rozzano jonathan bazzi

CARTOLINE DA ROZZANGELES - LA LETTERA DI JONATHAN BAZZI A SELVAGGIA LUCARELLI E IL RACCONTO DI COSA VUOL DIRE ESSERE UN RAGAZZINO GAY A ROZZANO, PAESONE-DORMITORIO ALLE PORTE DI MILANO, ''UN GHETTO DEL NORD FATTO DI FAMIGLIE MERIDIONALI TRAPIANTATE, OPERAI, SPACCIATORI E PROSTITUTE''

Alberto Dandolo per Dagospia

 

jonathan bazzi  3jonathan bazzi 3

Un recente post su facebook di Selvaggia Lucarelli sta facendo assai rumore nel mondo gayo (e non solo). La milf di Civitavecchia ha pubblicato sulla sua pagina la lettera di Jonathan Bazzi, un giovane collaboratore del sito gay.it, che racconta con straordinaria onestà la sua durissima infanzia e prima adolescenza a Rozzano, paesotto alla periferia sud di Milano.

 

Jonathan descrive con dolce crudezza le difficoltà di un ragazzo omosessuale a vivere in questo paese-dormitorio, un tempo ghetto per meridionali in cerca di fortuna.

 

Queste poche righe hanno scosso il cuore di molti gay che si sono riconosciuti nel racconto del giovane redattore. Sono insorti però alcuni meridionali infojati, i gay omofobi e piu' di qualche rozzanese. In realtà Jonathan ha solo raccontato la sua storia, comune a molti. Perché' in fondo c'è o c'è stata una Rozzano in ogni frocio. A partire da chi vi scrive.

 

 

Post di Selvaggia Lucarelli

 

Ho ricevuto questa lettera bellissima e ho chiesto all'autore il permesso di pubblicarla. Parla di periferie, omosessualità, vita. Grazie a Jonathan Bazzi per essersi raccontato così, con questa bellezza e, aggiungerei, questo italiano:

 

 

rozzano rozzano

Sono cresciuto a Rozzano, cap 20089, un paese piccolo ma poi non così tanto alla periferia sud di Milano, oltre la zona Barona, nei pressi di Corsico, Assago e Buccinasco. Posti da cui vengono un sacco di rapper, tipo Fedez e Marracash. Rozzangeles non so se ce l'avete presente: si fa riconoscere anche da lontano, perché le hanno piazzato in mezzo - tipo segnaposto - la gigantesca torre della Telecom, una roba altissima e pure un po' inquietante, che di notte sparisce, di lei restano solo le luci e sembra una specie di ufo, che si vede a chilometri di distanza.

 

Rozzano è Milano ma non è Milano. È un'altra roba. Difficile da immaginare se non ci hai vissuto. Rozzano è fatta soprattutto di grandi palazzoni di case popolari dai colori spenti e tutti scrostati. Appartamenti tutti uguali - 2, 3 o 4 locali - disposti in colonne, una affianco all'altra. Otto piani oppure quattro per le palazzine più basse. Le strade hanno nomi di piante e di fiori – via garofani, via verbene, via lillà.

 

rozzano torre telecomrozzano torre telecom

Un po' secondo lo stesso principio per cui le favelas di Rio son fatte di baracche colorate, che da lontano sembrano un luna park. Rozzano è stata costruita negli anni '60 e '70. Tirata su dal niente, in mezzo ai campi e alle risaie. Me lo dicevano i miei nonni: guarda lì, quando siamo venuti era tutto verde. Ancora adesso ce n'è tanto verde. Ma non te ne accorgi. Perché a Rozzano praticamente hanno scolato negli anni tutto il disagio possibile. Famiglie meridionali perlopiù, fatte di operai quando va bene, oppure di spacciatori e prostitute.

 

Famiglie complicate, trasferite in blocco in questo ghetto del nord, creato ad hoc, con l'imperdonabile errore di aver ammassato i problemi in un unico punto. Senza dar loro quindi la possibilità di circoli virtuosi innescati da frequentazioni altre, diverse, migliori. Famiglie che hanno creato una subcultura specifica fatta di codici di cui poco si sa all'esterno. Un concentrato di pregiudizi e rancori che se sei un ragazzino gay, appassionato magari di riviste, libri, arte, musica e altre cose non "da maschio", significa una sola cosa: sei frocio e ne pagherai continuamente le conseguenze.

