paolo villaggio villaggio paolo pec

“VENGA, FANTOCCI, SI ACCOMODI” - DALLA POLTRONCINA IN FINTA PELLE ALLA SEDIA INVISIBILE: I FILM DI FANTOZZI COME METAFORA DELLA SCOMPARSA DEL LAVORO, O DEL POSTO DI LAVORO

Michele Masneri per “ilsole24ore.com”

 

fantozzi paolo villaggiofantozzi paolo villaggio

Mentre si provava a fare la rivoluzione, e l'immaginazione ci provava col potere, in Italia nascevano una poltrona e un impiegato. La poltrona si chiamava Sacco, disegnata per Zanotta da Franco Teodoro, Cesare Paolini e Piero Gatti, e poi destinata ai primari musei globali.

 

Ma nello stesso anno, 1968, questa poltrona diventava anche l'incubo destrutturato di un personaggio che avrebbe poi riassunto la classe lavoratrice del terziario meglio della scuola di Trento. Nasceva Giandomenico Fracchia, impersonato da Paolo Villaggio, scoperto da Maurizio Costanzo e apparso per la prima volta in un programma che si chiamava Quelli della domenica.

 

Lì, il tragico acciambellarsi del ragionier Fracchia sulla «poltrona anatomica con involucro contenente palline di polistirolo espanso ad alta resistenza», secondo scheda tecnica, rappresenterà poi l'incomunicabilità tra arredamento dirigenziale e impiegatizio, un divide eterno e di classe più grave di quello digitale in Italia.

 

Il primo minimalista, estetizzante, il secondo accumulatorio e aspirante al mobilificio di Cantù. Quando poi Fantozzi – “gemello” e successore di Fracchia, a partire dal 1975, son quarant'anni quest'anno – scalerà una a una le fasce di carriera grazie a promozioni molto repentine e effimere legate all'accompagnamento del duca conte Semenzara al casinò, verranno fuori tutte le massime aspirazioni di “inferior design” lavorativo evidentemente diffuse nell'inconscio italiano.

 

 Dal grado più basso, il dodicesimo, con umile stanzone condiviso, già all'undicesimo l'impiegato aveva diritto a «scrivania personale e poltroncina in scai o finta pelle»; e scai e finta pelle erano poi anche gli interni Fiat di macchine per la classe media, tipo la Fiat 131 sognata dal tassista Renato Pozzetto in Zucchero, miele e peperoncino (1980).

POLTRONA FANTOZZIPOLTRONA FANTOZZI

 

Ma già un impiegato di settima aveva diritto a scrivania in mogano, telefono, pianta di ficus, e in quinta classe arrivavano «lampada di opalina, piano di cristallo, naïf jugoslavo alla parete, due piante di ficus»; fino all'Empireo dell'impiegato di prima: sei piante di ficus, e tappeto per terra.

il ragionier filini gigi rederil ragionier filini gigi reder

 

Però, anche nei suoi sogni più proibiti, Fantozzi arrivava solo alle soglie della dirigenza, senza mai sconfinare i confini di classe: perché gli uffici dei megadirettori, naturali e non, non contemplavano naïf jugoslavi, né scai, ma vedevano invece il trionfo dell'assenza, della modernità scarsa, del less is more; non dunque divani di pelle o di finta pelle ma la poltrona informe, i corridoi spogli, al limite i tavoli e le sedie Tulip di Eero Saarinen poi finiti in primarie rappresentazioni dirigenziali, come nell'ufficio di Roger Sterling in Mad Men, la serie sui pubblicitari fichissimi che ricomincia tra poco.

 

Nello stesso ufficio di account e copy, anche divanetti penitenziali di Charles e Ray Eames, grandi disegnatori di status symbol per capufficio globali; le stesse che stavano nella “bolla del Lingotto” torinese e negli uffici romani della Montedison voluti da Raul Gardini in via del Quirinale, in un ex convento dove si dice che avesse abitato per qualche notte anche Karol Wojtyla, in cellette anche piccolissime ma con le loro poltrone e tavole Eames, e i posacenere di Castiglioni per Alessi; quanto di più vicino insomma all'ufficio mistico del megadirettore naturale, senza acquario dei dipendenti ma con arance vere mangiabili in giardino.

FANTOZZI 2FANTOZZI 2

 

L'opalina e lo scai continuavano invece a far sognare i “cari impiegati”, e una middle class poco avvezza ai compassi d'oro; l'opalina che Fantozzi sognava di guadagnare col passaggio in quinta categoria era un upgrade comune ad altre primarie storie italiane, che qualcuno poi avrebbe realizzato veramente.

