IL CINEMA DEI GIUSTI – NON FATEVI SCAPPARE QUESTO “IL RAPIMENTO DI ARABELLA”, IL FILM ITALIANO PIÙ “LOCO” DELL’ANNO DIRETTO DA CAROLINA CAVALLI, LA LANTHIMOS ITALIANA, CON LA SUA EMMA STONE PERSONALE, BENEDETTA PORCAROLI – È UN FILM DIVISIVO, PREMIATO A VENEZIA DA UNA PAZZA E SOFISTICATA GIURIA DI ORIZZONTI, MA IO L’HO TROVATO INTERESSANTE, ANCHE SE UN PO’ CONFUSO - POTREBBE DIVENTARE UN INTERESSANTE OGGETTO DI CULTO PER UN PUBBLICO DI RAGAZZE E QUINDI MERITA UNA RILETTURA. MAGARI NON È ADATTO AI NOI VECCHI CRITICI MASCHI… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
il rapimento di arabella - benedetta porcaroli
Siete pronti a non farvi scappare il film italiano più “loco” dell’anno diretto dalla Lanthimos italiana (sto citando) con la sua Emma Stone personale?
Estremamente divisivo, premiato però a Venezia da una pazza e sofisticata giuria di Orizzonti presieduta da Julia Ducournau per la migliore recitazione femminile, confesso di aver trovato interessante, ma un po’ confuso, magari lo devo rivedere, questo “Il rapimento di Arabella”, stravagante comedy fantasy o, se volete, serio saggio sul “disagio generazionale giovanile” scritto e diretto al suo secondo film da Carolina Cavalli, appunto la Lanthimos italiana, interpretato da una stralunata Benedetta Porcaroli, appunto la sua Emma Stone, le stesse che un paio d’anni fa ci avevano dato lo scatenato e riuscitissimo “Amanda”.
Ma chissà, se io non l’ho capito, lo capiranno perfettamente le tante ragazze che hanno adorato già “Amanda” e la sua eroina. Lì si metteva in scena, con molta ironia, una sorta di commedia post-morettiana al femminile e post-pandemica dove la stessa Porcaroli era una ventiquattrenne incapace di crescere, ma pronta a stare sempre dalla parte giusta del racconto che si confrontava con una ragazza altoborghese, Galatea Bellugi, chiusa in casa.
Qui la stessa Porcaroli, in un ruolo, quello di Holly, che è un po’ un allungamento di quello precedente, cioè ragazza irrisolta che ha dei problemi col mondo e con se stessa, vede in una bambina di sette anni, Arabella, interpretata dalla piccola e riccioluta Lucrezia Guglielmino, una versione di se stessa, non simile, attenzione, ma proprio se stessa, e decide quindi di fuggire con lei, non si capisce bene perché e con quale idea in testa.
La bambina, l’Arabella del titolo, all’inizio del film la vediamo maltrattare oltre ogni misura il padre, Chris Pine, scrittore e invidioso di Jonathan Franzen, che avrebbe dovuto fare una dotta lettura del suo libro. Ma non ha assolutamente dubbi sul mollare il padre ai suoi deliri di romanziere e fuggire con Holly, pronti a girare in un veneto notturno e misterioso dove potrebbero anche incontrare i due ubriaconi di “Le città di pianura”.
il rapimento di arabella - benedetta porcaroli
E come quello potrebbe diventare un interessante oggetto di culto per un pubblico di ragazze, senza alcool e architetti. E quindi merita assolutamente una rilettura. Non fosse altro che per la storia del doppio, della discussione tutta al femminile sul doppio da bambina. Magari non è adatto ai noi vecchi critici maschi. Un po’ come accadde con “Titane” della Ducournau. In sala dal 4 dicembre.
il rapimento di arabella - benedetta porcaroli
il rapimento di arabella


