lino banfi

DI LINO BANFI CE N'È UNO SOLO: ''UNA VOLTA DOVETTI TOCCARE IL SENO DI EDWIGE. ERO UN PO' RIGIDO. UN ELETTRICISTA SI SPAZIENTÌ: GUARDA CHE NON STAI A CAMBIÀ UNA LAMPADINA'' - ''DA BAMBINO LE MADRI CI DAVANO I SEMI DI PAPAVERO PER TENERCI BUONI. NON LO SAPEVANO MA ERA OPPIO. ERAVAMO TUTTI DROGHETI. DA GIOVANE ERO BELLOCCIO, POI CI FU L'INCIDENTE - A MILANO HO DORMITO NEI TRENI FERMI E NELLE CASE IN COSTRUZIONE. CONSIGLIATO DA UN BARBONE, MI SONO FATTO TOGLIERE LE TONSILLE PER QUALCHE PASTO GRATIS IN OSPEDALE''

VIDEO - IL MEGLIO DI ''VIENI AVANTI CRETINO''

 

 

VIDEO - BANFI MIX

 

 

BANFI-FENECH

 

 

Malcom Pagani per ''Il Messaggero''

 

lino banfilino banfi

L'oppio dei popoli: «Mio padre Riccardo e suo fratello coltivavano porri e cipolle a Canosa per poi rivenderli in Francia. In mezzo al campo erano cresciuti spontaneamente migliaia di papaveri e le donne del paese chiedevano permesso per raccoglierli, portarli a casa e mettere i semi in un pezzo di stoffa da far succhiare poi ai bambini irrequieti al posto dei ciucci. Era oppio. Noi ragazzini eravamo tutti rincoglioniti e da drogheti, dormivamo sempre».

 

Lino Banfi sostiene che nella vita «sia comica ogni cosa» e che: «Nonostante la vecchiaia sia una mezza fregatura» non esista soddisfazione più grande dell'affetto che riceve: «È come un amplesso. L'altro giorno mi hanno fermato per strada: sei il nostro Lino di Mameli. Ero in estasi».

lino banfi vieni avanti cretinolino banfi vieni avanti cretino

 

A Fregene, l'estate del signor Pasquale Zagaria, 106 film, 81 anni a luglio, un nome d'arte scelto a caso tra i registri scolastici poi diventati materia di culto per racconti ambientati tra insegnanti, ripetenti e liceali impegnate a sedurre i professori, è una veranda tra silenzio, zanzare e ricordi che pungono: «A restituirmi la maschera che mi ha fatto conoscere come comico fu un incidente di macchina».

lino banfi edwige fenechlino banfi edwige fenech

 

Come andò?

«Facevo la scuola alberghiera al Grand Hotel Regina di Ospedaletti. I colleghi sembravano contenti: Puoi avere ottime mance, Pasquale. I clienti sono facoltosi, spesso vengono anche Onassis e Maria Callas. Non avevo una lira e nei tempi morti facevo il giullare per gli ospiti dell'albergo. Mi agganciai a un gruppo di milanesi. Mi sentivano parlare pugliese e ridevano. Una sera mi proposero di seguirli al Casinò di Mentone. Quanto mi date? chiesi e il capobanda mi promise un sacchetto di fiches. Di giocare d'azzardo non mi importava niente: appena arrivo - pensai - le cambio e mi infilo i soldi in tasca».

lino banfi checco zalonelino banfi checco zalone

 

Invece?

«Il guidatore aveva bevuto e mi chiese di sedere davanti con lui per intrattenerlo con qualche battuta, ma la Lamborghini era strettissima, la velocità sostenuta e quando gli altri protestarono: Perché deve star comodo solo lui? mi affrettai a rimettermi dietro. Del dopo - eravamo nei pressi di Arma di Taggia - mi ricordo solo il muro che si avvicinava. Lo prendemmo in pieno. Morirono due persone, io venni sbalzato fuori dal finestrino e finii a quattro metri di distanza. Mi salvai per miracolo. Guarii in una settimana però poi accadde una cosa strana».

