lerner molinari elkann

LA VERSIONE DI MUGHINI - “E’ UN UOMO A MODO CHI CONTINUA A SCRIVERE AVENDO COME DIRETTORE MOLINARI (E COME “PADRONE” LA FIAT), OSSIA MICHELE SERRA, O CHI SALE CON “LE SCARPE ROTTE” SULLE MONTAGNE RAPPRESENTATE DALLE PAGINE DEL “FATTO”, OSSIA “IL PARTIGIANO” GAD LERNER? UNA CONTESA DA RIDERCI SOPRA SE NON FOSSE CHE È DA PIANGERCI SOPRA. TUTTI I GIORNALI HANNO DEI “PADRONI”, QUALE PIÙ E QUALE MENO LIBERALE DEGLI AGNELLI. “REPUBBLICA” DEVE TROVARE UN SUO RUOLO AL TEMPO IN CUI LA DIADE DESTRA/SINISTRA NON HA PIÙ SENSO. VERDELLI SI FACEVA UNA SUA IDEA DI QUESTO RUOLO, MOLINARI SE NE FA UN’ALTRA”

Giampiero Mughini per Dagospia

 

mughini

Caro Dago, tutto nasce dal fatto che io leggo ogni mattina “Il Fatto” e soprattutto leggo le sue (tante) migliori firme, non perché io pensi di trovare nei loro scritti quello che io penso e bensì quello che loro pensano. (Tra parentesi Stefano Feltri, il futuro direttore del quotidiano voluto da Carlo De Benedetti è un ragazzo in gambissima. In bocca al lupo.) Figuriamoci se tra i primi articoli che leggo non c’è quello che scrive Pino Corrias, un giornalista/scrittore di primissima qualità, che è anche un mio amico.

 

E dunque ecco che oggi leggo un suo giudizio sprezzante sulla trasmissione serale di Barbara Palombelli (mia amica e madre del mio figlioccio Giorgio) di cui si dice che è “un sottoscala”. Mando subito un sms a Pino dicendogli che un insulto non è mai un argomento. Lui mi risponde che voleva essere “irridente” e non “offensivo”.

 

michele serra (2)

Aggiunge che non ha in simpatia i “sovranisti” che appaiono numerosi nello spazio condotto da Barbara. Replico che per quanto mi riguarda ho per quei “sovranisti” il più grande disprezzo possibile. Un disprezzo beninteso che qui affermo e qui nego nel senso che mai e poi mai scriverei contro ciascuno di loro un articolo alla maniera di quelli che Corrias scrive contro quelli che non gli stanno simpatici. Io scrivo solo di quelli che mi interessano e che premono sulla mia immaginazione: lo scrittore francese Robert Brasillach, il generale russo Vlasov fatto impiccare da Stalin, Elias Canetti. “Gente che non conosce nessuno” come dice la compagna della mia vita, e ha perfettamente ragione.

 

GAD LERNER

Ho per quei sovranisti il massimo disprezzo possibile ma quanto a disprezzo non scherzo nemmeno nei confronti dei fanatici e fanatizzanti  della sponda opposta. Ho trovato surreale il confronto tra Gad Lerner e Michele Serra se sì o no restare in un quotidiano di nome “Repubblica” da quando ha come direttore un “sionista” e un amico di casa Agnelli quale Maurizio Molinari. (Naturalmente sono io che appioppo quelle definizioni a Molinari, non loro.) E’ un uomo a modo chi continua a scrivere avendo come direttore Molinari (e come “Padrone” la Fiat), ossia Serra, o chi sale con “le scarpe rotte” sulle montagne rappresentate dalle pagine del “Fatto”, ossia “il partigiano” Gad Lerner? Una contesa da riderci sopra se non fosse che è da piangerci sopra.

 

carlo verdelli

Tutti i giornali ma proprio tutti hanno dei “padroni”, quale più e quale meno liberale degli Agnelli. Quando ero entrato a far parte della redazione del “Manifesto”, i padroni del giornale erano quelli che volevano costruire un Partito comunista più a sinistra di quello di Palmiro Togliatti e Enrico Berlinguer. Io non credevo alle mie orecchie quando li sentivo parlare. E appena Lucio Magri venne da me a dirmi che avevo fatto male a pubblicare le interviste a un paio di intellettuali di sinistra che non erano entusiasti dei primi numeri del quotidiano, presi la mia borsa a tracolla, sbattei la porta della redazione e mai più. Qualcosa di eroico? Ma nemmeno per sogno.

 

JOHN ELKANN MAURIZIO MOLINARI

Così quando alla terza pagina del “Paese Sera” filocomunista (in realtà cento per cento comunista) arrivò un articolo di un professore comunista che insultava Bettino Craxi, andai dal vicedirettore a dirgli che quella era monnezza e non era degna di essere pubblicata. Lui disse che andava pubblicata. Sbattei la porta e mai più. Qualcosa di eroico? Ma ovvio che no. Il “Paese Sera” era destinato ai lettori comunisti e loro doveva rincuorare. Avevano ragione quel mascalzone intellettuale di professore comunista e il vicedirettore, non io.

 

Ogni giornale ha il suo pubblico, il suo ruolo, la sua destinazione intellettuale. Direttore geniale, Eugenio Scalfari aveva fatto del suo quotidiano un breviario che ogni mattina rassicurava i suoi lettori di essere la gente migliore al mondo. I decenni sono passati. L’odierna “Repubblica” deve trovare un suo ruolo al tempo in cui la diade destra/sinistra non ha più alcun senso. Carlo Verdelli si faceva una sua idea di questo ruolo, Molinari se ne fa un’altra. Un buon giornalista può scrivere quel che vuole e può nell’uno e nell’altro caso. I “padroni” non c’entrano nulla. Non credo che John Elkann si alzi alla mattina e vada a scrutare una a una le righe dell’articolo in cui Francesco Merlo scrive se sì o no Giorgio Almirante meriti una via lui intestata.

francesco merlo foto di bacco

 

Sono i giornali, bellezza. Dei prodotti editoriali. Una merce che si deve vendere. Niente a che vedere con un sacrario dove sono pronunciate cose Alte e Vere, come crede Lerner e che lui sia il più atto a pronunciarle. Niente ma proprio niente di tutto questo, e salvo per le migliaia e migliaia di fanatici e i fanatizzanti dell’una o dell’altra sponda. Entrambe da me disprezzate.

 

 

 

 

 

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?