“DEVO TUTTO ALLA RAI, A CUI SARÒ ETERNAMENTE GRATO, MA LÌ SI RAGIONAVA DI SEI MESI IN SEI MESI” – MAX GIUSTI È PRONTO ALL’ESORDIO SU MEDIASET (SARÀ L’EREDE DI GERRY SCOTTI E DI PAOLO BONOLIS ALLA CONDUZIONE DI “CADUTA LIBERA”) E LANCIA UNA FRECCIATA A “MAMMA RAI”: “A COLOGNO VOLEVANO ME: NON ERO UNA SECONDA O TERZA SCELTA. È QUESTA FIDUCIA CHE MI HA SPINTO AD ACCETTARE” – “MI SONO TRASFERITO A MILANO E HO TOCCATO IL CAROVITA CON LA MANO. IL CETO MEDIO È SPARITO. LA POLITICA DOVREBBE SMETTERLA DI INSEGUIRE IL GRADIMENTO ATTRAVERSO I PROCLAMI E LE PAGINE SOCIAL…”
Estratto dell'articolo di Francesca D'Angelo per “la Stampa”
Max Giusti giura che non se l'aspettava: c'era stato un abboccamento cinque anni fa […] poi più nulla. «Invece a Mediaset mi osservavano con interesse e stima: così mi ha assicurato un'addetta ai lavori, in tempi non sospetti».
Tale stima si è tradotta in una sfida entusiasmante: entrare nella fascia preserale storicamente presidiata da Gerry Scotti e Paolo Bonolis, come erede di Caduta libera. Il fischio d'inizio è fissato per oggi alle 18,45 su Canale 5. […]
Cosa le offre Mediaset che in Rai non ha trovato?
«Un progetto di lunga durata. Devo tutto alla Rai, a cui sarò eternamente grato, ma lì si ragionava di sei mesi in sei mesi, mentre Mediaset mi ha offerto un contratto in esclusiva (2 anni +1) quasi d'altri tempi».
E il cachet è d'altri tempi?
«Non è elegante parlare di soldi. Però posso dirle che a Cologno volevano me: non ero una seconda o terza scelta. Sia Scotti che Bonolis hanno parlato bene di me ai vertici ed è questa fiducia corale che mi ha spinto ad accettare: Scotti era ed è un totem, lo zio d'Italia. Subentrare a lui è un onore ma anche una sfida».
[…] Sale anche il montepremi: 300mila euro. Vi adeguate al carovita?
«Per condurre Caduta libera mi sono trasferito a Milano e l'ho toccato con mano: sembra Manhattan, i lavoratori non possono più permettersi di vivere in città. Il ceto medio, la forza del nostro Paese, è sparito».
La politica deve fare di più?
«Dovrebbe smetterla di inseguire il gradimento attraverso i proclami e le pagine social. Ci sono troppi slogan e troppa poca coerenza con le dichiarazioni passate».
Il game ruota attorno all'idea di caduta: un modo per normalizzarla, in un'era dove si deve essere performanti?
«Ormai viviamo di web reputation e finte vite perfette mentre cadere, ogni tanto, è sano.
Almeno una volta al mese dovremmo mandare a quel paese le aspettative su noi stessi.
Certo, nel mio caso, magari non proprio stasera...».
Una caduta con cui ha faticato a scendere a patti?
«Ce ne sono due: i flop di Stile libero Max e di Chi ti conosce? Il primo non era adatto a me e lo sapevo. Mi hanno chiamato in corsa, dopo l'uscita di Alessandro Siani e avevo detto di no. Poi il direttore di Rai2 ha insistito e ho capitolato, sbagliando. Avrei dovuto tenere il punto. Quanto a Chi ti conosce?, abbiamo registrato 18 puntate in una settimana, a ritmo serratissimo, e non mi sono accorto che era troppo concitato. L'ho capito solo quando è andato in onda su Nove».
[…] Un "perché no?" spericolato ma vincente?
«Con i Gialappi. Non volevo più saperne di imitazioni: avevo smesso da otto anni. Poi sono arrivati loro e sono risalito in bici… riuscendo a togliere le rotelle. È come se finalmente avessi capito come si facevano: merito loro ma anche di quella pausa in cui ero cresciuto. Inoltre con i Gialappi è nata una stupenda amicizia: mi manca non averli vicini, non mangiare i taralli con loro».
Ha detto: "mio papà mi ha insegnato a inseguire i sogni, non i soldi". In che senso?
«Se insegui i soldi, non li trovi. Come diceva papà, "prima pensa a lavorà", perchè nella vita conta essere bravi».
Lei lo è?
«Oggi posso rispondere di sì, ma "bravo" con la b minuscola. Sento di essere un professionista migliore di tre anni fa ma il mio motto resta: "il mondo dello spettacolo può fare a meno di me, il mio lavoro è fare sì che questo non accada". Il segreto è costruire sugli errori: li ho tenuti sempre presente, anche quelli sfuggiti allo sguardo degli altri». […]
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