
E GUARDO IL MONDO DA UN OBLÒ – GIANNI TOGNI RIPUBBLICA L’ALBUM DI ESORDIO DEL 1980 CON LA MITICA “LUNA”: "QUEL DISCO AVEVA UNO DEI TITOLI PIÙ LUNGHI CHE SI RICORDINO “E IN QUEL MOMENTO, ENTRANDO IN UN TEATRO VUOTO ETC”. IL MIO PRODUTTORE DI ALLORA VOLEVA CHIAMARLO DEBUTTO. E IO E MIEI MUSICISTI, RISPONDEMMO IN CORO IN ROMANESCO: “SÌ, DE SOTTO”. SI ARRABBIÒ TANTISSIMO E RISPOSE: "ALLORA TROVATELO VOI IL TITOLO" - "OGGI C'È MENO LIBERTÀ. I DISCHI VENGONO INCISI MALE. LA SENSAZIONE È CHE OGGI SI PUNTI SOLO AL PEZZO CHE FUNZIONA PER 3, 4, MASSIMO 5 MESI. TROPPA FRETTA, POCA RICERCA” - VIDEO
Luca Dondoni per la Stampa - Estratti
«E guardo il mondo da un oblò, mi annoio un po'»: la rima baciata era bizzarra e chi avrebbe mai scommesso all'alba del 1980 che sarebbe entrata nella storia della musica italiana. E invece Luna di Gianni Togni è ancora uno dei pezzi più conosciuti, cantati, tra gli oldies e anche tra i più passati in radio, senza contare la cover che qualche anno fa ha inciso Lorenzo Jovanotti.
Ora, a 45 anni dalla pubblicazione, è uscita un'edizione speciale e celebrativa nonché completamente restaurata dell'intero album che conteneva il pezzo e contrariamente a Luna, aveva uno dei titoli più lunghi che si ricordino: ...e in quel momento, entrando in un teatro vuoto, un pomeriggio vestito di bianco, mi tolgo la giacca, accendo le luci e sul palco m'invento.
Praticamente dura quanto una canzone di oggi, e infatti quel titolo monstre è diventato semplicemente ...e in quel momento... Remix 2025 con tutti i brani remixati e rimasterizzati dai nastri originali.
Come le venne in mente di dare un titolo così lungo?
«Lucariello, il mio produttore di allora voleva chiamarlo Debutto. E io e miei musicisti, rispondemmo in coro in romanesco: «sì, de sotto»!
Era una battuta, ma si arrabbiò tantissimo e rispose: "Allora trovatelo voi il titolo", e se ne andò sbattendo la porta. L'indomani io e Guido Morra andammo alla riunione e ognuno si era inventato un pezzo di quello che sarebbe diventato il "titolo lungo". Lucariello disse: "Sapete che vi dico? Mo' metto tutte queste frasi insieme e vediamo che succede". Fu un successo».
(..) Tutto è nato in modo naturale. E grazie alle radio libere, il disco ha raggiunto una popolarità che andava oltre ogni previsione».
Un cofanetto speciale raccoglie i remix delle canzoni più iconiche: com'è stato metterci mano?
«Un lavoro enorme. Non immaginavo che da dischi così "invecchiati" , usando i master originali, si potesse ottenere un risultato tanto potente. In teoria dovevano bastare 4 o 5 giorni... invece c'è voluto quasi un mese. Ti trovi davanti a difficoltà che nemmeno immagini: registrazioni analogiche, tracce rovinate, suoni da restaurare fedelmente all'originale. Tirare fuori il meglio da una batteria degli Anni '70, ad esempio, è un'impresa. I rullanti erano tutti rovinati, ne abbiamo trovato uno solo buono. E poi lo stereo in controfase, l'orchestra che all'epoca non era registrata come oggi... devi letteralmente riaprire e ricostruire il missaggio».
C'è anche un booklet di 20 pagine con testi, immagini inedite e diapositive d'epoca. Com'è stato rivedersi?
«Le fotografie le ha scattate mio fratello. Le abbiamo ritrovate e digitalizzate: sfogliarle mentre il vinile 180 grammi suonava è stata un'emozione fortissima. Quando la puntina ha toccato i solchi, ho rivissuto le stesse sensazioni indimenticabili di allora».
Com'era rispetto a oggi il panorama musicale?
«Era molto più vario. Si passava da David Bowie ai Queen, dai Supertramp al reggae. E potevi veramente sperimentare. Io avevo un contratto di 5 anni per 4 album: ogni disco diverso dall'altro. Luna non ha niente a che vedere con Semplice o Senti il tuo cuore. Oggi c'è meno libertà. I dischi vengono incisi male, compressi. Suonano schiacciati
(...) Ricordo con nostalgia il modo di fare musica, quello che accadeva in quegli anni. i QueenBria, n May e Bohemian Rhapsody. Quello era un azzardo. L'unico che vedo osare un po' è Lucio Corsi e poi Diodato, che rispetto molto. Però la sensazione è che oggi si punti solo al pezzo che funziona per 3, 4, massimo 5 mesi. Troppa fretta, poca ricerca».
roberto pruzzo gianni togni foto di bacco
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