
“FURBIZIO” CORONA E LA VITTORIA DEL POPULISMO MEDIATICO NELL’AFFAIRE BOVA-CERETTI – CAPPELLINI SU “REPUBBLICA”: "AVETE MAI VISTO UN COMIZIO DI TRUMP O UN VIDEO DI DI BATTISTA SULLA GUERRA IN UCRAINA? QUELLA È LA 'CONTROINFORMAZIONE' POPULISTA E ANCHE CORONA SENTE LA NECESSITÀ DI AMMANTARE IL GOSSIP DI UNA PATINA DI LOTTA AL SISTEMA (O COME LO CHIAMA LUI 'CIRCOLINO'). IL FATTO CHE IL DISVELAMENTO CONSISTA NELLA PROPALAZIONE DI UN FRACCO DI PUTTANATE RIPETUTE TANTO DA TRASFORMARLE IN VERITÀ, QUESTO NON IMPORTA. FRUTTERO E LUCENTINI DICEVANO: 'NON SCARTIAMO L’IPOTESI CHE NELLA MALDICENZA SI DEBBA VEDERE L’ESTREMO RIFUGIO DEL..."
Stefano Cappellini per la Repubblica - Estratti
Tutti abbiamo bisogno di sembrare migliori di quel che siamo. Persino Fabrizio Corona, il bad boy, il maledetto un tanto al chilo.
A Claudio Sabelli Fioretti che l’ha intervistato sull’ultimo numero di U Corona ha spiegato di avere una inguaribile allergia per qualsiasi regola o costrizione sociale, e l'ha detto con l'orgoglio della pecora nera, senza essere sfiorato dal sospetto che questa sua attitudine lo renda uno dei personaggi pubblici più in linea con lo spirito dei tempi a livello mondiale.
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Il programma che gli ha dato nuova vita professionale dopo gli anni da braccio destro di Lele Mora, “fotografo” (non ha mai scattato una foto), agente, ospite, intermediario, imprenditore della fuffa, monetizzatore della fama e soprattutto della idiozia altrui – come José Mourinho anche Corona può a buon diritto esclamare “io non sono un pirla” – si chiama Falsissimo e va su Youtube. Corona ci guadagna con le visualizzazioni e gli abbonamenti.
raoul bova martina ceretti presunti messaggi rivelati da corona
Ogni puntata di Falsissimo è divisa in due parti. La prima visibile gratis, la seconda solo per chi paga.
Era nella seconda parte dell’ultima puntata di Falsissimo che era contenuto il vocale destinato a una modella ventitreenne studentessa di Filosofia, il cielo stellato sopra di lei, la legge morale non pervenuta, nel quale Raoul Bova ha dimostrato quanto si potrebbe creare con la lingua ad avere la giusta familiarità con l’uso del participio presente.
La vicenda è nota ai più: Bova e la ragazza hanno un incontro dopo due anni di scambio di messaggi (scambio platonico, direbbe la ragazza che verosimilmente non ha letto Luciano De Crescenzo e non potrebbe trattenersi dal farlo), quindi qualcuno avvisa Bova da un numero anonimo che messaggi e audio di questa “relazione” saranno passati a Corona e divulgati se Bova non sarà generoso, Bova non cede al ricatto ed eccoci qui, ovvero dopo una puntata di Falsissimo che ha prodotto un milione di visualizzazioni in meno di due giorni e un’inchiesta della Procura di Roma sulla tentata estorsione.
martina ceretti nel video gli ultimi romantici di eros ramazzotti 1
Ma dicevamo di Corona e del suo bisogno di apparire migliore. Lui rivendica di aver chiamato così il programma perché suonasse come la presa in giro di Verissimo, il programma di Silvia Toffanin che va in onda da anni su Canale 5. Corona dice: quello si chiama Verissimo ed è tutto falso; qui ci chiamiamo Falsissimo ed è tutto vero.