 

In mezzo a tutto ciò ho vissuto per tipo 22 anni. A Rozzano sono stato neonato, bambino e adolescente. E ne ho passate di ogni. Chiariamoci: crescere da omosessuali è una fatica dappertutto. Ma a Rozzano, ecco, di più. Perché Rozzano è una specie di Sud senza il calore del Sud. È il peggio delle piccole periferie della Sicilia, della Puglia e della Campania, trapiantato però al Nord, in mezzo alle possibilità e alle esigenze di Milano. In mezzo al freddo della pianura padana, della nebbia che impone ritmi e standard e che sa benissimo emarginare, stigmatizzare, escludere.

rozzanorozzano

 

Tra le tante cose a Rozzano vige per esempio una grande rigidità di genere: i maschi sono fatti in un modo – motorino, calcio, figa – le donne in un altro. E non ci sono vie intermedie. Ogni tentennamento viene immediatamente riconosciuto e sanzionato. Pubblicamente, in strada, ovunque, perché il codice è pervasivo e condiviso. Le cose stanno in un modo chiaro, preciso. Non c'è spazio per le sfumature. Perché c'è bisogno di certezze a Rozzano.

 

Quando sono nato mia madre aveva 18 anni, mio padre 21. Dopo 3 anni si sono separati e io sono andato a stare con i nonni, perché mia madre doveva lavorare il più possibile. Già solo i due palazzi di mia madre e di mia nonna, coi loro abitanti e le loro storie, sarebbero sufficienti per intrattenervi a lungo. Da mia madre al piano terra c'erano, nella casa a destra, un giovane meccanico che aveva perso una mano con i botti di capodanno e a sinistra un incubo antropomorfo di nome Franco, un napoletano avanti con gli anni che portava avanti loschi traffici, con la faccia gonfia per gli stravizi, che aveva passato mezza vita in carcere.

 

Ricoperto di tatuaggi osceni e mal disegnati, era dedito alla bottiglia e alla musica di Nino D'Angelo, che quando beveva teneva a volume massimo, assordante, senza che nessuno gli dicesse nulla. La moglie, obesa, si prostituiva, la portava direttamente lui in tangenziale a battere. Franco periodicamente usciva di testa: si barricava in casa, minacciava di farsi saltare per aria col gas. Arrivavano i carabinieri. Per un po' si calmava, ma durava poco.

 

Alcune volte si tagliava, c'era sangue per le scale. Il portone del palazzo doveva sempre restare aperto per consentire i suoi giri: quando si provava a sistemarlo lui lo sfondava. Per anni è stato così, poi per fortuna Franco è morto e tutto si è un po' calmato. Io avevo paura di questa gente. Perché mio padre è un poliziotto e quando siamo andati a vivere lì aveva tentato di interferire con questo regime di crimine e connivenza. Per farci spaventare avevano fatto allora arrampicare qualcuno sul balcone della cucina mentre eravamo in casa solo io e mia mamma, come segnale di avvertimento.

selvaggia lucarelli gay pride new yorkselvaggia lucarelli gay pride new york

 

E se è vero che i traumi vengono fissati nel corpo e nella mente già dalla primissima infanzia, beh, quella può essere stata per me una buona occasione perché questo avvenisse. Nello stesso palazzo abitavano anche altre figure, tipo Rossella, una prostituta tossica, sfigurata e senza denti, sempre mezza nuda ma abbastanza gentile. O la Renata e suo marito: una coppia tipo Rosa e Olindo, avviluppata in un asfissiante regime di morbose abitudine, pieni di invidie e desideri di rivalsa.

 

Nel palazzo di mia nonna pure c'era gente interessante: giovani spacciatori che mi stavano simpatici perché, di fatto, boni, donne semi-ritardate continuamente gravide, operai in pensione taciturni o al massimo bestemmianti, eccentriche parrucchiere che esercitavano in casa, tipo una di nome Mila, che aveva dato vita a un vero e proprio salone di bellezza, con tanto di riviste e postazioni con poltroncina e specchio. C'erano soprattutto le amiche di mia nonna, con cui guardavamo le telenovelas del periodo, come Topazio, La donna del mistero, Manuela.

 

In queste donne rumorose, fisiche, affettuose io ho trovato un riferimento sicuro, un rifugio divertente in cui poter parlare una lingua comoda, distesa, familiare. Le signore in questione - a me tutt'ora note solo attraverso il loro cognome, perché così mia nonna le chiamava - mi accompagnavano a scuola, mi ospitavano nelle loro case, mi regalavano i giochi da femmina, noncuranti dei dictat maschili, ad esempio di mio nonno, che tentavano di sanzionare ovvero censurare le mie inclinazioni.

 

jonathan bazzi  4jonathan bazzi 4

Le scuole - asilo, elementari, medie, liceo - hanno scandito fasi diverse della mia storia. Alla materna le cose ancora andavano bene: tutto era piuttosto carino, ero abbastanza integrato. La scuola era proprio sotto casa, e a volte la mattina ero contento di vedere e far vedere agli altri mia madre affacciarsi a sbattere il tappeto.

