marco giallini

''LA PRIMA VOLTA CHE HA FATTO L’AMORE? NON MI RICORDO. CON UNA MIGNOTTA CREDO" - CHE COSA RICORDA DELLA SUA ADOLESCENZA? “CHE MI AMMAZZAVO DI PIPPE, COME TUTTI” - PARLA SENZA PELI SULLA LINGUA MARCO GIALLINI:

Malcom Pagani per Vanity Fair Italia

 

GIALLINI SCHIAVONEGIALLINI SCHIAVONE

Tono e timbro di voce sono tanto simili che- giura lui- si è stupito persino Alessandro Gassman: «Di Vittorio, suo padre, recitavo sul set battute che non conosceva neanche lui». Da qualche anno, nelle molte vesti in cui ha scelto di calarsi, è grande mattatore a pieno titolo anche Marco Giallini. In Beata ignoranza, l’ultimo film di Massimiliano Bruno, interpreta un anacronistico professore refrattario all’amore, ai telefonini e alla modernità: «Un po’ come sono io- dice irrequieto al tavolo di un bar- con i miei libri, a casa mia, nelle pause tra un film e l’altro».

 

Tempo per stare a casa ultimamente ne ha pochissimo.

MARCO GIALLINIMARCO GIALLINI

 

«È vero, ma non mi sento rapinato da nessuno e non è detto che poi stia meglio quando non lavoro. Anzi».

 

Anzi?

 

«Il tempo te lo occupano le noie della vita e le rotture di coglioni. Quelle le paghi tutte, chi ti offre un lavoro perlomeno ha il buon gusto di remunerarti e di portarti in giro a vedere il mondo. Non è poco».

 

Suo padre le attribuiva una certa pigrizia.

 

GIALLINI ROCCO SCHIAVONEGIALLINI ROCCO SCHIAVONE

In verità ho lavorato molto fin da ragazzo. Ho imbiancato i muri e consegnato le bibite puntando la sveglia tutti i santi giorni prima delle 5 del mattino. Poi tornavo, facevo una doccia e mi buttavo a studiare teatro.

 

Lei conosce il sacrificio, ma ha detto di detestare: “La retorica della povertà”.

 

«Ho inseguito un sogno, ma non l’ho fatto da Forrest Gump. Quando un grande regista a 16 anni mi diceva: “tu vali qualcosa” magari arrossivo e mi vergognavo come un bandito, ma provavo orgoglio perché sentivo che non mi stavo raccontando una storiella. Sapevo che da qualche parte sarei arrivato».

GIALLINI  ROCCO SCHIAVONEGIALLINI ROCCO SCHIAVONE

 

Partendo da zero, con molta fatica. 

 

«Se cresci in un contesto in cui non ti danno molto possibilità e in cui tuo padre ti fornisce subito l’esatta misura di chi siano i padroni e chi i dipendenti, fatica fisica e impegno li devi mettere nel conto.  Altra cosa è dire di essere sceso dagli alberi o di aver vissuto in una grotta. A qualcuno è successo. A me non è mai mancato niente, a me».

 

E agli altri ragazzi con cui è cresciuto?

 

«Magari sono cresciuti con dei coetanei che gli mettevano un coltello al collo, gli intimavano di pisciare a comando e intanto li minacciavano di tagliargli la gola».

 

Dice sul serio?

 

marco giallinimarco giallini

«È un’intervista, no? Allora bisogna dire la verità. Non si può far finta di cercarla per poi nascondersi. Certe cose le ho viste».

 

La violenza l’ha vista anche a casa?

 

«Papà non mi ha mai sfiorato con un dito. Era un vecchio socialista anarcoide, la violenza gli faceva schifo. Quando fuori dal Raphael tirarono le monetine a Craxi si indignò: “Mortacci vostra- gridava- e che ha rubato solo lui?”. Papà aveva la terza elementare, amava il cinema e magari diceva Godarde invece di Godard, ma era un uomo molto buono».

 

Ce n’erano tanti nel posto in cui è cresciuto?

