davide brullo

COME STRONCARE LO STRONCATORE - DAVIDE BRULLO: ''MI HANNO CACCIATO DA 'LINKIESTA' PER COLPA DI NADIA TERRANOVA, VERONICA RAIMO E TERESA CIABATTI. DOPO ANNI DI STRONCATURE, APPENA CHRISTIAN ROCCA È DIVENTATO DIRETTORE DELLA TESTATA ONLINE, CON UNA SCUSA MI HANNO LICENZIATO. IN ITALIA PUOI ESSERE POLITICAMENTE SCORRETTO, MA NON CULTURALMENTE ANARCHICO. SFOTTERE POLITICI VA BENE, MA NON TOCCATE LIBRI, SCRITTORI, I POTENTATI DELL'EDITORIA

Davide Brullo per www.pangea.news

 

DAVIDE BRULLO

Qualche lettore affezionato mi fa: non fai più le stroncature, ti sei inchinato ai ‘poteri forti’. No, gli rispondo. Semplicemente, le stroncature non me le fanno più fare, sono stato stroncato. Mi hanno cacciato, licenziato. Colpa di. Nadia Terranova, Veronica Raimo, Teresa Ciabatti. Cioè di un pretesto. Piuttosto vile. Alquanto esemplare.

*

Chi semina vento raccoglie tempesta, dicono i maligni, gli avidi d’ignavia. In realtà, chi semina il vero raccoglie invidia.

*

Nadia Terranova

Premessa. La stroncatura è un genere nobile, connesso alle origini del giornalismo culturale. Non lo pratica più nessuno. Perché? Perché in Italia puoi essere (anzi, devi essere) politicamente scorretto, ma non puoi fare il culturalmente anarchico. Insomma: sfottere il politico va bene, ma non toccate libri, scrittori, i potentati dell’editoria, la cristalleria della cultura. Come mai? Relazioni. L’Italia, di facciata, è un popolo di santi, poeti, navigatori; in realtà, è un paese di mafiosi, di leccaculo e di pavidi.

*

La stroncatura, per essere tale, deve rispondere a due criteri. Primo: leggere minutamente il libro stroncato, e citarlo con dovizia. Secondo: si stronca soltanto uno più grande di te. La legge di Davide vs. Golia. Non è ammesso fare il forte con i deboli. Scrivere stroncature chiede avventatezza e cinica leggerezza: devi sfracellarti contro uno più potente.

*

Ho scritto stroncature per una vita giornalistica. Prima su “il Domenicale”, poi su “Libero”, infine su “Linkiesta”. Un’era fa, per Francesco Borgonovo, tenevo anche una rubrica radiofonica di stroncature: si chiamava “L’animale della critica”. L’ultima stroncatura autentica – che appartiene alla rubrica “Il bastone e la carota” – l’ho firmata il 21 settembre 2019, su “Linkiesta”. Ne sono orgoglioso, è il primo esperimento di stroncatura in versi. 

CHRISTIAN ROCCA

 

La prima, per la stessa testata, è uscita il 31 marzo 2017. Ora non ne firmerò più. Ho stroncato di tutto, con coscienza critica. Scrittori ‘da classifica’ (da Valeria Parrella a Chiara Gamberale, da Marco Missiroli a Luca Ricci, da Paolo di Paolo a Stefano Benni…), ministri (Dario Franceschini), giornalisti bolliti (Aldo Cazzullo), cantanti-scrittori (Francesco Guccini), guru della cultura (Corrado Augias) e della scrittura (Antonio Moresco) e del giornalismo (Eugenio Scalfari), scienziati (Carlo Rovelli), neo-teologi (Vito Mancuso), santoni (Enzo Bianchi), parolieri (Alessandro Di Battista).

 

Ho stroncato Papa Francesco, Andrea Camilleri, Adriano Sofri. Selvaggia Lucarelli e Paolo Sorrentino. Beppe Severgnini, Alberto Angela, il Cardinale Ravasi. A volte ho ricevuto lettere dagli avvocati dei permalosi stroncati. Spesso, privatamente, via mail, ho accusato messaggi più o meno minatori, viziosi, sibillini, diabolici: caro Brullo, un talento come lei, perché si spreca in simili esercizi giornalistici?

*

VERONICA RAIMO

L’unica cosa che raccogli scrivendo stroncature è livore altrui e un buon carico di nemici. Ti fanno il vuoto. Se scrivi una stroncatura – ne ho le prove – se la legano al cuore per anni. Ti tagliano fuori da tutto, i valvassini e i vassalli del potere culturale. Ma ho sempre creduto che alcune cose, impagabili, andassero fatte. Diciamo che ho shakerato un po’ l’annoiato, asfittico, grigio mondo culturale italiano. Ora, finalmente, scrittori ed editori dormiranno sonni tranquilli.

*

“Linkiesta”, come si sa, ha cambiato direttore. Prima c’era Francesco Cancellato. Ora c’è Christian Rocca. Il nuovo direttore non ama le stroncature e mi fa avvisare, tramite il caporedattore, che non le scriverò più. Professionalmente, ha ragione. Non puoi lasciare un carico di granate in mano a uno sconosciuto: costui farà scoppiare soltanto casini, rovinandoti il fragile sistema di relazioni che ti sei costruito in lustri di onorato servizio.