 

Quale?

lino banfi allenatore nel pallonelino banfi allenatore nel pallone

«I ciuffi dei capelli rimanevano nel pettine, a centinaia. E il peso aumentava a dismisura. Andai in ospedale per capirne di più e mi dissero che forse l'incidente aveva scatenato uno strano processo al mio corpo. Mi trasformai, presi 12 chili in due mesi e quando mi venne a trovare mio fratello quasi non mi riconobbe. Fu una sofferenza e uno stupore. Oggi ho i miei complessi e anche se in realtà sono soltanto grasso, mi sento sempre grassissimo. Aldo Fabrizi me lo rimproverava: Viè al mercato con me così te senti Alain Delon e la smetti di rompe li coglioni».

 

Da ragazzo era magro?

«Non voglio esagerare, ma non ero male. Avevo un vitino piccolo e pensavo di fare carriera interpretando il belloccio».

lino banfi  lino banfi

 

È andata diversamente.

«Il Lino Banfi che siete abituati a vedere nasce nei mesi successivi all'incidente. Forse era destino. Forse dovevo far ridere e aggiungere al mio personaggio una fisicità tutta sua. Papà diceva che avevo la faccia da cardinale, mio zio rilanciava: E perché non direttamente da Papa?».

 

Cosa desiderava a vent'anni?

«Non tornare a casa dando l'impressione di aver perso. Non ritrovarsi al bar della piazza a farsi domandare le stesse cose di sempre: Allora Pasquale, che mestiere vuoi fare?, L'attore, Sì, ma di lavoro vero?».

 

Lei frequentò il Seminario.

banfi fenechbanfi fenech

«Ad Andria. Non ero strutturato per prendere i voti. Il Vescovo lo capì prima di tutti e quando me ne andai mi consolò: Zagaria, non devi piangere, il tuo destino non è fare il sacerdote, ma far ridere le persone. Alle recite in cui interpretavo Giuda, San Giovanni e San Pietro, in effetti, ridevano tutti».

 

Suo padre assecondò il suo desiderio di recitare?

«Papà aveva la terza elementare, ma diceva con orgoglio: È come una laurea. Perché papà? Sempre una terza elementare è, Eh no, io l'ho conseguita sotto le armi. Aveva studiato mentre faceva il militare ed era rimasto ignorantissimo. Ma al tempo stesso era un umorista, un fine botanico e un vero filosofo: Tutti quanti se ne vanno in America - mi diceva - troppo luntana. Io me ne vado da Andria a Canaus e sto in grazia di dio».

 

Com'era Canaus?

lino  banfilino banfi

«Era un paese. E i paesi sanno essere cattivi. L'unico gay dichiarato - chissà quanti altri ce n'erano celati - si chiamava Menguccio. Viveva di espedienti, raccattava quattro lire portando agli altri i pacchi della spesa fino a casa ed era sostanzialmente emarginato. A papà dispiaceva: Sò brutti cristieni, i canosini - diceva - Menguccio è bravo, che ce ne importa a noi di quello che fa a letto?.

 

banfi fenech 2banfi fenech 2

E a differenza degli altri padri, che con Menguccio avevano alzato un muro e impedivano ai ragazzini di avvicinarsi e di parlargli, mi lasciava libero. Menguccio aveva una sorella, Maria, che portava la barba e somigliava a un maschio e la sua predilezione per i maschi, senza strumenti culturali, l'aveva spiegata con la genetica: Sti strunzi non capiscono che io sono nato così e che quando vedo una coppia mia sorella guarda la femmina e io l'uomo. Io e mia sorella evidentemente abbiamo avuto lo scambio dei mormoni. Diceva proprio così, Menguccio: Lo scambio dei mormoni».

