MARCO GIUSTI IN MEMORIA DI CERAMI - FRATELLONE DI BENIGNI, DISCEPOLO DI PASOLINI, AMICO DI CITTI, GRANDE MAESTRO DI COMMEDIA E DI TRAGEDIA (‘’UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO”)

Marco Giusti per Dagospia

Lo avevamo gia' capito tutti ai David di Donatello, dove venne più che premiato alla carriera ricordato quasi con commozione dagli amici Roberto Benigni e Nicola Piovani, che Vincenzo Cerami non si sarebbe facilmente ripreso. "La prima volta che l'ho visto non ci ho messo più di cinque minuti per dargli subito il mio David", disse Benigni, che nello giro di un anno ha visto scomparire tre dei suoi più forti amici e collaboratori, da Giuseppe Bertolucci a Carlo Monni a Cerami.

Ovvio che il rapporto Benigni-Cerami rappresenti, assieme al successo di certi suoi romanzi, come "Un borghese piccolo piccolo", la punta più nota dell'attivita' dello sceneggiatore e scrittore. Il quasi-Oscar toccato con "La vita e' bella", i grandi incassi di "Il piccolo diavolo", "Johnny Stecchino", "Il mostro", sono successi che naturalmente Benigni attore e regista divideva con Cerami, che era per lui una specie di fratellone maggiore, non solo il discepolo di Pier Paolo Pasolini, l'amico di Sergio Citti, ma anche un grande ordinatore, supervisore di tutto e maestro di commedia.

Quasi un corpo unico. Una unione, un corpo a corpo che Cerami aveva sperimentato con Francesco Nuti, per due film molto riusciti, "Tutta colpa del Paradisi" e "Stregati, che avrebbe ritrovato con Antonio Albanese, nei suoi primi film da regista. Ma c'era anche un Cerami non comico, scrittore duro e serio per Gianni Amelio, per due film bellissimi e importanti, "Colpire al cuore" e "I ragazzi di Via Panisperna", e per Marco Belleocchio, anche in questo caso per film fondamentali come "Salto nel vuoto" e "Gli occhi, la bocca". Film sulla famiglia e sul nostro paese, tormentati e complessi negli anni 80 di un'Italia alla ricerca di se stessa.

Certo, con Benigni e, prima, con Sergio Citti e Giuseppe Bertolucci, Cerami trova anche una sua via personale alla commedia, surreale, stravagante, surreale. C'e' Cerami dietro capolavori come "Casotto", "Il minestrone", "Sogni e bisogni" e c'e' dietro un film non riuscito ma ricchissimo come "I cammelli".

"Casotto" e' diventato un cult tale che lo stesso Cerami ne ha scritto una sorta di sequel-remake con "Tutti al mare", diretto dal figlio Matteo e interpretato anche da lui stesso nel ruolo che, più o meno, aveva Ugo Tognazzi. Ma personalmente, riconoscevo il genio di Cerami soprattutto nelle sue prime grandi sceneggiature western, folli e sofisticate.

"Blindman", capolavoro firmato Ferdinando Baldi, dove l'eroe e' un pistolero cieco che deve scortare mel west un carico di mignotte destinate ai minatori. "Il pistolero dell'Ave Maria", una totale follia, "L'odio e' il mio Dio", diretto da Claudio Gora. Per "Lo straniero di Silenzio", interpretato e prodotto da Tony Anthony, dovette anche sostituire il regista malato sul set e si diverti' molto.

Studente di un vero maestro come Pasolini, poi suo assistente sugli episodi incredibili girati con Toto', sceneggiatore non accreditato per qualche film di Ennio De Concini, Cerami nascondeva molti segreti e molti lati nascosti che per anni mi sono divertito a stuzzicare con lui. Perfino serie di caroselli negli anni 70... Sempre disponibile, intelligente, divertito, il suo segreto era proprio quello di essere figlio di una generazione cresciuta negli anni 60, tra la follia delle stravaganze rock-hippy-western e il sogno di una rivoluzione impossibile.

Il cinema comico non era che l'ultimo sogno di un sogno più grande. Ma certo i film di Sergio Citti sarebbero impensabili senza il suo contributo e la sua intelligenza. E la nostra grande generazione di comici gli deve se non tutto, molto.

 

 

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