 

D’altronde, dopo due anni e mezzo di stroncature, una a settimana, una pausa va pur bene, passare i fine settimana a leggere cretinate a pagamento (per vigore morale compro sempre i libri che scelgo di stroncare) non è un piacere. Sia lode a Bruno Giurato, con cui ho ideato la rubrica di stroncature, e a Francesco Cancellato, il direttore che ha avuto il coraggio di pubblicarle.

*

Due cose mi danno fastidio. Primo. Prima ti mandano da solo a fare la guerra, in prima linea (stroncali tu, tanto noi la pensiamo come te…). Poi ti sparano alla schiena. Secondo. Tra uomini che esercitano l’intelligenza (i giornalisti) pretendo chiarezza. Non dico il coraggio di parlarti guardandoti nelle palle degli occhi, ma almeno i coglioni di scriverti una mail. Gentile dott. Brullo, la sua professionalità non rientra nei progetti di rinnovamento del giornale… Invece, niente.

teresa ciabatti 11

*

I fatti. Cambia il direttore a “Linkiesta”. Il caporedattore mi avvisa, stop alle stroncature, se ti va, vada per una rubrica di recensioni. Va bene, dico. M’invento la rubrica “I sommersi e i salvati”. Alterno un libro buono di oggi a un libro riscoperto di ieri. La rubrica dura due puntate, alla terza mi defenestrano. Con un pretesto. Che cosa ho scritto? Un articolo su Maria Grazia Ciani, straordinaria classicista, che per Marsilio ha tradotto Iliade e Odissea e ha pubblicato, quest’anno, il romanzo La morte di Penelope. Parlo, tra l’altro, della meravigliosa traduzione di Lucrezio a firma di Milo De Angelis. Il pezzo mi pare fin troppo colto. Lo mando.

 

Il caporedattore mi fa i complimenti. Ringrazio. Il giorno dopo il caporedattore mi telefona. Il direttore non vuole che collabori più. Come mai?, dico, un poco stralunato. Perché, esercitando l’attività critica (cioè, il cervello), ho scritto, in calce alla recensione, questa frase: “Il romanzo, in forma teatrale – voci che si rincorrono, nel destino a labirinto, Penelope e Antinoo, Telemaco, Argo, lo Straniero – ha una tensione che convince, radicale e quotidiana insieme. Eppure, sulle copertine dei giornali non è finita Maria Grazia Ciani – che per altro, velata di pudore, rifiuterebbe ogni forma di fama – ma scrittrici meno capaci di lei, dal profilo televisivo, Nadia Terranova, Veronica Raimo, Teresa Ciabatti… perché?”.

*

MARIA GRAZIA CIANI

Come è possibile che una frase simile, placida fino al pallore, mi costi il posto (e quel poco di denaro, per me, per altro, tantissimo, visto che sono un poveraccio)? È un vile pretesto. Pretendo, con due mail formali, una risposta riguardo all’accaduto dal direttore. La risposta non è egualmente formale. Il giorno stesso, vedo su “Linkiesta” un articolo di Nadia Terranova sul conferimento del Nobel per la letteratura. Arguisco che il trio Terranova-Raimo-Ciabatti sia all’origine del mio licenziamento.

 

Per altro, il riferimento alle tre scrittrici “sulle copertine dei giornali” si lega a un articolo del 21 agosto 2019 commissionatomi proprio da “Linkiesta”: ciò che prima era degno di plauso (e di soldi) ora è causa di scandalo. Il resto, ripeto, è un giudizio critico: chiunque ha testa capirà che Terranova-Raimo-Ciabatti, singolarmente o prese tutte insieme, sono “meno capaci” di Maria Grazia Ciani, un genio (sono “meno capace” pure io rispetto a MGC), e che hanno certamente un “profilo televisivo”: è un insulto? Semmai, è leggera ironia, piuma di pavone.

 

D’altronde, la pratica giornalistica insegna che se in un articolo piuttosto neutro fiammano alcune frasi ritenute dalla testata “pericolose”, il caporedattore o il direttore contattano il collaboratore per capire se quelle frasi si possono smussare, cancellare etc. Di solito, si trova un punto d’accordo. In questo caso, visto che la vicenda mi pare una viziata minchiata, sarei stato d’accordo ad andarmene. Al direttore ho scritto: “Mi sembra dunque che lei abbia atteso un mero pretesto per ‘farmi fuori’: da buon direttore poteva parlare apertamente, subito, senza alcun problema, senza vergogna né viltà, senza celarsi in un qualche velo di timore”.

davide brullo

*

Chi ha voglia di divertirsi trova l’elenco delle mie stroncature firmate per “Linkiesta” qui.

*

Proprio per la sua banale meschinità, la vicenda andava narrata. Paradosso: al festival “Libropolis”, domenica prossima, mi hanno invitato a parlare dell’arte della stroncatura (se ci siete: domenica 20 ottobre, a Pietrasanta, ore 11,45). Dirò l’unica cosa che va detta: la stroncatura misura la limpidezza culturale di un paese, la sua altezza.

 

 

*In copertina: Davide Brullo dopo aver ricevuto la notizia che non scriverà più stroncature per “Linkiesta” (photo Alessandro Carli)

 

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?