pasquale striano dossier top secret

“SONO STATO COLPITO PERCHÉ HO OSATO TOCCARE IL MONDO DELLE ARMI” – I “PIZZINI” DI PASQUALE STRIANO, IL “SERPICO” DELLA FINANZA AL CENTRO DEL CASO DOSSIERAGGI – QUANDO I PM LO HANNO CONVOCATO NON SI È PRESENTATO. PERÒ SI CONFIDA CON "LA VERITA’" E MANDA MESSAGGI OBLIQUI A CROSETTO E SUI RAPPORTI DEL MINISTRO CON MANGIONE - SULL’ANTIMAFIA: “NELLA DNA ESISTEVA UNA LOTTA TRA I MAGISTRATI, UNA GARA A CHI ERA PIÙ BRAVO, PIÙ BELLO E AVEVA PIÙ POTERE”. A CHI STA PARLANDO IL LUOGOTENENTE? CHE PARTITA È COMINCIATA? IL MALESSERE TRA GLI 007, AGITATI PER LA NOMINA DEI VERTICI DELL’AISI: DAGOREPORT

DAGOREPORT

https://m.dagospia.com/dagoreport-le-bombe-di-bisignani-sul-dossier-gate-striano-e-un-fantasma-nessuno-l-ha-387498

 

 

Giuliano Foschini e Fabio Tonacci per la Repubblica - Estratti

 

PASQUALE STRIANO

Pensati Serpico. Ma anche un po’ spione per conto terzi, pasticcione, persino vittima, comunque sempre «per amor di giustizia». Pasquale Striano si racconta. Dice che ha fatto quel che ha fatto «per fare le indagini come si deve». E anche come non si deve, «con metodi non ortodossi», altresì detti «alla carlona» ammette lui, e il virgolettato è tutto suo. Perché alla fine «loro », gli inquirenti, «stanno inventando una marea di cose per amplificare una vicenda che invece è ridicola ».

 

Silente con la procura di Perugia che lo ha messo sotto inchiesta e ancora lo aspetta per l’interrogatorio, il luogotenente della Finanza al centro della grande spiata su politici e vip preferisce parlare alla stampa. Sarebbe meglio dire sussurrare. Con la formula della confessione «alle persone a lui più vicine », quindi del colloquio che impegna meno di un’intervista, ieri sono uscite sulla Verità molte dichiarazioni e riflessioni attribuite a Striano e non smentite dall’interessato.

 

Il luogotenente, accusato dalla procura guidata da Raffaele Cantone di migliaia di accessi abusivi alle banche dati giudiziarie e finanziarie in uso alla Direzione nazionale antimafia dove è stato in servizio fino al novembre 2022, si prepara alla fase due della sua parabola discendente: nessuna risposta ai pm in attesa della chiusura delle indagini, ma sfoghi a mezzo stampa, disseminati di messaggi obliqui.

ANTONIO LAUDATI

 

(...)

Quando ha fatto talune ricerche, per esempio quelle su Berlusconi, sostiene che gli sia stato chiesto «dal procuratore». Si riferisce ad Antonio Laudati con lui indagato a Perugia. Ma, secondo quanto riporta la Verità , in un caso anche a Giovanni Melillo, capo dell’Antimafia e dell’Antiterrorismo che ha condotto le indagini su di lui insieme a Cantone.

 

Affermazioni, quelle di Striano, che più che a una blindatura assomigliano a un’ammissione di colpevolezza. Tuttavia, nel colloquio sembra più interessato a demolire l’immagine della Dna dove per sette anni ha lavorato, definita ora struttura che «non ha più motivo di esistere», ora accolita di investigatori «non più in grado di fare indagini », dunque quanto di più lontano «da come l’aveva concepita Giovanni Falcone».

 

PASQUALE STRIANO

Tra i suoi pensieri si leggono messaggi che suonano come pizzini, anche assai espliciti. «Qui non ci sono fatti inquietanti, come sostengono gli inquirenti, le cose diventano tali in altre stanze, capito?». E questo: «Nella Dna esisteva una lotta tra i magistrati, una gara a chi era più bravo, più bello e aveva più potere». A chi sta parlando il luogotenente? Che partita è cominciata?