 

marco giallini e stellamarco giallini e stella

«Lei ha il tono che avrebbe uno che chiede dove si trovi la giungla. Dove crede che sia? Vuole andarci? Prendiamo la moto, non è un viaggio lungo. Sono pochi chilometri. Il posto in cui sono cresciuto io è ovunque si confondono campagna e palazzoni. Ovunque non ci siano i soldi. Ovunque viva qualcuno che sta molto al di sotto di dove non sarebbe giusto stare. Diciamo che io ero tra quelli che se la passava meglio».

 

Si può evadere da quello che si è stati nei primi vent’anni?

 

«È impossibile. Ha presente il discorso sulla memoria dei cani? Ecco, noi abbiamo quella memoria lì. Le cose che succedono all’inizio non le dimentichiamo».

 

E quelle dolorose che accadono in corso d’opera?

 

marco giallini 007marco giallini 007

«Sono stato recentemente ospite di un Festival per tenere una lezione. Parlavamo di Rocco Schiavone, il commissario vedovo inventato da Antonio Manzini che ho recentemente interpretato per la tv. Ho visto imbarazzo nell’interlocutore. Negli occhi aveva un dubbio e mi guardava con aria strana: “Naturalmente della scomparsa di sua moglie non parliamo” mi dice a bassa voce e allora gli rispondo: “E perché non dovrei parlarne? Ma parliamone”. È morta mia moglie. È stata una tragedia, ma non è un tabù. Non sarò l’ultima persona a cui accadrà».

 

È indiscutibile.

marco giallini romanzo criminalemarco giallini romanzo criminale

 

«Alla disgrazia non c’è mai fine e non sempre la vita è favolosa. Ho un carissimo amico che ad Amatrice ha perso un figlio di undici anni. Ero abituato a mangiarci insieme una volta al mese. D’un botto ho visto la sua foto in tv. Mi è preso un colpo. Quello che ti accade tra un minuto non lo sai. Sa essere una vera merda, la vita».

 

Gli amici importanti sono quelli di ieri? 

 

«Ebbi un incidente in moto e passai un sacco di tempo in ospedale. Un mio amico veniva a trovarmi tutti i giorni. Mi aiutava ad andare anche in bagno. Quante persone lo farebbero per te?»

 

marco giallini odore della nottemarco giallini odore della notte

Lei ha dichiarato di aver felicemente pulito il culo ai suoi figli.

 

«Come in quella canzone di Roberto Vecchioni, una delle più belle degli anni 90. Se la ricorda? “Abbiamo un mare di figli da pulirgli il culo” diceva».

 

Non la facevamo intenditore di Vecchioni.

 

«Luci a San Siro mi fa sempre venire voglia di andare a Milano. E ogni tanto in effetti ci vado, in vacanza».

 

 

Lei va in vacanza a Milano?

 

marco giallini mastandrea l odore della nottemarco giallini mastandrea l odore della notte

«Quel grigiore, quell’eleganza, quei cappotti, quelle pagine dei giornali stranieri che spuntano dalle edicole. È una città che adoro, Milano. Ma la adoro veramente. Parto il mercoledì, vado in albergo, cammino, vedo i negozi, dico buongiorno. Mi rigenero».

 

Poi torna a Roma. Famiglia e squadra di calcio, due stelle polari, in fondo sono lì.

 

marco giallini infiltratomarco giallini infiltrato

«La squadra è lo specchio della città. “Volemo, famo, dimo” e poi non succede mai niente. Ci prendono in giro. C’è gente che in un ideale undici che si propone di vincere davvero qualcosa starebbe in panchina, a guardare. Ma le ha viste le altre formazioni? Cinque milioni di persone abitano in un luogo di dimensione planetaria e si accontentano di poco, di troppo poco e non solo nel calcio. Perché dobbiamo sempre giocare al ribasso?»

 

marco giallini i fobicimarco giallini i fobici

A forza di giocare al rialzo la sua carriera invece ha preso il volo. Può ancora permettersi la passeggiata in Via del Corso che sognerebbe di poter fare in pace Francesco Totti?

 

«Al massimo ci vado in moto in Via del Corso, con il casco. In fondo l’alibi della notorietà mi sta benissimo. Non mi pesa. Mi aiuta a non muovermi da casa, si concilia con la mia pigrizia».

 

Pigrizia anche elettorale?

 

marco giallini gassmannmarco giallini gassmann

«Non voto da anni e non mi fido di nessuno. Sono tutti uguali. L’ultima croce sulla scheda l’ho messa su Marco Pannella».