 

banfi fenech banfi fenech

Suo padre aveva la terza elementare, ma era di vedute aperte.

«Gli piaceva discutere e quando parlava, voleva essere ascoltato. Mi ha regalato la curiosità. E la mia vita è stata sempre piena di perché?. Ascoltavo, selezionavo e poi setacciavo il meglio, come faceva lui con i semi delle sue piante.

 

banfi fenech  banfi fenech

Durante la guerra, la ditta di famiglia aveva interrotto le esportazioni con la Francia, porri e cipolle si erano incigliati, e l'impresa era miseramente fallita. I soldi erano pochissimi e del mio mestiere, mio padre temeva soprattutto l'incertezza: Un povero che insegue un miracolo rischia di diventare in un istante un miserabile. Papà è morto nel '75 e per fortuna, un po' dei miei film ha fatto in tempo a vederli. Passando da Canosa, Domenico Modugno gliel'aveva profetizzato: Riccardo, tuo figlio diventerà un grande artista, puoi anche smettere di salutare tutti levandoti il cappello perché adesso se lo devono togliere gli altri.

banfi fenech   banfi fenech

 

Nei primi anni lei ha fatto molti lavori umili.

«A Milano ho dormito negli scompartimenti dei treni fermi e nelle case ancora in costruzione. Consigliato da un clochard, mi sono anche fatto togliere le tonsille per fare qualche pasto gratis in ospedale. Dopo un paio d'anni in Lombardia mi trasferii a Roma e mi feci raggiungere da Lucia, mia moglie. L'ho conosciuta che ero adolescente».

lino banfilino banfi

 

Occasioni romane?

«Mi feci conoscere all'Ambra Jovinelli. Il pubblico era tosto e te lo dovevi conquistare poltrona per poltrona. Per arrivare fino al loggione, in mancanza di microfoni, dovevi quasi urlare. Leone Mancini, con i suoi occhialetti sulla testa pelata e Graziano Jovinelli, il figlio del fondatore Giuseppe, furono generosi. A Graziano piacevo perché ero semplice: Pasquale non si perde mai nei congiuntivi o nei condizionali».

 

Quando ha iniziato a usare il pugliese come una lingua comica?

lino banfilino banfi

«Il guizzo lo ebbi al Puff di Lando Fiorini. Il cabaret non era l'avanspettacolo. Sui divani sedevano i ricconi annoiati e le signore ingioiellate, il contrario del pubblico che all'Ambra Jovinelli pretendeva il suo e sapeva come farsi capire: Ahò facce ride, mortacci tua. Capii che al Puff bisognava scegliere un linguaggio diverso».

 

Come andò?

«La prima sera improvvisai. Salii i gradini e mi ricordai dei ricchi del paese che quando i contadini, incerti sulla terminologia, dicevano cravattola invece di cravatta, si davano di gomito. Così iniziai in pugliese: Non so che chezzo ci faccio qui e di conseguenza che chezzo devo dire. Ci fu qualche sorriso. Avevo acceso la platea, ma dovevo trovare ancora la chiave. Proseguii: Un'ora fa ero con un pubblico di un certo lignaggio: puttène, ricchioni, militèri, tatuèti, disoccupèti e ora, scusate la franchezza, mi ritrovo con quattro morti di fème con le pellicce false. Ci fu un boato».

lino banfi e la figlia rossanalino banfi e la figlia rossana

 

All'Ambra Jovinelli l'aveva scovata Lando Fiorini.

«Aveva litigato con Enrico Montesano: Devi sape' che è er Puff che fa li personaggi, no i personaggi che fanno er Puff. Pensi che scherzo? Domani vado all'Ambra Jovinelli, prendo er primo stronzo che trovo e lo metto ar posto tuo. Il primo stronzo ero io».

 

Qual è la dote più importante per un attore?