A parte che uno studente di filosofia vero, magari uno che frequentava l’università prima dell’introduzione della laurea a punti, potrebbe contestare l’assunto di partenza, di Corona colpisce questa ulteriore tendenza a conformarsi ai più vieti istinti contemporanei: la sedicente pratica della “controinformazione” declinata con il classico “non ce lo dicono, ma io ve lo dico”.
martina ceretti nel video gli ultimi romantici di eros ramazzotti 2
Mentre sbiglietta con il racconto dei fatti altrui, Corona ha bisogno di fare “sociologia”, sente l’esigenza di rappresentarsi come quello che svela, mette a disposizione del popolo le verità che i “media”, il “mainstream”, i “circolini” vogliono tenere segrete (circolino è un’espressione chiave degli spettacoli di Corona sul web, usata con frequenza quanto a spesso a sproposito contribuisce a titillare il risentimento sociale delle persone anche mentre si interessano a una ordinaria vicenda di gossip). Non ce lo dicono, ma Corona sì, ce lo dice. È il marketing di tre quarti del populismo mediatico mondiale.
Avete mai visto un comizio di Donald Trump o più modestamente un video di Alessandro Di Battista sulla guerra in Ucraina? Ecco. Quella è la “controinformazione” populista, l’idea che esista una verità occultata dal sistema che alcuni prodi disvelano sfidando il potere.
Il fatto che il disvelamento consista nella propalazione di un fracco di puttanate (scusate, avrei potuto usare un’espressione gentile per dirlo, ma non mi andava) ripetute ossessivamente tanto da trasformarle in verità, questo non è chiaro ai destinatari e non importa loro: stanno partecipando alla sfida al circolino e tanto basta.
La verità è sempre un’altra. Non ce la dicono, ma qualcuno sì, e adesso la so.
Dice: ma la storia di Bova è vera, non una menzogna. Sicuramente, ma qui si parlava d’altro: in che modo esserne messi a conoscenza dovrebbe essere una demistificazione o un atto di insubordinazione? Per renderci parte del movimento rivoluzionario di liberazione finalmente conscio che Bova non è davvero Don Matteo? Per tenerci aggiornati sulla sua difficoltà di trovare aggettivi sinonimi di meraviglioso?
Questo bisognerebbe chiedersi per capire dove stiamo: perché Corona sente la necessità di ammantare il gossip di una patina di lotta al sistema? Nel suo programma fa anche largo uso di conversazioni private indebitamente divulgate: vi ricorda qualcosa?
“Intercettateci tutti”, scrissero qualche anno fa su uno striscione alcuni ragazzi convinti che quello slogan a difesa della pubblicazione delle intercettazioni giudiziarie fosse una parola d’ordine giusta e progressista. Corona ha in parte inverato il loro sogno. Ora è pensabile usare gli audio e i messaggi privati di una persona su Internet e a moltissimi la cosa non appare strana, oscena, impraticabile. Anzi, è la normalità. Corona arriva a chiusura di un lungo lavoro di allenamento della barbarie pubblica, non è giusto dargli anche meriti che non ha, ma oggi è lui il normalizzatore finale.
Martina Ceretti Raoul Bova Rocio Munoz Morales
Ché poi la naturale spinta a farci i fatti degli altri e a giudicare e a farci arbitri di gusto e morale non avrebbe bisogno di alcun abbellimento.
L’unica possibile rivalutazione di questa antica tendenza umana nel contesto del mondo moderno è stata messa nero su bianco da Fruttero e Lucentini: “Nell’era in cui i mass media impongono a tutti l’opportunità di dire, su qualsiasi argomento, delle sciocchezze di terza o quarta mano, non scartiamo l’ipotesi che nella maldicenza si debba vedere l’estremo rifugio dell’individuo indipendente, il privato territorio dove ognuno può ragionare con la propria testa”. Lo scrissero che era il 1972, due anni prima che Corona nascesse, quaranta prima di Instagram.
CARLO FRUTTERO E FRANCO LUCENTINI
raoul bova chiara giordano
STEFANO CAPPELLINI
raoul bova rocio munoz morales
raoul bova
raoul bova mutande pazze
Martina Ceretti
Martina Ceretti Raoul Bova Rocio Munoz Morales
Martina Ceretti
Martina Ceretti