 

Se nel primo messaggio alla nazione, quello del 1994, Berlusconi aveva registrato dal famoso sottoscala di Macherio con alle spalle una libreria di sobri ripiani di legno, pochi libri e una sculturina di Cascella, nei successivi videomessaggi, compreso l'ultimo di pochi mesi fa, quello surreale della «deriva autoritaria», la libreria diventava bianca, lussureggiante in laminato o mdf, come una cucina Arclinea, e varietà di cornici silverplate delle più svariate fogge. E una grande opalina simil-Flos, incorporata.

 

FANTOZZI 1FANTOZZI 1

Il Cavaliere anche in questo condivideva aspirazioni ed estetiche non snob: accumulando, come nei sogni fantozziani, come nelle residenze curate dall'architetto Pes, già sublime accumulatore per Visconti. E quella libreria, bibliografia della nazione, si riempiva sempre di più: con cornici dorate, a sbalzo, e libri sempre più spessi e meglio rilegati e di squincio e anche, a volte, un piccolo ficus, o rampicante, e l'immancabile Enciclopedia Treccani, che fa sempre ufficio serio e casa per bene.

 

Intanto, però, Fantozzi subiva l'horror pleni delle classi alte: al cospetto delle aristocrazie aziendali, la poltrona non solo si decostruiva progressivamente negli anni in cui Armani smontava le giacche: a un certo punto, la poltrona scompariva proprio, e spesso al “si accomodi”, col congiuntivo sempre pericoloso delle industrial relations, non corrispondeva alcuna seduta, costringendo a piegamenti e squat dei più scomodi gli impiegati pre-Jobs act.

 

RAGIONIER UGO FANTOZZIRAGIONIER UGO FANTOZZI

Però, la sedia invisibile di Fantozzi segnalava forse anche (metafora) la grande e successiva scomparsa del lavoro, o del posto di lavoro. Se negli anni Settanta l'impiegato di Paolo Villaggio celebrava riti molto aziendali (la coppa Cobram di bici, il rito dell'uscita dall'ufficio alle cinque con conto alla rovescia, la tragica mensa), di lì a poco sarebbe scomparso per molti proprio il lavoro, o alla meglio l'ufficio, e generazioni di freelance e partite Iva terziarie vere e finte avrebbero conosciuto il lavoro domestico.

 

Non più dunque corteggiamenti a colleghe e inviti a colazione da Gigi il Troione, ma pranzi a base di Gioiaverde Giovanni Rana, a casa. E se la Megaditta fantozziana in alcune pellicole era poi la sede della Regione Lazio, a Roma, sulla via Cristoforo Colombo, probabilmente oggi la signorina Silvani col cane Pier Ugo sarebbe stata invitata non al ristorante giapponese, bensì per un pollo o coniglio felici e aspirazionali con birra artigianale al vicino Eataly: con esiti imprevisti.

FRACCHIAFRACCHIAla signorina silvani anna mazzamaurola signorina silvani anna mazzamauro

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)

beppe grillo marco travaglio giuseppe conte elly schlein eugenio giani

DAGOREPORT: IL CONTE TRAVAGLIATO - DI BOTTO, SIAMO RITORNATI AI TEMPI DI BEPPE GRILLO: SULL’OK ALLA CANDIDATURA IN TOSCANA DEL DEM EUGENIO GIANI, CONTE NON TROVA IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA E RICICCIA IL ''REFERENDUM'' ONLINE TRA GLI ISCRITTI, L’UNO VALE UNO, LA “BASE” DA ASCOLTARE - MA L'EX "AVVOCATO DEL POPOLO" NON DOVEVA ESSERE IL LEADER CHE I 5STELLE NON HANNO MAI AVUTO, QUELLO CHE SI IMPONE E TRACCIA LA VIA AL SUO PARTITO? - DATO CHE GIANI, PER VINCERE, PUO' FARE A MENO DEI VOTI 5STELLE, NEL PD S'INCAZZANO CON LA SUBALTERNITÀ A CONTE DI ELLY SCHLEIN CHE HA ACCETTATO E PROMOSSO LA CANDIDATURA DEL 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA: "QUESTI INGRATI È MEGLIO LASCIARLI CHE PRENDERLI" - MA TRA ELLY E PEPPINIELLO, C’È DI MEZZO LA COLONNA DI PIOMBO DI MARCO TRAVAGLIO, CHE DETTA OGNI MATTINA I DIECI COMANDAMENTI DELL'IDEOLOGIA M5S, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" PD-M5S SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL''ARMATA BRANCA-MELONI...

