATTUALMENTE FDI GOVERNA SOLO IN TRE REGIONI: MARCHE, ABRUZZO E LAZIO - PER FARCELA, LA DUCETTA DOVRA' CONVINCERE LUCA ZAIA AD APPOGGIARE, COL 40% DI CONSENSI DI CUI GODE LA SUA LISTA, IL SUO CANDIDATO ALLA PRESIDENZA - NEL CASO IN CUI IL "DOGE" NON ACCETTI LA PROPOSTA, A QUEL PUNTO, GIÀ TAGLIATO FUORI DA SALVINI, LE AMBIZIONI DI ZAIA DI RICOPRIRE UN DOMANI LA PRESIDENZA DELL'ENI O MAGARI LA CARICA DI MINISTRO DOVRA' RIPORLE NEL CASSETTO DEI SOGNI...

stefano belingardi clusoni belen rodriguez

DAGOREPORT - LA ''FARFALLINA'' DI BELEN È TORNATA A BATTERE. DOPO UN’ESTATE TURBOLENTA DI SCAZZI E POLEMICHE, PER LA "SCIO-GIRL" ARGENTINA È ARRIVATO UN NUOVO E AITANTE  BELLIMBUSTO - LUI È STEFANO BELINGARDI CLUSONI, ARCHITETTO MILANESE CHE, CON IL SUO STUDIO "BE.ST", NEGLI ULTIMI ANNI HA RIDISEGNATO LO SKYLINE DELLA CITTÀ MENEGHINA - GALEOTTO UN LOCALE IN SARDEGNA, DOVE I DUE SONO STATI PIZZICATI A BACIARSI CON PASSIONE, INCURANTI DEGLI SGUARDI INDISCRETI - A CONFERMARE LA LIASON È LA STESSA BELEN CON UN CAROSELLO DI FOTO SU INSTAGRAM SULLE SUE "HERMOSAS VACACIONES” -DALLO SCAZZO CON IL BENZINAIO ALLE PATATINE LANCIATE IN UN LOCALE: L’ESTATE IRREQUIETA DELL'EX DI CORONA E DE MARTINO - VIDEO

stefano de martino striscia la notizia antonio ricci gerry scotti la ruota della fortuna pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - PIER SILVIO, QUESTA VOLTA, HA VINTO. PIAZZARE LA “RUOTA DELLA FORTUNA” NEL VUOTO PNEUMATICO DELLA PROGRAMMAZIONE ESTIVA, È STATA UNA MOSSA SCALTRA ALL’INSEGNA DI UN SOLO IMPERATIVO: FIDELIZZARE IL PUBBLICO DEI TELE-MORENTI - L’OPERAZIONE È RIUSCITA, IL PAZIENTE È ANCORA IN VITA, MA È SOLO IL PRIMO ROUND DI UNA GUERRA ANCORA MOLTO LUNGA: GIÀ IN SOVRAPPOSIZIONE, IERI SERA, “AFFARI TUOI” ERA LEGGERMENTE IN VANTAGGIO SUL PROGRAMMA DI GERRY SCOTTI, E LA SCELTA DI FAR RIPARTIRE LA TRASMISSIONE DI DE MARTINO DI MARTEDÌ, ANZICHE' DI LUNEDI', HA LASCIATO INTERDETTI GLI ADDETTI AI PALINSESTI - COMUNQUE VADA IL DUELLO NEI PROSSIMI DUE MESI, “PIER DUDI”, ALLA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, ERA STATO CATEGORICO: "'STRISCIA LA NOTIZIA' INIZIERÀ A NOVEMBRE. ANCHE SE CIÒ CHE VA IN ONDA, E NON SARÀ COSÌ, DOVESSE FARE UN TRILIONE DI ASCOLTI" - GLI ESORDI CON MARIA DE FILIPPI, IL FLOP ALL'''ISOLA DEI FAMOSI'' CONDOTTA DALLA MARCUZZI, PRESTA CHE LO SBOLOGNA E LA RISCOSSA CON CASCHETTO (E TANTI ''PACCHI'' A MO' DI CULO): L'IRRESISTIBILE ASCESA DI STEFANO DE MARTINO, ALFIERE DI RAI-MELONI, CHE SOGNA IL FESTIVAL DI SANREMO - VIDEO

