L’ETA’ DEL JAZZ IN SALSA HIP-HOP - LUHRMANN SAPEVA CHE IL SUO “GATSBY” L’AVREBBERO STRONCATO: “NON MI INTERESSA”

Baz Luhrmann e le interviste non vanno troppo d'accordo: "Tutto quello che mi esce dalla bocca suona presuntuoso in misura ridicola", ammette. Diciamo che in parte ha ragione. Ma il brillante e volubile cineasta australiano dimostra anche di essere una persona colta oltre che un grande affabulatore nel suo giro di promozione del film Il grande Gatsby tratto dall'omonimo romanzo di F. Scott Fitzgerald sull'eleganza vuota e l'amore impossibile nel mondo dei ricconi di Long Island durante i ruggenti anni 20.

Il romanzo contava già tre versioni per il grande schermo: la prima nel 1929 prima del sonoro con Warner Baxter, la seconda nel 1949 con Alan Ladd e la terza nel 1974 con Robert Redford. Ovviamente Luhrmann è convinto che la sua versione visivamente sontuosa costata oltre 130 milioni di euro, girata in 3D con un cast stellare, sia la migliore anche se è disposto ad ammettere che la versione con Redford, sceneggiata da Truman Capote e Francis Ford Coppola, era "assolutamente affascinante". Ma, come pentito, si affretta ad aggiungere: "Ma non si capiva chi fosse veramente Gatsby".

Il nuovo spumeggiante Gatsby, scelto per aprire il festival di Cannes, susciterà certamente molte polemiche e farà storcere la bocca ai puristi perché Luhrmann, allo scopo di meglio definire il carattere di Gatsby, ha in parte modificato la storia. Inoltre ha scelto una colonna sonora hip-hop alla quale hanno contribuito il rapper Jay-Z, produttore esecutivo del film, e Kanye West. Ma Luhramann chiarisce: "Il nostro film è più aderente al libro di quelli che lo hanno preceduto e se Fitzgerald ha potuto coniare l'espressione ‘l'età del jazz', sono certo che capirebbe le mie scelte visto che oggi viviamo nell'età dell'hip-hop".

Anche la scelta del 3D "avrebbe avuto l'approvazione di Fitzgerald", dichiara convinto Luhrmann. "So che non mancheranno i commenti acidi e le critiche. Non mi importa. Fitzgerald era un patito della modernità in ogni sua forma e del cinema in particolare. L'idea di girare il film in 3D mi è venuta guardando alla Warner Bros la versione in 3D de Il delitto perfetto di Hitchcock.

Vedere Grace Kelly che si muoveva nella stanza in tre dimensioni è stata una esperienza illuminante. Avevo voglia di allungare una mano e toccarla. Quindi l'ho girato così perché ero certo che avrebbe avuto un impatto maggiore sugli spettatori". Si è trattato di una trovata per stupire le platee, come dicono alcuni? "No, assolutamente no".

L'idea di realizzare la quarta trasposizione cinematografica del romanzo gli è venuta ascoltando l'audiolibro de Il Grande Gatsby durante un lungo, noioso viaggio sulla Transiberiana più di una decina di anni fa: "La storia mi ha colpito perché era divertente e moderna", ricorda.

"Ci sono tutti gli ingredienti: una fantastica storia d'amore, il mondo dei contrabbandieri, ma anche violenza, morte e tragedia". Scegliere Gatsby è stato facile. Luhrmann aveva già lavorato con Leonardo DiCaprio nel 1996 in Romeo e Giulietta: "Ci voleva un attore complesso, romantico, affascinante e bravissimo. In una parola: DiCaprio".

Scegliere l'eterea Daisy, oggetto del desiderio ossessivo di Gatsby, è stata una cosa molto diversa: "La scelta di Daisy è stata difficilissima. Tutte le attrici volevano quel ruolo e quasi tutte si sono sottoposte a un provino". Tra le aspiranti scartate da Luhrmann: Natalie Portman, Scarlett Johansson e Keira Knightley. Alla fine la scelta è caduta su Carey Mulligan: "Il provino era iniziato da appena 10 secondi quando mi girai verso Leo e gli dissi: ‘Hai visto anche tu quello che ho visto io?'.

E lui mi rispose: ‘Penso che abbiamo davanti a noi il prossimo fenomeno del cinema mondiale'". Tobey Maguire interpreta il ruolo di Nick Carraway, voce narrante della storia e vicino di casa di Gatsby. La parte di Tom, il donnaiolo marito di Daisy, doveva andare a Ben Affleck, ma quando Affleck ha rinunciato per interpretare e dirigere Argo, gli è subentrato Joel Edgerton. Una piccola parte è toccate a Isla Fisher nei panni di Myrtle Wilson, l'amante di Tom.

Baz Luhrmann, 50 anni, ha esordito con Gara di ballo venti anni fa e da allora si è fatto la reputazione di regista creativo e innovativo con film quali Romeo e Giulietta, Moulin Rouge, Australia. Lavora da 15 anni con sua moglie, la pluripremiata scenografa Catherine Martin.

Catherine, mentre il marito parla, sembra contenta di rimanere in secondo piano con i loro due figli di 9 e 7 anni. E quando si tratta di parlare, Baz non è uno che si tira indietro: "In vita mia non sono mai riuscito a rispondere in maniera concisa a una domanda", è la prima cosa che mi ha detto quando ci siamo incontrati al Plaza di New York.

Mentre parla è un florilegio di nomi, di persone che ha conosciuto, di musicisti con cui ha lavorato, di attori che stima, di registi che ammira. "Ero disteso sotto una palma quando mi hanno detto che Moulin Rouge era stato selezionato per il Festival di Cannes. Ci rimasi di sasso. Non me lo aspettavo, ma fui molto contento". Poi, come un fiume in piena, passa a raccontarmi di quella volta che si è imbucato al party del produttore Harvey Weinstein al Sanderson Hotel di Londra: "Mi sono mangiato tutti i sandwich del buffet e ho alzato il gomito. Era tutto gratis", dice ridendo.

"Mi è anche capitato di sprofondare nella depressione e più di una volta ho pensato al suicidio", mi dice all'improvviso. "Ci sono momenti in cui ti sembra che nulla abbia senso. Ti alzi al mattino e ti chiedi che diamine stai facendo e perché. D'altro canto sono costretto a vivere perché ho dei figli e perché sono un vigliacco: la sola vista del sangue mi fa svenire. Insomma, non saprei nemmeno come suicidarmi. Ma non voglio fare il melodrammatico. Penso che tutti attraversino periodi del genere nella loro vita".

Mi confida che lo ha reso felice leggere sul New York Times che la versione in paperback de Il Grande Gatsby è in testa alle vendite su Amazon. "La settimana scorsa Scott Fitzgerald ha venduto più libri che in tutta la sua vita. Che ve ne pare?". Poi mi congeda con un'ultima curiosità: "Fitzgerald ha scritto buona parte del libro a Cannes mentre sua moglie lo tradiva. Lo sapevate? Avrebbe mai potuto immaginare che 88 anni dopo il film tratto dal suo libro avrebbe inaugurato il Festival di Cannes? E per giunta in 3D?". E ride compiaciuto.

 

 

 

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