«La pausa. In politica, dove bravo come Craxi nell'arte non c'era nessuno, e anche nello spettacolo. Avrebbero dovuto inventarla, la laurea Honoris Pausa. Chi legge e non ti guarda in faccia o recita un copione, perde sempre davanti a chi sa aspettare il momento giusto per dire le cose».

lino banfilino banfi

 

Lei ha saputo aspettare?

«Ho sempre pensato che ci fosse spazio per tutti, ma ci fu un momento, sarà stato il 1965, in cui per gli stenti stavo per mollare tutto. Ero andato dal senatore Onofrio Jannuzzi, potente democristiano dell'epoca, in cerca di una raccomandazione: Che diplomi hai? Nessuno, mi sono fermato alla prima liceo. È un problema disse lui e poi con la promessa di affrontare le scuole serali, mi mandò a parlare con un signore della Cassa di Risparmio di Roma. Avrei fatto 6 mesi da messo e forse dopo avrei avuto il mio impiego alla Cassa.

lino banfilino banfi

 

Nella settimana che precedette l'inizio del lavoro feci un rito iniziatico. Presi la Bianchina ammaccata che Ciccio Ingrassia chiamava la caldarrosta, imboccai la Tiburtina e con copioni e locandine dell'avanspettacolo feci un bel falò. Poi tornai a casa. Alla vigilia del nuovo impegno, io e mia moglie parlammo fino all'alba: Non devi andarci per forza, se stai così male, Siamo indebitati con i cravattari, devo farlo, Non voglio un marito infelice, può darsi che un giorno ti vada meglio. Le diedi retta. Non la ringrazierò mai abbastanza».

LINO BANFI E LA FIGLIA ROSANNALINO BANFI E LA FIGLIA ROSANNA

 

Per scoprirla definitivamente c'è stato bisogno del cinema delle docce.

«È la serie b, dicevano. È un cinema sporco. In realtà tra una doccia e l'altra, era fin troppo pulito. Sono film in cui si rideva con una libertà che all'epoca forse non eravamo in grado di apprezzare. Non capolavori, ma lavori che hanno resistito nel tempo e hanno unito più generazioni. L'allenatore nel pallone sembra girato l'altro ieri e in Vieni avanti cretino con Luciano Salce che mi dice: Io giro, tu dammi lo stop c'erano virtuosismi non scontati».

NADIA CASSINI E LINO BANFI   NADIA CASSINI E LINO BANFI

 

Lei recitava spesso da contraltare smanioso di bellezze inarrivabili.

«Mai litigato con un regista, ma neanche con un'attrice. In un mondo dominato dalla bellezza dei Giuliano Gemma e dei Fabio Testi, che per le attrici con cui recitavo avrebbero dato una gamba, anche se avessi voluto insidiarle, che possibilità avrei avuto?».

NADIA CASSINI E LINO BANFINADIA CASSINI E LINO BANFI

 

Lo fece?

«Mai. Edwige Fenech diceva che ero virile e le altre compagne di lavoro mi invitavano a non buttarmi giù: Sai che in fondo in fondo, non sei male?, È quell'in fondo in fondo che mi rompe il chezzo. Sono sempre stato felice della mia fedeltà. Quando incontrò me e mia moglie, si sorprese anche Papa Ratzinger: È molto raro nel mondo dello spettacolo, la fa ridere vero signora?. Ogni tanto è tristarello, Davvero? disse lui e io: Solo quando sono incavolèto».

 

Era mai imbarazzato dal girare certe scene?

«Una volta dovetti toccare il seno di Edwige. Ero un po' rigido. Un elettricista si spazientì: Guarda che non stai a cambià una lampadina».

 

Chi è stato Pasquale Zagaria in arte Lino Banfi?