vladimir putin kim jong un xi jinping donald trump

DAGOREPORT – L’UNICO RISULTATO REALE OTTENUTO DA TRUMP NEI PRIMI 8 MESI DEL SUO SECONDO MANDATO È STATO RIABILITARE PUTIN: APPLAUDENDOLO IN ALASKA, HA RILEGITTIMATO LA MALCONCIA RUSSIA COME POTENZA MONDIALE, RAFFORZANDO LA FIGURA DEL “MACELLAIO DI MOSCA” (COPYRIGHT BIDEN) - DOPO TANTO PENARE E PROMESSE SCRITTE SULLA SABBIA, TRUMP SPERAVA DI OTTENERE ALMENO UNA TREGUA AEREA SULL’UCRAINA. E INVECE “MAD VLAD” HA FATTO SPALLUCCE E, TUTTO GAUDENTE, SI E' SCAPICOLLATO IN CINA ALLA CORTE DEL SUO VERO PADRONE, XI JINPING  – DISPIACE PER TRAVAGLIO MA LA RUSSIA NON HA ANCORA VINTO LA GUERRA: L’AVANZATA IN UCRAINA È SOLO PROPAGANDA. TRANNE DUE REGIONI E QUALCHE VILLAGGIO CONQUISTATO IN DONBASS, IN REALTÀ IL FRONTE È IMMOBILE DA MESI (A MOSCA NON BASTANO LE TRUPPE NORDCOREANE, ORA E' COSTRETTA A RECLUTARE IN PATRIA, DOPO I GALEOTTI, ANCHE LE DONNE IN CARCERE) – LA PRESSIONE SU PUTIN DEL MEDIATORE ERDOGAN E DI MODI PER UNA TREGUA IN UCRAINA - IL LEADER INDIANO, INCAZZATO CON “MAD VLAD” CHE LODA E IMBRODA XI E GLI FA FARE LA FIGURA DELL’AMICO SFIGATO, FA PRESENTE CHE L'ALLEANZA DELLO SCO E' SOLO ''TATTICA MA NON STRATEGICA'. MA UN DOMANI CHISSA'... 

trump meloni minzolini il giornale

DAGOREPORT - AVVISATE LA “TRUMPETTA” MELONI: L’ATTACCO PIÙ FEROCE AL BULLO DELLA CASA BIANCA LO SFERRA “IL GIORNALE” DIRETTO DAL SUO BIOGRAFO, ALESSANDRO SALLUSTI – L’ARTICOLO LO FIRMA QUEL VECCHIO VOLPONE DI MINZOLINI: “TRUMP HA SOSTITUITO IL CEMENTO DEI VALORI DI LIBERTÀ E DI DEMOCRAZIA CON IL DENARO, IL BIECO INTERESSE, LOGORANDO L'UNITÀ IDEALE DI QUESTA PARTE DEL MONDO” – “UNA TRAGEDIA PER CHI CREDE ANCORA NELL'OCCIDENTE. SOLO L'UNITÀ EUROPEA, LA DISPONIBILITÀ DELLE DEMOCRAZIE DEL VECCHIO CONTINENTE AD ASSUMERSI RESPONSABILITÀ MAGGIORI RISPETTO AL PASSATO, PUÒ FAR APRIRE GLI OCCHI ALL'ALLEATO” - L'ESATTO CONTRARIO DI QUELLO CHE VUOLE LA "PON PON GIRL" ITALIANA DI TRUMP, STRENUAMENTE CONTRARIA AI “VOLENTEROSI" (QUANTO DURERA' LA PRESENZA DELLA FIRMA DI MINZO SU "IL GIORNALE"?)

merz emmanuel macron

DAGOREPORT – ’STO CANCELLIERE TEDESCO È PROPRIO BRAVO A DARE UNA MANO ALLA GEOPOLITICA BALLERINA DI GIORGIA MELONI - L'HA IMPARATO A SUE SPESE MACRON, CHE AVEVA RIVOLTO ALLO SPILUNGONE CRUCCO DUE RICHIESTE: IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO DI PALESTINA. INVITO RISPEDITO AL MITTENTE: ''NON CI SONO I PRESUPPOSTI" – LA SECONDA: LA DISPONIBILITÀ DELLA GERMANIA A INVIARE SOLDATI “BOOTS ON THE GROUND” CON I VOLENTEROSI DI FRANCIA E GERMANIA IN UCRAINA A SALVAGUARDIA DELLA FUTURA TREGUA - PRIMA MERZ AVEVA APERTO, POI CON UNA GIRAVOLTA COME NEANCHE ROBERTO BOLLE, HA CAMBIATO IDEA, BATTIBECCANDO CON LA SUA CONNAZIONALE URSULA VON DER LEYEN, DIVENTATA GUERRAFONDAIA - COSI' LA DUCETTA, UNA VOLTA SCHIZZATA DA MACRON, PER NON FINIRE ISOLATA, SI ERA ATTACCATA ALLA GIACCHETTA DI MERZ, SI E' RITROVATA SBROGLIATA LA MATASSA CHE LA VEDE IN CONFLITTO COL DUO DEI ''VOLENTEROSI''...