 

Per farsi un’idea è necessario comprendere chi è Pasquale Striano. Cinquantanove anni, ufficiale di polizia giudiziaria esperto, costruisce la carriera negli uffici operativi più importanti (la Dia, il Valutario, la Dna) e col sindacato Silf, cui per un periodo si è dedicato anima e corpo per una ragione particolare: aveva acceso un faro sui suicidi nelle forze di polizia, poco dopo un fatto tragico. Un suo collega, Omar Pace, con cui aveva lavorato alla Dia, si era suicidato con la pistola di ordinanza nei giorni precedenti alla deposizione nel processo contro l’ex ministro Claudio Scajola, al quale Pace aveva lavorato.

 

Striano già allora si vedeva un combattente solitario, solo contro il Sistema, un uomo dello Stato che si sentiva autorizzato a calpestare le procedure e i protocolli pur di arrivare all’obiettivo. «Le sorti giudiziarie del singolo rimangono ai margini rispetto alla moralità e allo squallore dei fatti che restano impressi nelle coscienze dei più ed è indiscutibile che esse pesano come macigni in ciascuno di noi: non si può più accettare né tollerare questo decadimento morale ed etico », scriveva lui stesso dopo la pubblicazione sui giornali dell’intercettazione di Matteo Renzi nella quale criticava Enrico Letta.

POLITICI - MANAGER E VIP SPIATI DA PASQUALE STRIANO

 

Ecco, Pasquale Striano si pensa così: un ufficiale di polizia giudiziaria che crede di essere una sorta di supereroe al servizio del Bene. Cosa sia il Bene, lo decide lui. Un Serpico integerrimo e allergico a certe regole, anche quando sono quelle sacre poste a tutela della privacy dei cittadini più o meno noti. In questo, il finanziere assomiglia ad altri noti personaggi incontrati nella storia recente delle investigazioni di polizia.

 

Il procuratore Antimafia Giovanni Mellillo, che una volta insediato ha riorganizzato l’ufficio del Gruppo Sos all’interno della Dna per evitare altre fughe di notizie, ha detto che con Striano ha parlato sempre e solo di Segnalazioni di operazioni sospette. «Potrebbe essere che Melillo, vista la sua tenera età, si possa essere dimenticato di quanto ci siamo detti?», ribatte Striano, con una sgradevole battuta.

 

Il punto, però, non è solo ciò che è stato, ma ciò che accadrà nel futuro prossimo. Striano intende difendersi. E per farlo — dall’ufficio in Abruzzo dove è stato trasferito dopo lo scandalo — sta puntando tutto su tre linee. La prima: «Non c’è alcun sistema dietro di me». La seconda: «La procura di Perugia non ha capito niente del mio lavoro».

 

RAFFAELE CANTONE

La terza, la più inedita: «Sono la vittima di qualcosa che non è legato agli accessi». La aggancia alla pubblicazione sul Domani dei redditi di Guido Crosetto percepiti da Leonardo, da cui è scaturito l’esposto del ministro che ha dato il via all’indagine sugli accessi abusivi. «Dietro a questa vicenda c’è qualcosa di più grosso. Qui stiamo parlando del mondo delle armi (...) non è solo una questione di bed & breakfast».

 

Cioè la ragione sociale della ditta di cui Crosetto tuttora possiede quote coi fratelli imprenditori Gaetano e Giovanni Mangione. «Se le cedi (le quote, ndr) ammetti qualcosa, però se rimani dentro, devi insistere sul fatto che c’è stato un altro problema, quello della diffusione dei redditi. In questo modo si è distolta l’attenzione e l’altra storia è andata in cavalleria».

 

GUIDO CROSETTO - ILLUSTRAZIONE DEL FATTO QUOTIDIANO

La chiosa di Striano è una riflessione sul metodo applicato per anni e anni che lo vedeva entrare e uscire dagli archivi. «Poi magari il giudice mi dirà: non lo dovevi fare. Allora io risponderò: Non dovevo chiedere un’autorizzazione a monte. E comunque i miei risultati arrivavano con questo metodo di lavoro. Sono a posto con la mia coscienza, poi che sia stato fatto tutto un po’ alla carlona, sono il primo a dirlo ». Alla carlona. Un modo pittoresco per dire: violando i database con le informazioni più riservate degli italiani.

GUIDO CROSETTO

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....