netflix disney plus streaming

DAGOREPORT - “TOPOLINO” HA FAME - DISNEY SCUCE 3 MILIARDI DI DOLLARI PER COMPRARSI LE ATTIVITÀ MEDIA DELLA NFL, LA LEGA DEL FOOTBALL AMERICANO. QUALE SARÀ IL PROSSIMO PASSO? UN CONSOLIDAMENTO NELLO STREAMING È INEVITABILE (IL MERCATO È SATURO DI SERVIZI E CONTENUTI) E C’È CHI SI SPINGE A UN’ACQUISIZIONE DI PESO, COME NETFLIX - LA PIATTAFORMA CAPITALIZZA IL DOPPIO MA FATTURA UN TERZO DELLA DISNEY  – RUMORS ANCHE SU UN INTERESSE DI AMAZON PER SPOTIFY: LÌ I SOLDI NON SAREBBERO UN PROBLEMA (IL SERVIZIO DI E-COMMERCE DI BEZOS CAPITALIZZA 2MILA MILIARDI CONTRO I 130 DELLO STREAMING MUSICALE)...

matteo piantedosi giorgia meloni carlo nordio giusi bartolozzi alfredo mantovano almasri

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI RISCHIA DI BRUTTO SUL CASO ALMASRI: PRENDERSI LA RESPONSABILITÀ DELLA SCARCERAZIONE E DEL RIMPATRIO (CON VOLO DI STATO) DEL TORTURATORE LIBICO EQUIVALE A UNA PUBBLICA SCONFESSIONE DEI MINISTRI NORDIO E PIANTEDOSI, CHE IN AULA HANNO MINIMIZZATO CON BUGIE LA QUESTIONE ATTACCANDO I GIUDICI – IL TRIBUNALE DEI MINISTRI, SCAGIONANDO LA STATISTA DELLA GARBATELLA E RINVIANDO A GIUDIZIO I DUE MINISTRI E IL SOTTOSEGRETARIO ADDETTO AI SERVIZI SEGRETI, HA APERTO UNA BOTOLA DOVE, DALL'ALTO DEL SUO DILENTATTISMO, MELONI È CLAMOROSAMENTE CADUTA - LO "SCUDO" PER SALVARE GIUSI BARTOLOZZI NON ESISTE: NON ESSENDO STATA RINVIATA A GIUDIZIO, IL GOVERNO NON PUÒ  ESTENDERE "IL CONCORSO" NEL REATO COL MINISTRO NORDIO. COSI', IL PARLAMENTO PUO' NEGARE L'AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE CONTRO PIANTEDOSI, NORDIO E MANTOVANO, MA LA PROCURA DI ROMA NON AVRÀ ALCUNO OSTACOLO A RINVIARE A GIUDIZIO LA BARTOLOZZI, CON CONSEGUENTI ''RICADUTE POLITICHE'' SU MELONI - PERCHE' NON HANNO MESSO IL SEGRETO DI STATO...

donald trump volodymyr zelensky steve witkoff vladimir putin

DAGOREPORT - È FINALMENTE LA VOLTA BUONA PER LA PACE TRA RUSSIA E UCRAINA? – L’INVIATO SPECIALE DI TRUMP A MOSCA, STEVE WITKOFF, DOPO TRE ORE DI FACCIA A FACCIA, HA CONVINTO PUTIN A INCONTRARE IL TYCOON, CONSIGLIANDOGLI DI PRESENTARSI CON UN “REGALINO” DI BUONA VOLONTA': COME LA FINE DEGLI ATTACCHI DI DRONI E AEREI – IL FACCIA A FACCIA, CHE SI TERRÀ DOPO FERRAGOSTO NELLA TURCHIA DI ERDOGAN, HA OTTENUTO IL VIA LIBERA DA ZELENSKY, MERZ, STARMER E RUTTE (NON COINVOLTI IL GALLETTO MACRON E LA "PONTIERA SENZA PONTE'' MELONI) - MA PER FARLA FINITA, PUTIN DEVE PORTARE A MOSCA IL BOTTINO DEL VINCITORE: NON VUOLE E NON PUO' PERDERE LA FACCIA DOPO TRE ANNI DI GUERRA - TRUMP HA RASSICURATO ZELENSKY CHE L'UCRAINA NON VERRA' UMILIATA DALLA RUSSIA - IN VISTA DEL VOTO DI MID-TERM 2026, PER IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA LA PACE VALE COME UN GOL IN ROVESCIATA...