1. CON LETTAENRICO CHE SI SPARA TUTTA LA LEGISLATURA A PALAZZO CHIGI E IL BANANA CHE SI PREPARA ALLE PROSSIME PRESIDENZIALI, SI CAPISCE CHE MATTEUCCIO RENZI DOVRÀ MOLTO AGITARSI PER TROVARE UN QUALCHE SPAZIO. INTANTO LO FA SUI GIORNALI 2. SERVONO DISCREZIONE E TONI BASSI PER METTERE IN SACCOCCIA IL SALVACONDOTTO GIUDIZIARIO CHE ALLUNGA LA VITA AL GOVERNINO BIPOLARE DI LETTAENRICO 3. LA “JENA” SBRANA LA GIUSTIZIA: “CUCCHI, IN ALTRE PAROLE FU UN SUICIDIO ASSISTITO” 4. DOVEVANO ESSERE ALMENO UNA DECINA, SECONDO I GIORNALI, E INVECE SONO APPENA DUE I DEPUTATI GRILLINI CHE SBATTONO LA PORTA E SALUTANO L’EX CAPOCOMICO 5. PER LA STAMPA DE’ NOANTRI SONO SOLO LIEVE “DIVERGENZE” CON IL GOVERNO USA PER IL FURBO MARPIONNE, ALLE PRESE CON UNA RICHIESTA DI RICHIAMO DI 2,7 MILIONI DI JEEP

a cura di Colin Ward e Critical Mess (Special Guest: Pippo il Patriota)

1 - LA GRANDE MONNEZZA
Nessuna trattativa Stato-Banana sulle sentenze, per carità. Ieri questa modesta rassegna segnalava che servono discrezione e toni bassi per mettere in saccoccia il salvacondotto giudiziario che allunga la vita al governino di Lettaenrico e ieri, possiamo dirlo, è stata proprio una gran bella giornata. Il Cainano ha abbassato i toni, ha confermato pieno appoggio all'esecutivo e ha indicato come prioritario un obiettivo di medio periodo: il capo dello Stato eletto dal popolo.

Ovviamente pensava a se stesso, specie dopo che gli hanno spiegato che un presidente non è praticamente perseguibile. Bilderberg Letta invece si è improvvisamente allungato il mandato dicendo che vuole governare 5 anni. Quanta voglia di lavorare tutti insieme per la patria e quanto ottimismo! Vuoi vedere che dalla Consulta arrivano segnali che fanno ben sperare? E ora, il consueto slalom tra veline e mezze verità.

Sul Corriere, segnali di fumo importanti: "Berlusconi rilancia l'appoggio al governo: ‘Basta guerra fredda'. Toni bassi in attesa della Consulta". Guardate che scrive a un certo punto Paola Di Caro: "Conscio che legare la vita dell'esecutivo alle sue vicende giudiziarie o minacciare sfracelli in caso di condanna non porterebbe a nulla di buono - né nei sondaggi né tantomeno nell'atteggiamento di chi certe decisioni dovrà prenderle - il Cavaliere assicura che il sostegno al governo è forte" (p. 11).

Ed ecco il retroscena di Repubblica: "La road-map anti giudici del Cavaliere. ‘Gli italiani mi voteranno per il Colle. In Francia è prevista l'immunità, così c'è la pacificazione" (p. 7). Sul Messaggero, "Berlusconi rassicura chi lo accusa di voler far saltare il tavolo in caso di condanne. E indossa, come sempre accade in questi casi, i panni della vittima. "Nonostante tutto quello che mi è stato buttato addosso in ambito giudiziario - conclude - abbiamo mantenuto il timone diritto sostenendo questo governo in cui abbiamo riposto molte speranze". Amen! (p. 6).

E il governo deve sentirsi improvvisamente molto più forte se il suo capo è andato in tv a dire: "Ci possono essere eventi esterni, ma non ho paura di effetti sul governo. La magistratura è autonoma e farà le sue scelte". Dopo di che, il Lettaenrico si è candidato a finire l'intera legislatura. Magiche coincidenze.