 

La prima volta che Marco Giallini ha fatto l’amore?

 

«L’amore? Non mi ricordo. Con una mignotta credo».

 

Molto pannelliano. In un bordello?

 

«Bordello? E chi c’è mai stato in un bordello?»

 

Che cosa ricorda della sua adolescenza?

 

«Che mi ammazzavo di pippe, come tutti».

 

marco giallini favinomarco giallini favino

Chi non sopportava da ragazzo?

 

«I tromboni. Per essere trombone devi essere così bravo da infrangere il muro del suono».

 

Che melodia restituiscono i suoi prossimi 53 anni?

 

«Una musica fortunata. Ho due figli che amo, un mestiere che mi piace da pazzi, i miei amici. Da Roberto Franzin detto Tomboletta che sapeva menare, ma non era cattivo e lo faceva solo con quelli che ci rompevano i coglioni, a Giovanni e Alberto- quelli colti che avevano i genitori maestri elementari e mi portarono per la prima volta all’Eliseo a vedere Enrico IV nel 1969- fino a Tommaso l’abruzzese me li ricordo tutti».

marco giallini favino marco giallini favino

 

Chi è Tommaso l’abruzzese? 

 

«Un ragazzo che veniva dall’Abruzzo e si era guadagnato il soprannome per ascendenza geografica. Sei anni fa mi si ferma la macchina vicino a Settebagni, sull’antica Via salaria. Impreco e intanto vedo un’auto che rallenta e mi si affianca. Ha i finestrini abbassati e una ragazza dice: “Ma quello non è l’amico tuo, papà?”. Tommaso l’abruzzese, un meccanico spettacolare passato dai problemi di gioventù al possesso di tre autofficine in età matura, frena e risponde soltanto: “Amico? Fratello!”. Poi urla: “Gialloooooo!” e scende. Mi abbraccia. Tira fuori brugole e chiavi. Si immerge nel motore. Lordo di grasso, ne esce finalmente vincitore. Per un’ora e mezza mi racconta la sua vita e io gli racconto la mia. Poi ci salutiamo. Non ci vedevamo da 15 anni».

marco giallini buttafuorimarco giallini buttafuori

 

Che significa?

 

«Che certe cose restano, certi rapporti rimangono. Che esistono persone che si sono concesse il lusso di non tradire. Io ad esempio non ho mai tradito nessuno, non è da me. Come me ce ne sono pochi, ma qualcuno c’è».

 

Tra gli attori italiani nessuno ha la sua biografia. Non le è mai venuto in mente di scriverne una?

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«Non sono ancora morto».

 

Ha mai litigato con un regista?

 

«Mai. Posso strillare, prendere e andarmene per 5 minuti perché di solito accumulo, accumulo e accumulo fino a scoppiare, ma è un fuoco di paglia e in ogni caso non mi prendono sul serio. La troupe fa di me quello che vuole».

 

Qual è il suo prossimo film?

 

marco giallini monica bellucci l ultimo capodannomarco giallini monica bellucci l ultimo capodanno

«Girerò tra pochi giorni con Daniele Luchetti. Io sono Numa, un ricco imprenditore abituato a farsi portare i ricci dalla Sardegna, improvvisamente arrestato per una mazzetta e tradotto senza i suoi amati telefonini in comunità. Lì sono tutti poveri e il leader dei poveri, il guru dei poveri, è Elio Germano».

 

Non ha mai paura della sovraesposizione?

 

«Sordi faceva regolarmente due film in un solo giorno e Walter Chiari e Paolo Panelli nei cast c’erano sempre. Adesso si parla di sovraesposizione, ma mi pare un falso problema. Una fregnaccia. È inutile interrogarsi su quanto concedersi: quando hai successo a spremerti provvedono gli altri».

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E lei non si ferma perché teme che passi il momento magico?

 

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«Prometto di mandarli a fare in culo un istante prima che altri lo facciano con me».

 

Tra un cambio di ruolo e l’altro si confida mai con uno psicanalista?

 

(Lunghissima risata nda).

 

Scriviamo di no?

 

«Lei ha non ha capito. Io lo psicanalista me lo magno».

 

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