JERRY CALA E LINO BANFIJERRY CALA E LINO BANFI

«Un gentiluomo che non ha avuto invidie e ha creduto tanto nel suo mestiere nei momenti felici e in quelli bui. A Canosa, dove da ragazzo andavo sul palco nelle pause della compagnia di varietà, per un breve istante, dopo un'esibizione modesta, accarezzai l'idea del suicidio con le corde di scena del retropalco. Mio fratello non mi vide rientrare in platea e mi venne a cercare: Dove sta Pasquèle?. Mi trovò a osservare i fili: Che stai facendo?, Niente, niente. Era un brutto pensiero. Ma fu l'unica volta».

luca cordero di montezemolo con lino banfi foto andrea arrigaluca cordero di montezemolo con lino banfi foto andrea arriga

 

Ha altri brutti pensieri?

«Ogni tanto penso al fatto che se avessi avuto mezzo euro per ogni copia dei dvd dei miei film sarei ricco. Non è successo perché i contratti dell'epoca prevedevano la cessione assoluta dei diritti di sfruttamento al produttore e purtroppo non eravamo pagatissimi, ma soltanto pagatini. Mi ero illuso che di tanti passaggi un giorno sarebbero arrivati i soldi, ma purtroppo non è arrivato un chezzo».

 

Recrimina?

LINO BANFI AL BAR DELLO SPORTLINO BANFI AL BAR DELLO SPORT

«Come potrei? Ho lavorato con Villaggio e con quell'altro grandissimo Paolo, Panelli. Sono stato premiato da Filogamo all'ora del dilettante, mentre con una calza da coscia nera di mia madre che mi copriva il volto imitavo Nat King Cole e mi sono tolto la soddisfazione di sapere che il monologo-canzone di Fracchia la Belva Umana, ai tempi di Antonio Manganelli come capo della polizia, era scherzosamente richiesto come prova d'esame definitiva per rilasciare la qualifica a Commissari e vicequestori: Adesso, cantate tutti la canzone di Banfi. Antonio mi voleva un bene pazzo. Ricambiato».

 

ALVARO VITALI - EDVIGE FENECH - LINO BANFIALVARO VITALI - EDVIGE FENECH - LINO BANFI

Le vuole bene anche Berlusconi.

«Aveva comprato per il Milan il calciatore Scarnecchia e mi telefonò: Puoi suggerirgli di cambiarsi cognome? È forte, ma chiamandosi così non ce la farà mai, Ma come faccio? Raccontagli la verità. Ti chiamavi Zagaria e ora ti chiami Banfi, che ci vuole?».

 

Sogni di domani?

«Per restare in tema, aspetto la beatificazione. Il mio vecchio Vescovo di Andria sta per essere santificato, gli amici cardinali li ho, ho detto ai miei figli di preparare le carte».

BANFIBANFILINO BANFI jpegLINO BANFI jpegLINO BANFILINO BANFI

Ultimi Dagoreport

donald trump benjamin netanyahu iran israele stati uniti khamenei fordow

DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI" DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU? "NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE"? - È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI BIBI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” (DOVE SONO FINITI 400 CHILOGRAMMI DI URANIO?), MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA UN TRUMP IN VENA DI PREMIO NOBEL PER LA PACE. D’ALTRO CANTO, ANCHE A TEHERAN LA TREGUA TRUMPIANA NON È STATA PRESA BENE DALL’ALA OLTRANZISTA DEI PASDARAN… – VIDEO

elly schlein gaetano manfredi giorgio gori stefano bonaccini pina picierno vincenzo de luca matteo ricci