2 - SPOSTANDO RENZI SEMPRE PIU' IN LA'
Se questo è lo scenario, con Lettaenrico che si spara tutta la legislatura a Palazzo Chigi e il Banana che si prepara alle prossime presidenziali dall'alto delle sue prescrizioni, si capisce che Matteuccio Renzi dovrà molto agitarsi per trovare un qualche spazio. Intanto lo fa sui giornali. "Il sindaco di Firenze rompe ancora un po' gli indugi", scrive in perfetto lessico democristiano Aldo Cazzullo (ma che vuol dire "rompere un po' gli indugi"?) che ieri a Brescia ha intervistato l'ex Rottamatore.

Il messaggio è che Renzi è pronto a fare il segretario del partito e si è stancato "di passare per un monello che cerca un posto". Infatti ne vuole due, di posti, perché dice che farà contemporaneamente il sindaco di Firenze e il segretario del Pd (p. 9). Ma non sarà una passeggiata, perché tutti, da Berlusconi a Letta a Bersani, hanno interesse a cucinarlo a fuoco lento, come riporta Repubblica: "Pd, il gran ritorno delle correnti. Un ‘patto di sindacato' anti-Renzi per frenare la sua corsa alla segreteria. Bersani cerca rinforzi. Giovani Turchi più vicini a D'Alema. La saldatura principale è tra le aree dell'ex leader e quella guidata da Franceschini-Letta" (p. 9).

3 - UN, DUE, TRE, GRILLINO!
Dovevano essere almeno una decina, secondo i giornali, e invece sono appena due i grillini che sbattono la porta e salutano l'ex comico. "M5S, arrivano due defezioni e i ribelli vanno all'attacco: ‘Beppe vuole solo piegarci'. L'addio di Furnari e Labriola: ‘Non è questione di soldi'. Non appartengono al novero dei ‘dissidenti'. Continua la polemica sui soldi, ma tra i grillini altro malumore cresce: ‘Poca autonomia'" (Repubblica, p. 10). Con questa storia della diaria stanno veramente diventando ridicoli anche agli occhi dei loro stessi elettori.

4 - NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
Il centro studi della Confindustria spara nuovi dati de paura. "Perso il 15% del potenziale produttivo. Sul manifatturiero, 539 mila posti di lavoro in meno, ma la struttura industriale resta solida. L'allarme di Paolazzi: "Se chiudono le imprese, per tornare ai livelli pre-crisi non basta una ripresa della domanda, bisogna ricreare la capacità produttiva" (Sole 24 Ore, p. 2). Hai detto niente.

Sul Corriere, Sergio Rizzo racconta "I 230 euro l'anno di costi nascosti nelle nostre bollette". "Si chiamano oneri indiretti. E nella bolletta della luce sono tanti. Troppi. Alla fine il loro ammontare quest'anno per ciascun cittadino italiano sarà di 230 euro, pari al 20 per cento dell'intera bolletta, con un costo totale di 14 miliardi. L'anno scorso erano 192 gli euro per quelle voci, l'anno prima 125. La progressione è pesante. Anche perché questi oneri indiretti o ‘oneri generali di sistema' non hanno nulla a che vedere con il prezzo dell'energia elettrica. Esempi? Gli incentivi per le rinnovabili, i pannelli solari, le pale eoliche, le centrali a biomasse" (p. 1-3).

5 - ULTIME DAL VENTENNIO A COLORI
Guerra tra garantiti in divisa e non garantiti in tutta in quel di Terni. Con sereno corredo di botte e manganellate. "Operai in corteo, carica della polizia. Ferito alla testa il sindaco di Terni. Gli agenti: colpito da un ombrello, individuato l'aggressore. Letta si scusa". Ma la vicenda avrà strascichi disciplinari: "Si indaga sulla catena di comando. Il ruolo di questore e Digos. E' il primo intervento del nuovo capo della polizia Pansa" (Corriere, pp. 5-6). Dal canto suo, il sindaco Di Girolamo ribadisce alla Stampa: "Un'ombrellata? Io penso che fosse un manganello. In ogni caso c'è stata una reazione spropositata da parte delle forze di Polizia" (p. 9).

