1- DA GUTENBERG A GOOGLE, il VERO MOTORE DELLE COMUNICAZIONI DI MASSA È IL SESSO 2- DA TEMPO, VARI STUDIOSI CI HANNO ABITUATO ALL’IDEA CHE LA DIFFUSIONE DI UN PENSIERO “SOVVERSIVO” SUL SESSO E L’EROTISMO POTESSE FUNZIONARE DA MOLLA PER CONTRASTARE L’ORDINE POLITICO DELLE SOCIETÀ OCCIDENTALI. MA LE LIAISONS DANGEREUSES TRA WEB E SESSO HANNO AVUTO UNA PODEROSA RICADUTA IN TERMINI DI INNOVAZIONE 3- SECONDO UN SAGGIO CHE STA FACENDO PARECCHIO DISCUTERE GLI STATI UNITI, IL PORNO AVREBBE “ESERCITATO SUL MONDO ONLINE UN’INFLUENZA SUPERIORE A QUALUNQUE MEDIUM PRECEDENTE”, OPERANDO SULL’INTENSITÀ DELL’OFFERTA, SULL’ANONIMATO DELLA CLIENTELA E SULLA MODALITÀ DI PAGAMENTO DELLE PRESTAZIONI

Massimiliano Panarari per La Stampa

Natura non facit saltus , diceva la «filosofia naturale» antica. Mentre il capitalismo, intriso di schumpeteriana «distruzione creatrice», i salti li compie, eccome. E ad agevolare qualcuno di questi balzi, come mostra la sua storia, ci pensano, talvolta, quegli stessi lati oscuri e «segreti» che il volto più presentabile della civiltà liberal-borghese, di cui l'economia di mercato è per tanti versi debitrice, considera devianti.

Un esempio? I terribili pirati, bucanieri e corsari (più o meno) libertari che - hanno sostenuto vari studiosi, da Werner Sombart a Peter T. Leeson - vanno inseriti di diritto nella galleria degli antenati del capitalismo, e in particolare della sua versione più «anarchica».

Ad aprire un altro capitolo di questa «storia sotterranea» è un libro che sta facendo parecchio discutere negli Stati Uniti, intitolato The Erotic Engine (Anchor Press), e ancor più esplicitamente sottotitolato «Come la pornografia ha potenziato le comunicazioni di massa da Gutenberg a Google».

Da tempo, vari studiosi più o meno famosi, da Michel Foucault a Robert Muchembled, sino all'italiano Pietro Adamo, ci avevo abituato all'idea che la diffusione di un pensiero «sovversivo» sul sesso e l'erotismo potesse funzionare da molla per contrastare l'ordine politico e filosofico delle società occidentali. Ma con questo libro entriamo direttamente nel terreno delle tecnologie dure e pure.

L'autore, Patchen Barss, è un giornalista scientifico e culturale di Toronto (produttore presso Discovery Channel e collaboratore, tra le altre testate, del Globe and Mail e del Reader's Digest ), il quale si candida così a novello Marshall McLuhan un po' osé, ribadendo la fertilità e la creatività di quel Paese sotto il profilo degli studi massmediologici.

La tesi di Barss è che la rappresentazione del sesso abbia fornito, nel corso della storia dell'umanità, uno stimolo potentissimo allo sviluppo delle comunicazioni di massa e, più di recente, all'innovazione tecnologica e industriale. Per dimostrarlo risale decisamente indietro nel tempo, alle pitture a sfondo sessuale e alle raffigurazioni erotiche che adornavano le caverne preistoriche, e compie una lunga cavalcata attraverso i secoli sino a giungere ai giorni nostri, passando per i bassorilievi mesopotamici, la grafica giapponese tradizionale, i templi induisti, la poesia e la musica trobadoriche del Medioevo occidentale e le «rivoluzioni» dell'epoca moderna.

Quando, con il terremoto innescato dalla stampa gutenberghiana si comincia ad assistere all'irresistibile marcia parallela (e trionfale) di tecnologia e pornografia, con la prima amplificata e supportata dai bisogni di diffusione della seconda.

Nella Francia preRivoluzione del 1789 le medesime stamperie «sovversive» sfornavano a getto continuo libelli filosofici contro la monarchia e la religione e stampe pornografiche in gran quantità, e, quando avevano dei proprietari engagés , utilizzavano non di rado le copiose vendite delle seconde per finanziare la tiratura dei primi. E sempre nella Ville Lumière, qualche decennio dopo, la popolarità dei dagherrotipi molto dovrà alle immagini di nudo femminile (ovviamente «artistico»...), che faranno proliferare gli atelier fotografici.

Il pornoentusiasta autore del libro si dimentica di citare, evidentemente perché non confacente alla sua tesi, uno dei periodi di maggiore sviluppo tecnologico e industriale della storia europea: l'Inghilterra dell'impressionate decollo economico della regina Vittoria, in cui la pornografia non era certo vista di buon occhio. Ma, probabilmente, qui interverrebbe qualche teorico o narratologo decostruzionista a dirci che le pulsioni del bacchettonismo dell'epoca si sublimavano mediante i romanzi gotici e vampireschi.

D'altronde, il porno (e chi gli sta dietro) bada al sodo, e al soldo: di qui il convergere, nel tempo, di investimenti finanziari sulle varie piattaforme tecnologiche che si sono rivelate incredibili moltiplicatori del suo consumo. L'industria a luci rosse ha infine trovato nella Rete un canale impareggiabile per aumentare ulteriormente il proprio smisurato fatturato, e in tal modo si arriva al dark side di Internet, sulla cui origine militare e strategica già tanto si è scritto.

Le liaisons dangereuses tra Web e sesso avrebbero avuto una poderosa ricaduta in termini di innovazione; anzi, secondo Barss, il porno avrebbe «esercitato sul mondo online un'influenza superiore a qualunque medium precedente», operando sull'intensità dell'offerta, sull'anonimato della clientela e sulla modalità di pagamento delle prestazioni.

L'incremento dell'ampiezza della banda e l'arrivo della banda larga sarebbero derivate precisamente dalla volontà di far fronte alla marea montante delle richieste degli erotomani (praticamente una buona fetta della popolazione maschile mondiale e, pertanto, un mercato tutt'altro che disprezzabile).

I «signori dell'hard» hanno poi fatto nascere e-commerce e tecnologie «sicure» per i pagamenti e le transazioni elettroniche, e pure certi software di video-streaming che i grandi network tv utilizzano comunemente hanno avuto il loro battesimo del fuoco negli studi di registrazione «vietati ai minori».

Insomma, altro che «bastione libertario»: a dispetto della retorica (francamente poco credibile) che continua a descrivere la pornografia come «libertà fondamentale», il porno costituisce un business formidabile e un'attrezzatissima industria, un mix di gemiti, pulsioni basic (e a tratti biopolitiche) e «perversa» attenzione alla tecnologia, che si è tradotto anche in un fattore di crescita dell'high tech.

E difatti, a ben pensarci, siamo esattamente dalle parti di quel «dominio della tecnica» stigmatizzato, non molto tempo fa, da papa Benedetto XVI quando tratteggiava il modello di sessualità che i cattolici devono, invece, fare proprio.

 

 

 

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