flavio insinna

LABATE IN DIFESA DI INSINNA - ‘PENSATE A VOI STESSI. ALLA DIFFERENZA CHE PASSA TRA QUELLO CHE DICIAMO IN PRIVATO QUANDO SIAMO ARRABBIATI (TUTTI) E A QUELLO CHE INVECE SIAMO DAVVERO. SE ASCOLTASTE LE MIE CONVERSAZIONI PRIVATE CON AMICI PENSERESTE CHE SONO UN SESSISTA, OMOFOBO E POTENZIALE OMICIDA’

tommaso labatetommaso labate

 

Tommaso Labate per www.corriere.it

 

Ieri sera, «Striscia la notizia» ha mandato in onda un servizio basato su una registrazione pirata che un anonimo collaboratore di Flavio Insinna ha passato loro. Non entro nel merito delle cose dette da Insinna (a raccontare tutto è Chiara Maffioletti, qui) né voglio parlare del parallelo tra l’Insinna furioso della riunione ristretta e la bellissima persona che è apparsa, tanto per dirne una, di recente a Cartabianca. Per una questione di chiarezza, parlo di me. Vado per punti: i primi li mutuo da un vecchio post che scrissi su Facebook a proposito delle intercettazioni telefoniche.

 

 

flavio insinna e il fuorionda  8flavio insinna e il fuorionda 8

1) Chiunque mi conosce bene sa quanto tengo all’allargamento all’infinito dei diritti degli omosessuali. Sono a favore dei matrimoni gay e anche delle adozioni. Ho firmato petizioni, scritto articoli, messo la faccia su una sacrosanta campagna a favore di una legge contro l’omofobia.

 

Eppure, se qualcuno intercettasse il mio telefonino o mi registrasse in un momento di collera privato, sicuramente prima o poi si imbatterebbe in un me incavolato a morte che uso espressioni che sarebbero bollate come pienamente omofobe nei confronti di mio fratello, di un amico, di una fonte che non m’ha risposto al telefono per lavoro, di un collega.

 

Se la leggeste sui giornali o la ascoltaste alla tv, quell’espressione mi condannerebbe, o tutto il mio impegno precedente - le petizioni, gli articoli, il mio decidere di fare il testimonial per una campagna anti-omofobia – basterebbero a salvarmi dal giudizio dei detrattori?

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2) Chi mi conosce sa che non augurerei mai una cosa brutta nemmeno al peggiore dei nemici. Sono contrario alla pena di morte, al punto da considerarla la peggiore delle aberrazioni che si concedono anche alcuni stati democratici.

 

Eppure, come sopra: se aveste intercettato le mie conversazioni riservate, potreste trovare espressioni che vanno in senso opposto a queste mie convinzioni, usate anche nei confronti di persone a cui voglio bene. Ma a leggerlo sui giornali o a sentirlo riprodotto su Striscia, che cosa pensereste di me? Che sono uno che potrebbe augurare la morte anche agli affetti più cari? O sareste in grado di valutarmi sulla base di quello che sono, sulla base di come mi conoscete?

 

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3) Lo stesso vale per quanto riguarda il tema del sessismo: se leggeste sui giornali insulti apparentemente sessisti da me rivolti, in un momento di collera, nel corso di una telefonata, a qualcuno, davvero pensereste di me che sono un sessista? Davvero quella conversazione farebbe più testo di come mi sono comportato per una vita intera?

 

Adesso, se pensate che sia un omofobo (1), un potenziale omicida (2) o becero sessista (3), sappiate che ci sono decine di persone che, se mi avessero registrato di nascosto in un momento di collera, avrebbero potuto dare man forte alle vostre tesi. Ne cito, solo per rendere più evidente il parallelo con Insinna, quelli che hanno partecipato insieme a me a una delle decine di riunioni post-puntata, quando la puntata non va come deve.

 

Ma se invece vi ho convinto, se pensate che la 1) non faccia per forza di me uno schifoso omofobo, la 2) non faccia per forza di me un potenziale omicida e la 3) non faccia per forza di me un becero sessista, allora fermatevi un attimo.

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E pensate a voi stessi. Alla differenza che passa tra quello che diciamo in privato quando siamo arrabbiati (tutti) e a quello che invece siamo davvero.

E pensate a chi vi è amico, ma vi tradisce di nascosto portandovi di fronte a un processo in cui c’è solo la condanna, e pure senz’appello.

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