6 - DISGUIDI GIUDIZIARI
"Cucchi, condannati solo i medici. Assoluzione per agenti e infermieri. La madre: l'hanno ucciso due volte. Pene ridotte rispetto alle richieste dei pm. Bagarre in aula: ‘Assassini'. I prosciolti esultano: ‘La giustizia ha trionfato'. La procura: verdetto che lascia perplessi". Parla la sorella Ilaria: "Mio fratello morto dopo le torture, ma per i giudici è stata malasanità" (Repubblica, p. 18). Perfetta la Jena di giornata sulla Stampa: "Cucchi, in altre parole fu un suicidio assistito" (p. 3).

7 - DISECONOMY DI CARTA STRACCIATA
I quotidiani di carta hanno perso un milione di copie in 5 anni e ora gli spettabili editori chiedono aiuti di Stato. "Appello degli editori: ‘Sostegno ai media per superare la crisi", titola il Corriere di Recoletos (p. 25). Ieri il presidente della Fieg, Giulio Anselmi, ha invocato "un intervento pubblico, ben definito nel tempo per aiutare le imprese a superare l'emergenza, attraversando il guado della multimedialità". Chissà se il governo delle larghe intese si ricorderà di ringraziare le larghe intese con la grande stampa.

8 - LE BANCHE E IL TRONCHETTO DELLA FELICITA'
Suonano le trombe sul Corriere delle banche finanziatrici: "Il grande riassetto di Tronchetti, con Opa. Sciolta l'alleanza con Malacalza nelle casseforti. Offerta su Camfin" (p. 30). Peccato solo che l'operazione abbia risvegliato improvvisamente l'attenzione della Consob, come racconta Repubblica: "La ‘blindatura' della Bicocca sotto la lente della Consob. Verifica su eventuali irregolarità nell'operazione che ha portato al riassetto del controllo Pirelli" (p. 22).

Poi passa il Cetriolo Quotidiano e racconta tutta un'altra storia: "Le banche in soccorso di Tronchetti. Per gli amici i soldi non mancano mai. Intesa e Unicredit si svenano per liquidare lo scomodo Malacalza da Camfin. Nuova ‘operazione di sistema' per garantire il salotto della finanza: come in Rcs, nella Fonsai dei Ligresti e nella Ntv di Montezemolo" (p. 4).

9 - PICCOLE INCOMPRENSIONI AMERICANE
Lieve incidente oltre Oceano per il furbo Marpionne, alle prese con una richiesta di richiamo di 2,7 milioni di Jeep. Ne dà notizia tra mille cautele il Corriere: "Marchionne al governo Usa: rilievi sbagliati, non ritiro le Jeep. Duello sui modelli prodotti prima dell'arrivo della Fiat a Detroit. Il gruppo del Lingotto: "Continueremo a collaborare con l'ente federale per superare le divergenze". Che meraviglia, quando i procedimenti diventano semplici "divergenze". In ogni caso, ci sarà da aprire i cordoni della borsa (p. 30).

10 - FREE MARCHETT
Giorgio Armani apre una nuova boutique da 900 metri quadri e tutti i giornali accorrono felici a registrare l'Armani-pensiero. Quella che si spende di più è la Stampa di Torino: "Roma forse non è sobria ma è la più bella del mondo'. Giorgio Armani dedica alla Capitale una notte da favola: sfilata e festa piena di star" (p. 22). Re Giorgio ha detto anche che la trova "più pulita di Milano". Alè-danno, in piena campagna elettorale, ringrazia. Incredulo.

 

 

ENRICO LETTA E SILVIO BERLUSCONISILVIO BERLUSCONI ENRICO LETTA corte costituzionaleRenzi epifaniGRILLO A ROMAsindaco ferito terni MATTEO RENZIStefano CucchiStefano CucchiStefano CucchiStefano CucchiTRONCHETTI PROVERAGIORGIO ARMANI

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL COLLE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI, E A FRANCESCO GAROFANI C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA) - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? FORSE NON ESISTE. D'ALTRONDE SE CI FOSSE, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA?

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…