
VERDI, SET, MATCH – AL FESTIVAL DI SALISBURGO TORNA IL “MACBETH” DI GIUSEPPE VERDI, CON LA REGIA DI KRZYSZTOF WARLIKOWSKI E DIRETTO DA PHILIPPE JORDAN, AMBIENTATO IN UN CAMPO DA TENNIS – PIERLUIGI PANZA: “IL LIBRETTO DI PIAVE CON STORIA DI SHAKESPEARE E MESSA IN SCENA DI WARLIKOWSKI NON SEMPRE SI SOVRAPPONGONO E A UN CERTO PUNTO CI CHIEDIAMO: MA VERDI DOV’È? CONSIDERATO ANCHE QUALCHE TAGLIO NELLA DIREZIONE DI PHILIPPE JORDAN, LO SPETTACOLO È EMBLEMATICO DELL’IMPORTANZA ASSUNTA DALL’INTERPRETAZIONE DRAMMATURGICA E REGISTICA NELL’OPERA CONTEMPORANEA. NON C’È DA STRACCIARSI LE VESTI SE…”
Pierluigi Panza per https://fattoadarte.corriere.it/
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Per gli italiani assistere a un “Macbeth” di Verdi che si svolge su un campo di tennis dovrebbe essere oggi una vittoria sicura. E infatti la ripresa dello spettacolo di Krzysztof Warlikowski diretto da Philippe Jordan (orchestra dei Wiener) al Festival di Salisburgo è stato un successo travolgente specie per la seducente Lady Macbeth Asmik Grigorian, […] Attrice fantastica, cantante sublime…, ma del canto di Verdi-Piave – lo dico da padano – non si è scandita una parola.
In questo spettacolare teatro di regia alla tedesca ci sono circa 400 persone sul palco e un continuo entra-esci di scene, che quasi l’enorme palcoscenico del Grosses Felstspielhaus sembra piccolo. La storia del Macbeth diventa per Warlikowski e per il drammaturgo Christian Longchamp è qualcosa di “radicato nei racconti mitologici dell’antichità greca” e disvela un viaggio nella condizione umana.
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Dalla Grecia si sarebbe arrivati a Shakespeare, quindi a Verdi-Piave nel 1847 (un anno prima dei moti dei quali “Patria oppressa” è un innesco), quindi a Lonchamp: l’opera è più che mai una variazione sul tema. Per Lonchamp la storia del Macbeth diventa quella di una coppia che non può avere figli, tanto che il primo a entrare in scena è un ginecologo.
La notizia dell’impossibilità della Lady di procreare, che appare ferale, sembra un po’ portare indietro le lancette dell’orologio all’età in cui la donna doveva essere madre per forza. La sete di potere diventa un sostitutivo di quella della maternità e si procede tra le proiezioni della strage degli innocenti dal “Vangelo secondo Matteo” di Pasolini ai pupazzi del fantasma di Banco.
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[…] Le scene di Malgorzata Szczesniak non sono certo ispirate a una Inghilterra gotica e nemmeno ai tempi di Shakespeare o di Verdi. La scenografa dice di essersi ispirata al “jeu de paume”, il “gioco dei re” del Rinascimento, precursore del tennis moderno.
Di fatto siamo davanti a un campo da tennis con una lunga panchina che si muove avanti e indietro, tribunette per le masse sempre mosse benissimo e una galleria in quota dove tutti camminano sino all’altezza della testa, che rimane invisibile. Anche le streghe hanno il loro doppio, anche il fantasma di Banco e tutta la messa in scena, molto intensa e riuscitissima, è costruita su doppioni e rimandi, come quelli all’ “Edipo Re” o al “Vangelo secondo Matteo” di Pasolini.
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Tanto che, libretto di Piave con storia di Shakespeare e messa in scena di Warlikowski non sempre si sovrappongono e a un certo punto ci chiediamo: ma Verdi dov’è? “Patria oppressa” non ha più nulla a che vedere con la costruzione degli stati nazionali dell’Ottocento e diventa la condizione di una comunità di individui tenuti in scacco da una coppia assetata di sangue.
[…] Considerato anche qualche taglio nella direzione di Philippe Jordan, lo spettacolo è emblematico dell’importanza assunta dall’interpretazione drammaturgica e registica nell’opera contemporanea. Non c’è da stracciarsi le vesti se la stagione della sacralità del testo musicale e del libretto (nonché dell’illustrazione di scena) volge al disio e l’opera torna quella che era nel Settecento: una azione teatrale (intelligente) in musica che si rinnova, interpreta, aggiunge, toglie, modifica. Come in quei sublimi pastiche, capricci settecenteschi.
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Certo, con due consapevolezze: la prima è che queste messe in scena (riuscite o meno) portano con sé lo stigma dell’effimero e mai del classico. La seconda è che – come si usa nelle classificazioni delle opere d’arte nei musei – qui stiamo parlando del “Macbeth” da Verdi non di Verdi.