lady gaga a milano

CAFONALINO - UNA GAGA-TA È PER SEMPRE. O FORSE NO - IERI A MILANO LADY GERMANOTTA HA SIMULATO POMPINI E HA FATTO VEDERE LE TETTE, OVVERO IL RITUALE POP-PORN IDENTICO A MILEY CYRUS E RIHANNA

Luca Dondoni per "La Stampa"

 

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Si può prendere la confusione della propria vita e tramutarla in arte? Stefani Joanne Angelina Germanotta, alias Lady Gaga, dice di averlo fatto con il suo Art Rave - Artpop Tour 2014, passato ieri sera dal Forum di Assago per l’unica data italiana. D’altra parte, che l’artista voglia mostrare a ogni piè sospinto il suo superego lo dimostra bene l’ormai famosa frase con cui Gaga congedò il primo fidanzatino: «Un giorno, quando non saremo più insieme, non riuscirai a ordinare un caffè al bar senza vedermi o sentirmi in qualche radio o tv».

 

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Si dice che ieri Lady Gaga abbia voluto in camerino 1000 candele, decine di drappi bianchi e due megascreen così che l’amato bulldog francese, Asia, potesse guardare le riprese video della sua padrona. Se anche fosse vero nei camerini delle star (Madonna, Beyoncé, Katy Perry ecc.) si è visto di peggio. In verità l’eccentricità di Lady Gaga, più che nei camerini, viene mostrata proprio sul palco.

 

Anche ieri Lady Gaga ha usato il proscenio per cambiarsi d’abito e aiutata da due assistenti è praticamente rimasta con il seno nudo e il solo perizoma color carne davanti al pubblico. Tuttavia, il travestimento più flamboyant è stato quello da piovra gigante che la faceva somigliare a un pupazzo del carnevale di Viareggio.

 

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Ieri Gaga ha anche voluto ringraziare su Instagram l’amica Donatella Versace (in Artpop c’è un pezzo intitolato Donatella dedicato proprio a lei) per un regalo davvero particolare. La stilista ha donato alla pop star un albero fatto di borse: «Donatella e Allegra Versace mi hanno mandato un albero-borsa - è il commento - Mi sento così fortunata a conoscerle, hanno reso il mio soggiorno a Milano perfetto come sempre. La loro amicizia è il dono reale. Quattro borse e tre alberi di fiori. Una roba di cui sono fatti i sogni d’infanzia delle bambine. Le adorerò e amerò».

 

Sul palco del Forum un’atmosfera da fiaba rappresentata da un villaggio greco ha mostrato una scenografia meno ridondante di quella vista allo scorso Born this way Tour. Lei ha ricordato di essere solo una ragazza italoamericana figlia di immigrati con il nonno che faceva il ciabattino e alla fine si è pure messa sulle spalle una bandiera italiana.

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Purtroppo, anche se non sono mancati hits come Poker face, Telephone, Paparazzi, Alejandro o Bad Romance, con i tre bis Applause, Swyne e Gipsy, lo show è incentrato principalmente sull’ultimo Art pop che ha brillato per l’assoluta assenza di un singolo da classifica.

 

«Non è stato un insuccesso - ha detto Gaga nell’unica intervista rilasciata sull’argomento - ma le canzoni hanno bisogno di essere capite e digerite dal pubblico. Ci vorrà tempo». Peccato che di tempo ne sia ormai passato parecchio senza che le canzoni decollassero e Miss Germanotta ha capito l’errore. Subito un po’ di pulizia: licenziato il 90% del suo management e una parola d’ordine: riposizionamento. La prima mossa, azzeccata, è stata quella di chiamare l’arzillo Tony Bennett con il quale aveva già inciso il classico The Lady is a tramp nel 2011.

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«Ero in una crisi profonda - ha detto - e solo la calma di questo signore della musica mi ha aiutato». Insieme i due hanno dato alle stampe l’ottimo Cheek to cheek, un album che mette in mostra le notevoli doti di cantante e musicista della Germanotta. La donna, al contrario di molte sue colleghe, quando si siede al pianoforte sa suonare molto bene e quando canta sa far vibrare le corde vocali su registri davvero notevoli.

 

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Nei duetti con Bennett, sublimati dal vivo in una splendida serata di qualche mese fa a Bruxelles, Lady Gaga è stata magnifica. Ecco perché, sebbene un costume di questo ArtRave-Artpop Ball Tour sia stato disegnato da Jeff Koons in persona e molte delle citazioni artistiche della soirée riportino a giganti dell’arte contemporanea come Kitaoka, Abramovic o Wilson la Lady Gaga 1.0 ci piace meno. Molto meno.

 

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