 

Un volta, durante un intervallo, alcune mie compagne mi chiesero chi avrei voluto baciare: nella mia serafica ingenuità feci il nome di un mio compagno maschio, un biondino basso, il più intelligente della classe, che già sapeva leggere e che venne prontamente chiamato nella casetta a forma di fungo al centro del salone comune per soddisfare il mio desiderio. Lui si rifiutò, ma senza grandi clamori.

 

Alle elementari però iniziarono i casini: venivo sistematicamente minacciato di botte. Tipico era quel “ti aspetto fuori” che mi faceva un sacco paura. Perché io a menare non ero buono e a Rozzano saper menare è importante.

 

È più importante che avere i soldi, perché i soldi lì tanto non li ha nessuno, ma le mazzate se le sai dare fa la differenza. Gli insulti che mi prendevo erano in napoletano o siciliano – ricchio', con la o finale allungata, ululata. Vivevo quindi perlopiù recluso, odiavo stare con gli altri, sopratutto coi maschi.

 

Che volevano giocare a pallone, attività per la quale io ero totalmente negato e che mi inquietava per i falli aggressivi, bellici, rabbiosi dei terroncelli rozzanesi. Stavo perlopiù in casa, in cameretta, a guardare i telefilm con i miei zii – che erano poco più che adolescenti - oppure a giocare con le action figures, tutte rigorosamente donne: tipo Wonder Woman, Catwoman, Poison Ivy o la fotoreporter delle tartarughe ninja. In quel periodo avevo solo un'amica, che dicevo essere la mia fidanzata. Ballavamo e ascoltavamo le canzoni di Ambra. Il primo disco, quello di T'appartengo. A san Valentino le regalavo i baci perugina col peluche. Oppure dei cuoricini in argento.

jonathan bazzi  2jonathan bazzi 2

 

Le medie le ho fatte in una classe di disagiati veri, alcuni seguiti dagli assistenti sociali. Ragazzi con storie di abusi, padri in galera, fratelli rovinati. Uno di questi in particolare mi terrorizzava: aveva crisi di rabbia e mi riempiva di pizzicotti e schiaffi sul collo. Diventava tutto rosso sulle guance e mordendosi le labbra sfogava su di me i suoi impeti di misteriosa e immotivata ira.

 

Una che credevo essere abbastanza mia amica e che una volta ebbi l'ardire di sfottere per qualche scemenza, mi fece aspettare fuori da una sua conoscente più grande, una lesbica, che vicino alla chiesa, sotto la statua dell'arcangelo Gabriele posta in cima all'edificio anni '70, mi spiegò in modo assai convincente che non mi dovevo più permettere, assestandomi un calcio volante dritto in pancia. Corsi veloce a casa. Completamente sconvolto per la vergogna. Ero stato menato e pure da una femmina.

 

Crescendo poi è andata un po' meglio: il liceo l'ho fatto a Milano e da lì si può dire ch'è iniziata, lentamente, la mia liberazione. Ho conosciuto persone, ho imparato ad avere degli amici. Mi sono innamorato e ho parlato di me alle gente. Ma ciononostante, ogni volta che camminavo per le strade di Rozzano, la paura di essere visto e insultato e menato rimaneva tutta. Ancora oggi, quando torno a Rozzano, per andare a pranzo dai miei, proprio tranquillo non sono. Spesso ci vado col mio ragazzo e quando ci vestiamo per partire e andare a prendere il tram che porta laggiù, alla fine del lungo, lunghissimo viale dei Missaglia, oltre il sempre più grande complesso commerciale del Fiordaliso, io ad esempio sto attento a come ci vestiamo.

jonathan bazzi  1jonathan bazzi 1

 

Perché so che i colori, per dirne una, a Rozzano contano. Certi outfit non passano inosservati. Il codice non deve essere violato. E lo so perché tipo quando in seconda media andai a scuola con dei pantaloni scozzesi tinta celeste che mi ero fatto regalare da mio padre, diedi scandalo al punto tale che, messi quella volta, non potei più indossarli di nuovo. Un mio compagno me lo disse chiaramente: sono da gay. Io chiesi perché. Lui non seppe rispondermi. Si vede, disse.

