IN FELPA A WALL STREET NON SI PUO’? - L'ANALISTA FINANZIARIO MARC PATCHER HA ACCUSATO ZUCKERBERG DI IMMATURITÀ: “DOVREBBE AVERE PIÙ RISPETTO VERSO GLI INVESTITORI, IN FIN DEI CONTI STA CHIEDENDO I LORO SOLDI” - DALLA MAGLIETTA DI BILL GATES AL GIROCOLLO NERO DI STEVE JOBS, LA SCENA WEB SE N’E’ SEMPRA FREGATA DEL DRESS CODE - IN ITALIA, RIESCE MALE ANCHE VESTIRSI MALE: VEDI IL GOLFINO DI MARPIONNE E LE CAMICIE A FIORI DI FORMINCHIONI…

Maria Luisa Agnese per il "Corriere della Sera"

Chissà se Mark Zuckerberg, il ventottenne genietto che sta portando il suo Facebook in Borsa, ci ha pensato su o no prima di comparire a Wall Street, lunedì, con la sua solita felpa con piccolo cappuccio sulle spalle. Di certo è che ci ha fatto fessi tutti con quella sua idea di presentarsi nel tempio della Finanza senza cambiarsi d'abito e ignorando le regole formali che (almeno quelle) ancora valgono nel caos dell'economia mondiale. Inchiodandoci di nuovo a discutere se l'abito faccia il monaco o meno, e del fatto che per quanto oggi il mondo in generale e l'estetica in particolare siano molto più casual e flessibili, ci sono alcune occasioni e luoghi solenni, che vanno onorati al di là del capriccio personale.

E a cominciare proprio dall'abito. È quello che ha sostenuto, anche a nome della categoria, l'analista finanziario Marc Patcher che, parlando con Bloomberg tv, ha accusato Zuckerberg di immaturità: «Dovrebbe avere più rispetto verso gli investitori e le persone che vuol convincere a credere nella sua azienda, perché in fin dei conti sta chiedendo i loro soldi» ha detto Patcher, ricordando a Zuckerberg che non può essere sempre Casual Friday: c'è un tempo per ogni cosa.

E subito la rete si è inchiodata sul tema, a twittare e a postare pro e contro i nuovi «moralizzatori», e a suggerire ironicamente di comprare un nuovo oggetto del desiderio, la Executive Hoodie, cioè una speciale felpa con cappuccio in tessuto gessato tempestivamente arrivata sul mercato in onore di Mark Zuckerberg: «La voglio subito» ha scritto Cathy Hein segnalando il neo prodotto nel sito Simply Zesty. Mentre Daryl Yeo si chiede: «Perché mi eccita il fatto che Mark Zuckerberg irriti i banchieri?».

D'altra parte come imbrigliare nei rigidi canoni formali un talento libero e nevrotico come quello di Zuckerberg, che ha sempre fatto di testa sua, sin dai tempi dell'università in cui, isolato dai compagni, precocemente seguiva le sue intuizioni miliardarie, presentandosi spesso per strada e agli appuntamenti in infradito se non in pigiama, come ha documentato il film dedicato alla sua vita prodigiosa e controversa, The Social Network. La cravatta se la è messa una volta sola, l'anno scorso, per incontrare Obama, ma non ha spiegato perché.

Forse perché lui, come gli altri talenti della New economy prima di lui, vogliono fare a modo loro e dettare le regole o perché hanno fatto della flessibilità una bandiera, in alcuni casi una nuova ossessione: Steve Jobs (che anche da Obama si era presentato con il maglione semicolloalto nero) e Bill Gates, per esempio, odiavano i bottoni e difatti resta nell'immaginario collettivo quella foto di loro due in maglietta nel 1990, con la didascalia «Tre bottoni in due».

E ancor oggi Bill Gates è perlopiù in camicie con scarsi bottoni e senza cravatta, gente che come Giorgio Armani potrebbe permettersi qualsiasi lusso e invece adotta delle simil divise, per non oscurare il brand. E intanto cambia, e parecchio, l'estetica dell'economia mondiale. In Italia ci ha pensato Sergio Marchionne a fare del suo maglioncino a girocollo un tormentone estetico-finanziario.

Che l'abbia fatto per introdurre nelle nostre testoline riottose quel concetto ostico di flessibilità, o invece per stornarle da altre riflessioni più complesse, di sicuro è riuscito a inchiodarci sulla sua fenomenologia e a finire, con tutto il maglione, nei titoli non solo dei giornali ma dei libri: «La strategia del maglione» è un testo di Maria Elena Scandaliato in cui si racconta l'avventura italiana dell'ad della Fiat. E in un altro libro, «L'uomo dal maglione nero», si scopre che quei golf che ormai sono la sua griffe, hanno anche un lato patriottico, visto che si è fatto ricamare su ognuno un piccolo stemma tricolore, come ha raccontato a Marco Gregoretti un cugino abruzzese.

Anche se pure lui, Marchionne, talvolta capricciosamente, proprio come il golden boy di Facebook, si diverte a scompigliare le carte, e mentre è comparso in maglione persino in sedi istituzionali come il Quirinale e Palazzo Chigi, nel febbraio scorso ha deciso per una volta di cambiarsi ed è andato alla Camera in giacca e cravatta. Ma forse il più flessibile di tutti, per non dire fricchettone, resta Roberto Formigoni che talvolta ha esportato le sue giacche colorate e le camiciole a fiori nella sede del Pirellone.

Carly Fiorina, ex ceo di Hewlett-Packard, intanto, ha scritto a Zuckerberg una lettera aperta con qualche saggio consiglio per uscire vittorioso dal delicato momento della quotazione supermiliardaria: «Sii paziente. E soprattutto non farti distrarre, focalizzati sulle tue strategie». Se mai ce ne fosse bisogno!

 

ZUCKERBERG AD HARVARD STEVE JOBSBILL GATESSERGIO MARCHIONNE CON LA BARBAFORMIGONIFORMIGONIFORMIGONICarly Fiorina

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....