DAGOREPORT - MENTRE ASSISTIAMO A UNO SPAVENTOSO SVALVOLAMENTO GLOBALE, IN ITALIA C’È CHI SI CHIEDE: ‘’COME SI FA A MANDARE A CASA LA SPERICOLATA ELLY SCHLEIN?’’ - ANCHE SE HA UN IMPATTO MEDIATICO PIÙ TRISTE DI UN PIATTO DI VERDURE LESSE, LA FANCIULLA COL NASO AD APRISCATOLE HA DIMOSTRATO ALTE CAPACITÀ DI TESSERE STRATEGIE DI POTERE, PRONTA A FAR FUORI IL DISSENSO DELL’ALA CATTO-DEM DEL PD - SE IL CENTRO RIFORMISTA HA LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI DEL PD, HA PERMESSO DI AVERE UN RISULTATO IMPORTANTE ALLE EUROPEE E FA VINCERE CON I SUOI CANDIDATI LE PROSSIME REGIONALI, PERCHÉ NON TIRA FUORI UN LEADER ALTERNATIVO AL SINISTRISMO FALCE & MART-ELLY? -  LIQUIDATO BONACCINI, ORMAI APPIATTITO SULLA SCHLEIN, SCARTATO DECARO PRIVO DEL CORAGGIO PER SPICCARE IL VOLO, SULLA RAMPA DI LANCIO CI SONO IL SINDACO DI NAPOLI, GAETANO MANFREDI, MA SOPRATTUTTO GIORGIO GORI. L’EUROPARLAMENTARE ED EX SINDACO DI BERGAMO È IN POSSESSO DEL FISICO DEL RUOLO PER BUCARE LO SCHERMO E IL MELONISMO PAROLAIO. A PARTE LE GELOSIE INTERNE DEI RIFORMISTI, LA BASE, CON LA GRUPPETTARA ELLY AL COMANDO, OGGI È TALMENTE RADICALIZZATA CHE RIUSCIRÀ AD INGOIARE UN EX MANAGER DI MEDIASET SULLA PRIMA POLTRONA DEL NAZARENO?

alessandro giuli

DAGOREPORT - MA COME SCEGLIE I COMPONENTI DELLE COMMISSIONI L’INFOSFERICO MINISTRO DELLA CULTURA, ALESSANDRO GIULI? I DIRETTORI DI CINQUE MUSEI STATALI (MUSEI REALI DI TORINO, GALLERIA DELL’ACCADEMIA E BARGELLO DI FIRENZE, COLOSSEO, MUSEO NAZIONALE ROMANO E MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI) SARANNO SELEZIONATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DA GIURISTI - PEGGIO CI SI SENTE SE SI PENSA CHE I TRE CANDIDATI PER CIASCUN MUSEO SCELTI DA QUESTA COMMISSIONE GIURISPRUDENZIALE SARANNO POI SOTTOPOSTI AL VAGLIO FINALE DEL LAUREANDO MINISTRO…

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...

donald trump mondo terra brucia guerra iran nucleare

DAGOREPORT – BENVENUTI AL CAOS MONDIALE! AL DI LA' DEL DELIRIO DI PAROLE, ANNUNCI E BOMBARDAMENTI DI TRUMP, C’È LA DURISSIMA REALTÀ DEI FATTI. L’ATTACCO ALL’IRAN AVRÀ CONSEGUENZE POTENZIALMENTE DEVASTANTI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO – UN'EVENTUALE CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ FAREBBE SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, CON CONTRACCOLPI ENORMI SULLA CINA (PRIMO CLIENTE DEL GREGGIO IRANIANO) E DANNI PESANTI SULL'EUROPA – I TRE POSSIBILI SUCCESSORI DI KHAMENEI SONO TUTTI PASDARAN: SE MUORE LA GUIDA SUPREMA, IL REGIME DIVENTERÀ ANCORA PIÙ OLTRANZISTA – UN'ALTRA FACCIA DEL BUM-BUM TRUMPIANO E' LA FRATTURA NEL PARTITO REPUBBLICANO USA: L'ALA “MAGA” CAPITANATA DA JD VANCE SI SENTE TRADITA DAL TRUMP BOMBAROLO (L’HA VOTATO PERCHÉ SI OCCUPASSE DI FAR TORNARE "L'ETA' DELL'ORO" IN AMERICA, NON PER BUTTARE MILIARDI DI DOLLARI PER ARMI E INTELLIGENCE IN UCRAINA E ISRAELE)