 

Ultimi Dagoreport

donald trump benjamin netanyahu iran israele stati uniti khamenei fordow

DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI" DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU? "NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE"? - È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI BIBI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” (DOVE SONO FINITI 400 CHILOGRAMMI DI URANIO?), MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA UN TRUMP IN VENA DI PREMIO NOBEL PER LA PACE. D’ALTRO CANTO, ANCHE A TEHERAN LA TREGUA TRUMPIANA NON È STATA PRESA BENE DALL’ALA OLTRANZISTA DEI PASDARAN… – VIDEO

elly schlein gaetano manfredi giorgio gori stefano bonaccini pina picierno vincenzo de luca matteo ricci

DAGOREPORT - MENTRE ASSISTIAMO A UNO SPAVENTOSO SVALVOLAMENTO GLOBALE, IN ITALIA C’È CHI SI CHIEDE: ‘’COME SI FA A MANDARE A CASA LA SPERICOLATA ELLY SCHLEIN?’’ - ANCHE SE HA UN IMPATTO MEDIATICO PIÙ TRISTE DI UN PIATTO DI VERDURE LESSE, LA FANCIULLA COL NASO AD APRISCATOLE HA DIMOSTRATO ALTE CAPACITÀ DI TESSERE STRATEGIE DI POTERE, PRONTA A FAR FUORI IL DISSENSO DELL’ALA CATTO-DEM DEL PD - SE IL CENTRO RIFORMISTA HA LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI DEL PD, HA PERMESSO DI AVERE UN RISULTATO IMPORTANTE ALLE EUROPEE E FA VINCERE CON I SUOI CANDIDATI LE PROSSIME REGIONALI, PERCHÉ NON TIRA FUORI UN LEADER ALTERNATIVO AL SINISTRISMO FALCE & MART-ELLY? -  LIQUIDATO BONACCINI, ORMAI APPIATTITO SULLA SCHLEIN, SCARTATO DECARO PRIVO DEL CORAGGIO PER SPICCARE IL VOLO, SULLA RAMPA DI LANCIO CI SONO IL SINDACO DI NAPOLI, GAETANO MANFREDI, MA SOPRATTUTTO GIORGIO GORI. L’EUROPARLAMENTARE ED EX SINDACO DI BERGAMO È IN POSSESSO DEL FISICO DEL RUOLO PER BUCARE LO SCHERMO E IL MELONISMO PAROLAIO. A PARTE LE GELOSIE INTERNE DEI RIFORMISTI, LA BASE, CON LA GRUPPETTARA ELLY AL COMANDO, OGGI È TALMENTE RADICALIZZATA CHE RIUSCIRÀ AD INGOIARE UN EX MANAGER DI MEDIASET SULLA PRIMA POLTRONA DEL NAZARENO?

alessandro giuli

DAGOREPORT - MA COME SCEGLIE I COMPONENTI DELLE COMMISSIONI L’INFOSFERICO MINISTRO DELLA CULTURA, ALESSANDRO GIULI? I DIRETTORI DI CINQUE MUSEI STATALI (MUSEI REALI DI TORINO, GALLERIA DELL’ACCADEMIA E BARGELLO DI FIRENZE, COLOSSEO, MUSEO NAZIONALE ROMANO E MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI) SARANNO SELEZIONATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DA GIURISTI - PEGGIO CI SI SENTE SE SI PENSA CHE I TRE CANDIDATI PER CIASCUN MUSEO SCELTI DA QUESTA COMMISSIONE GIURISPRUDENZIALE SARANNO POI SOTTOPOSTI AL VAGLIO FINALE DEL LAUREANDO MINISTRO…

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...

donald trump mondo terra brucia guerra iran nucleare

DAGOREPORT – BENVENUTI AL CAOS MONDIALE! AL DI LA' DEL DELIRIO DI PAROLE, ANNUNCI E BOMBARDAMENTI DI TRUMP, C’È LA DURISSIMA REALTÀ DEI FATTI. L’ATTACCO ALL’IRAN AVRÀ CONSEGUENZE POTENZIALMENTE DEVASTANTI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO – UN'EVENTUALE CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ FAREBBE SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, CON CONTRACCOLPI ENORMI SULLA CINA (PRIMO CLIENTE DEL GREGGIO IRANIANO) E DANNI PESANTI SULL'EUROPA – I TRE POSSIBILI SUCCESSORI DI KHAMENEI SONO TUTTI PASDARAN: SE MUORE LA GUIDA SUPREMA, IL REGIME DIVENTERÀ ANCORA PIÙ OLTRANZISTA – UN'ALTRA FACCIA DEL BUM-BUM TRUMPIANO E' LA FRATTURA NEL PARTITO REPUBBLICANO USA: L'ALA “MAGA” CAPITANATA DA JD VANCE SI SENTE TRADITA DAL TRUMP BOMBAROLO (L’HA VOTATO PERCHÉ SI OCCUPASSE DI FAR TORNARE "L'ETA' DELL'ORO" IN AMERICA, NON PER BUTTARE MILIARDI DI DOLLARI PER ARMI E INTELLIGENCE IN UCRAINA E ISRAELE)